di Marta Naddei
Forse un cachet di tutto rispetto per la sua partecipazione a Salerno durata poco più di un’ora (del resto lo stesso Sgarbi ha sempre dichiarato di dover guadagnare molto per pagare le multe ricevute dai vari tribunali per le sue affermazioni n.d.r.) o la speranza da lui stesso dichiarata di essere nominato direttore artistico a Salerno. L’alba del giorno dopo l’accensione delle Luci d’Artista e della visita al cantiere della mezzaluna di Bofill porta con sé numerosi interrogativi. In primo luogo quelli sul compenso: è stato o sarà corrisposto al critico d’arte Vittorio Sgarbi per la sua ospitata salernitana? I bene informati di palazzo parlano di una cifra che supererebbe i 10 mila euro, ma sono delle voci. I dubbi, dai corridoi, sorgono anche sul soggetto che dovrà accollarsi il compenso di Sgarbi: alla luce delle difficoltà economiche del Comune di Salerno, qualcuno ipotizza anche l’intervento economico da parte di una grossa impresa o di una associazione che potrebbe aver avuto interesse affinché l’immagine della costruzione ne uscisse completamente rinnovata in positivo. Non guasterebbe un intervento del sindaco per sgomberare il campo da ogni ipotesi e fare chiarezza visto che era poco attinente la visita al cantiere del Crescent con l’accensione delle Luci d’Artista. Sul Crescent la posizione di partenza era bella che contraria. La megastruttur,a il 15 luglio del 2009 sul settimanale Oggi veniva definita, nella personale rubrica del critico d’arte “Sgarbi settimanali”, come emblema della rinascita della Russia stalinista, tanto che, ipotizzava Sgarbi, «si dovrà fumare, e molto, per non rendersi conto dello sfregio». In quell’articolo ci fu pure un riferimento allo stesso sindaco De Luca:«Vorrebbe essere sepolto nel complesso. Se lo meriterebbe – scriveva Sgarbi – così anche i salernitani delle prossime generazioni saprebbero chi maledire». Ma la sua posizione avversa al palazzone di 30 metri di altezza e 300 di larghezza è stata espressa anche due anni più tardi, quando in un blitz del comitato No Crescent a Casoria, si fece immortalare con tanto di volantino. Stesso comitato che nel pomeriggio di venerdì è finito nel calderone delle critiche dell’ex sindaco di Salemi e che ieri ha replicato duramente, chiedendosi cosa dedurre dagli ultimi avvenimenti. «Quello che sconcerta – si legge in una nota – è che nessuno ha spiegato a Sgarbi che quanto finora costruito rappresenta poco più della metà del manufatto e dell’intero comparto edilizio. Chissà quante centinaia di colonne doriche posticce dovranno ancora essere assemblate per “coprire” una colata di cemento che non ha precedenti? Sconcerta pure che la visita organizzata abbia interessato anche la piazza, crepata in significativi punti e sottoposta da tempo a sequestro. Lo stesso perito della Procura, Augenti, ha spiegato agli inquirenti che è un azzardo aver consentito e consentire accessi in un luogo che è crollato per il solo “peso proprio”. Infine, è stato proprio alla vigilia della sua visita a Salerno che aveva ribadito che «il Crescent continua non piacermi». Nello spazio di poche notti, il progetto dell’archistar Ricardo Bofill è diventato addirittura bello. Insomma, quella che per Sgarbi era fino a qualche anno fa una «delle dieci opere più brutte del mondo», oggi ha ritrovato la propria armonia con il tutto grazie a delle semplici colonne doriche. Probabilmente il rendering del Crescent allora mostrato al critico d’arte era sfocato.