di Andrea Pellegrino
Se al nord i no tav combattevano contro l’opera, a Salerno Luigi Ciancio scendeva in campo con il suo «si Sav» per sollecitare il raddoppio del raccordo autostradale Salerno – Avellino. Per tutti gli amici era «Gigi», per il mondo sindacale una istituzione ed ora si stava perfezionando anche in cucina. Dall’addio al sindacato nel 2014 aveva “inaugurato” un ristorante e la sua seconda vita fatta di piatti gourmet e di libri. La notizia della sua improvvisa morte ha lasciato una città ed una provincia attoniti. In mattinata aveva pubblicato le sue ultime prelibatezze, prima della sua consueta passeggiata mattutina. Poi il malore e la corsa al “Ruggi d’Aragona” con un taxi da lui stesso chiamato. Ma il suo cuore si è fermato proprio all’ingresso del pronto soccorso e per lui non c’è stato più nulla da fare. Passione, grinta e determinazione, gli ingredienti della ricetta di Ciancio, per quindici anni alla giuda dalla Feneal Uil, prima a Salerno, poi, dal 2010, a livello regionale. Le sue battaglie sui cantieri fanno già parte dei libri di storia di questa provincia e di questa regione. A marzo del 2014, dopo un lungo “braccio di ferro”, lascia definitivamente la Uil (era segretario regionale e commissario straordinario del sindacato a Caserta). Era in disaccordo con le politiche adottate dal sindacato e criticava apertamente e aspramente il fatto che, a fronte di una perdita di 500mila posti di lavoro nel comparto edile, nessuno avesse battuto ciglio per risolvere la situazione. Pesò molto anche il caso Caserta: Ciancio fu indicato quale commissario straordinario con il chiaro scopo di depurare una categoria finita nel mirino della magistratura per gravi reati. Di lì a poco, però, i vertici romani chiesero l’indizione di un congresso provinciale al fine di allontanare Ciancio. Poi la nascita di “Mariterraneo officina culturale”, un ristorante nel centro storico di Salerno. Qui si dilettava a sperimentare nuovi piatti ed anche ad organizzare incontri letterari. Come autore, invece, ha pubblicato, per le Edizioni dell’Ippogrifo, la raccolta “Anche i ricci attraversano la strada”. Racconti minimi e piccole storie senza importanza e, a quattro mani con Antonella Petiti; la silloge poetica “Il vento… e il retro della bilancia”. È stato anche autore del film dossier “Farsa didascalica: da G.B. Vico a G.B. Vico passando per l’Alfasud”, per la regia di Michele Schiavino, racconto mozzafiato della storica fabbrica di Pomigliano d’Arco, dalla posa della prima pietra ai nostri giorni, con voce narrante di Peppe Lanzetta, premiato alla 62sima edizione del “Festival Internazionale del Cinema di Salerno” nel 2008. Questo pomeriggio alle 16,00 i funerali al Duomo di Salerno. Un messaggio di cordoglio è giunto anche dall’amministrazione comunale: «“Gigino”, come tutti lo conoscevano, è stato storico protagonista dell’attività sindacale nel comparto edile. Appassionato nella difesa dei lavoratori, attento ai progetti di sviluppo nel rispetto dell’ambiente e dell’attività imprenditoriale. Ironico, generoso, instancabile, amante di Salerno e della sua gente». Addio Gigi, che la terra ti sia lieve.