di Adriano Rescigno
CAVA DE’ TIRRENI/ Città e cittadini versano in condizioni di poca sicurezza, ignari e costantemente minacciati anche dalla residenza all’interno della vallata di alcuni soggetti affiliati o riconducibili ai clan di camorra. Il quadro clinico della città, che a prima vista sembra presentare solo scaramucce politiche e recentemente diatribe sull’arrivo di centocinquanta migranti, arriva al Senato della Repubblica grazie all’interrogazione promossa dal Senatore Cardiello la quale si è tenuta giorno cinque aprile, destinata al Ministro dell’Interno, al Ministro della Difesa nonché al Ministro dell’Economia e delle Finanze. Cava de’ Tirreni non è dunque un Comune sicuro, cittadina apparentemente avulsa da discorsi camorristici ma che in realtà vengono confermati ed avallati anche da episodi delittuosi verificatisi nel corso degli anni per mano della criminalità organizzata. Degni di nota negativa ed esposti tra gli scranni di Palazzo Madama affinchè siano trovate soluzioni alle criticità territoriali, sono due episodi risalenti all’anno 2016 quando nel mese di giugno la Squadra Mobile della Questura di Salerno, il Commissariato di Pubblica Sicurezza metelliano ed i reparti di prevenzione crimine della Campania e della Basilicata hanno portato a termine una operazione su larga scala per contrastare la criminalità diffusa, con particolare attenzione verso i crimini in materia di armi ed esplosivi, nonché di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti nel territorio comunale. Nell’ottobre dello stesso anno invece la Direzione Investigativa Antimafia di Salerno sequestrava beni immobili dal valore di circa cinque milioni di euro, dei quali: cinque unità immobiliari, due terreni, ben sei società operanti nel settore della vendita di prodotti petroliferi, le stesse appartenenti ad un soggetto affiliato ad un clan malavitoso.