Show emozionale della cantante al Villammare festival che ha salutato anche il fulmineo ritorno alle scene del M° Enzo Campagnoli, pianista e arrangiatore dello spettacolo “La Sciantosa”
Di OLGA CHIEFFI
Serata particolare quella del 29 agosto al Villammare festival che per lo spettacolo musicale ha scelto la raffinata voce di Serena Autieri. La brava artista napoletana, accompagnata dalla sua famiglia, Enrico Griselli e la piccola Giulia che ha allestito il leggio della madre, ha vestito i panni di una delle più celebri sciantose, Elvira Donnarumma, “la capinera napoletana”, colei che sovvertì le regole dell’apparire. Bassina e tarchiata, aveva però una voce che ammaliava, e la Autieri la ha evocata a suo modo schizzando l’ascesa e il declino dei Caffè Chantant. Emozioni forti durante l’apertura del concerto, poiché dopo l’introduzione affidata a Popolo po’, Serena Autieri si è seduta accanto al suo pianista d’elezione, Enzo Campagnoli, che. dopo appena quindici giorni da un difficile intervento al cervello, ha già ripreso, con triplicato vigore, energia e passione il suo frenetico lavoro. In prima fila i due angeli custodi della Stradale di Lagonegro Giovanni e Giuliano, i quali gli hanno salvato la vita, trasportandolo in ospedale, poiché appena dietro di lui quando, una crisi epilettica, dovuta ad un meningioma di entità importante, lo aveva bloccato sul volante. Poi, un incastro di coincidenze fortunate, il fratello trombettista Gianfranco, in concerto con la Band del M° Antonio Florio a Capitello, è riuscito a raggiungerlo, insieme Prof. Francesco Del Genio, primario dell’ospedale Villa dei fiori di Acerra, partito da Roma per recuperarlo. Tappa forzata a Salerno per la difficile operazione affidata al direttore del reparto di neurochirurgia Prof. Giuseppe Russo, coadiuvato dal dott. Giorgio Iaconetta e da tutti gli aiuti del reparto, e fausto esito per la gioia di tutti e, in particolare, di Serena Autieri che ha ancora al suo fianco il “suo maestro del cuore” uno dei massimi rappresentanti della musica italiana, Enzo Campagnoli, oboista, pianista e compositore, un volto amato della radiotelevisione italiana. Poi, con Claudio Romano alla chitarra e al mandolino, Antonello Buonocore al basso elettrico e doublebass, Antonio Muto alla batteria e Gianni Minale al sassofono, flauto e clarinetto, lo spettacolo, che è stato giocato più sulla musica che sul racconto, al quale siamo abituati nella versione teatrale. Profumi e melodie partenopee, arabe, spagnole ed americane hanno incantato la platea, coinvolgendola nelle performance recitative e canore della bellissima Serena Autieri, la quale ci ha riportati nell’atmosfera primo Novecento dei Café Chantant, da dove ci ha inviato diverse cartoline con le melodie più belle del repertorio partenopeo, da “I’ te vurrìa vasà”, a “Guapparia”, passando per “Come t’ha fatt(e) mammeta”, “Santa Lucia”, “ ‘O surdato ‘nammurato“, “’A tazz’e cafè”, “Ninì Tirabusciò”, “Reginella. Musiche e versi che, con i loro contenuti, hanno raccontato semplicità ed erotismo, essoterismo e magia, rituali sacri e profani, feste popolari. Ed è proprio qui che trova origine questo incredibile canzoniere, dove le suggestioni, le intonazioni, le evocazioni del nostro vernacolo si trasformano in un canto ora dolente, ora euforico, capace di esprimere l’eterno incanto dei sensi di questa magica sirena Partenope. Dal mare nascono e al mare ritornano, infatti, le note di questo concerto, che abbracciano la tradizione popolare, la “poesia cantata” del repertorio d’autore, completata dalla memoria sonora collettiva, con il vigore ritmico e l’aggressività espressiva, che sa trasformarsi in danza e nella eterna sfida del popolo partenopeo alla vita.