Di Adriano Falanga
Nove anni di conguaglio e acconto, una lunga fattura con centinaia di voci e un totale di quasi 1900 euro. E questo nonostante l’utente sia sempre stato puntuale nei pagamenti e l’ultima lettura rilevata sia del 2014. Con la Gori accade questo. Protagonista una famiglia scafatese di via Dante Alighieri, che si è vista recapitare una lunga bolletta del servizio idrico con la dicitura “Bolletta di conguaglio più acconto dal 4 febbraio 2006 al 15 luglio 2015”, una batosta non indifferente. “Come può essere? Pago ogni bimestre una media di 60-70 euro di acqua – spiega l’intestatario della fattura – e la società vuole da me altri 1821 euro? Ma è acqua o è oro?”.
Sulla vicenda è intervenuta anche l’avvocato Brigida Marra, consigliere comunale che conosce bene le vicende gori, avendo curato per l’ente comunale diversi ricorsi. “La Gori chiede il pagamento per il periodo 2006/2015. La riconducibilità dei rapporti negoziali di utenza domestica al contratto di somministrazione continuativa determina l’applicazione della prescrizione breve sancita dall’articolo 2948 n. 4 c.c. a norma della quale, disposizione, si prescrivono in cinque anni gli interessi e in generale, tutto ciò che deve pagarsi ad anni o in termini più brevi – spiega la Marra, che pertanto invita a fare ricorso – evidente che la Gori non può richiede un conguaglio dal 2006 ad oggi ma, solamente, per gli ultimi cinque anni”. Per l’uomo la lunga trafila del ricorso, tra file agli sportelli e il rischio di interruzione della fornitura.