Di Adriano Falanga
La Maggioranza insiste: “sia convocato il consiglio comunale d’urgenza al 3 novembre, come inizialmente concordato”. E l’urgenza sarebbero i due deliberati da votare, su ospedale e area Pip. Poi c’è la decadenza, che non si capisce se è urgente o meno. I fedelissimi del primo cittadino hanno scritto una nota al presidente del consiglio comunale Pasquale Coppola, girandola per conoscenza al Prefetto, che su Scafati oramai avrà la scrivania zeppe di note e protocolli. Il documento è sottoscritto da Mimmo Casciello, Daniela Ugliano, Diego Del Regno, Brigida Marra, Teresa Formisano, Carmela Berritto e Bruno Pagano. I consiglieri di maggioranza si appellano alla “prassi consolidata” di 5 giorni con cui Coppola ha sempre convocato le sedute consiliari in questi due anni e mezzo di consiliatura. Da parte sua l’interessato ribadisce di essere nel giusto, così come regolamento e statuto impongono. Un braccio di ferro istituzionale che ha tutta l’aria di essere una sfida politica sulla decadenza. E lo confermano le diverse posizioni espresse dalle parti.
“Le opposizioni tutte vogliono le dimissioni del sindaco Aliberti, le stesse giocano sporco facendo ostruzionismo nel convocare il consiglio comunale – così Nicola Acanfora, assessore a Scuola e Commercio – noi rispettiamo le leggi consapevoli di aver sempre lavorato nell’interesse della città, è chiaro il loro intento, mandare a casa questa amministrazione senza dare la parola al popolo”. All’assessore si aggiunge Brigida Marra: “Potranno inventarsi, studiare e concordare ogni illegalità per bloccare il lavoro che in questi anni abbiamo messo in campo, ma resteranno sempre poveri davanti al popolo che li ha bocciati”. Non la pensa così Angelo Matrone, che da “stampella” di Aliberti sulla decadenza ha deciso di essere “bastone”. “Richiesta di anticipazione consiglio comunale per motivi d’urgenza. Quale urgenza? C’è solo ipocrisia, egoismo, falsità e strumentalizzazioni – sbotta il consigliere di Fdi – vi state coprendo di vergogna e ridicolo. Se proprio volete confrontarvi con il popolo, dimettetevi tutti, senza stratagemmi e sotterfugi”. Una dichiarazione forte, condivisa anche da Pasquale Coppola oltre che dai suoi colleghi di banco Mario Santocchio e Cristoforo Salvati.