di Arturo Calabrese
Importante svolta nelle indagini sul caso dell’uccisione di Silvia Nowak nella mattinata di ieri a Castellabate.
I carabinieri di Agropoli hanno tratto in arresto il compagno della donna, Kai Dausel, con l’accusa di omicidio aggravato e distruzione di cadavere. Le manette sono scattate ieri mattina dopo l’impulso della Procura della Repubblica di Vallo della Lucania che ha diretto le indagini. Stando a quanto riferito proprio dagli inquirenti, il quadro indiziario è molto particolare e vede proprio nell’uomo l’assassino.
Kai Dausel, nome col quale è conosciuto oggi dopo che ah abbandonato quello di battesimo e cioè Uwe Altmann, avrebbe ucciso la compagna con vari colpi al cranio e poi tentato di distruggere il corpo con le fiamme.
L’aggressione è avvenuta il 15 ottobre, momento della scomparsa, in un luogo isolato e cioè nel bosco confinante con la proprietà Nowak. In seguito avrebbe lanciato l’allarme e in pratica interpretato un ruolo rilasciando anche interviste e comparendo in pubblico particolarmente affranto.
Iniziate nelle prime ore della giornata di ieri perquisizioni da parte di inquirenti nelle dimore ove l’uomo ha vissuto da ottobre ad ieri.
La panchina
La particolarità di questa storia è che soltanto domenica era stata installata una panchina per ricordare la vittima, cerimonia alla quale ha partecipato chi oggi è in carcere apparendo come sempre affranto.
Il parroco do Ogliastro Marina don Pasquale Gargione ha affidato ai social un pensiero: «Questi mesi così particolari – le sue parole – con tutto quello che si è detto e sentito, ci ricordano una cosa fondamentale: i processi si devono fare nelle aule giudiziarie e lasciati a coloro che sono deputati a farlo. Tuttavia ci rendiamo continuamente conto che la tentazione del giudizio ci accompagna sempre. Ne facciamo esperienza tutti, sia nel pronunciarli che nel riceverli. Custodiamo il silenzio – conclude – e preghiamo per l’anima di Silvia».