Scommesse on line, in 30 alla sbarra - Le Cronache Attualità

Nocera/Salerno. Stabilito il processo per altri 30 imputati (dei 53 all’origine) per un giro miliardario di scommesse illegali, con ramificazioni anche all’estero. L’inchiesta era culminata nel 2022 con sequestri e arresti nell’ambito del giro di scommesse e riciclaggio di denaro finito poi nei paradisi fiscali tipo Panama o Curacao. Gli imputati dovranno presentarsi a giugno in aula davanti ai giudici del Tribunale di Nocera inferiore come stabilito dal gup di Salerno che ha accolto l’istanza della Direzione Distrettuale Antimafia. Si contesta un business basato Le accuse all’origine (con oltre 50 indagati, altri sono già a giudizio) sono di riciclaggio, intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro sporco in attività economiche ed autoriciclaggio. Al vertice del sistema c’era anche il salernitano Giuseppe Cirillo ritenuto vicino a una ‘ndrina calabrese. I fatti contestati vanno dal 2013 al 2019. Alla base dell’inchiesta c’era una vera e propria holding del gaming online associata alla rete dbgpoker, non autorizzata in Italia. Il gruppo avrebbe abusivamente programmato ed eseguito scommesse, del casinò e del poker Texas Hold’env, associandosi alla rete dbgpoker (piattaforma di poker on-line attiva su siti all’estero e non autorizzati ad operare in Italia). Alcuni giochi erano praticabili anche su slot machine e totem, posti in diverse attività commerciali, in particolare nel Sud Italia, imposti dai clan egemoni in varie aree del Paese. L’associazione era organizzata in modo tale in cui il vertice vendesse ai vari livelli gestionali crediti “virtuali” che poi divenivano denaro reale con le puntate dei giocatori finali che si collegavano via internet o ai totem in alcune sale giochi. Ad ogni passaggio di livello sarebbe scattata una percentuale a ciascun componente della piramide di gioco. Una parte importante dei guadagni rimaneva al casinò il resto andava ai quattro livelli sotto di lui: Nazioni (N), Regioni (R), Distretti (D) e Club (C). I livelli più alti avrebbero gestito e coordinato quelli più bassi, sino ad arrivare ai club (le stanze virtuali o fisiche nelle quali i giocatori spendevano i soldi). Gli introiti stimati furono quantificati, in due anni, in oltre 5 miliardi di euro e, qualora i giochi fossero stati svolti in forma lecita, l’erario avrebbe incassato circa 500 milioni. Undici furono i siti web sequestrati, insieme a due società e a 3 milioni di euro. Ora il rinvio a giudizio per i 30 imputati che fanno parte dell’ultima tranche dell’inchiesta.

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