Di Adriano Falanga
Nessuno vuole dirlo apertamente, ma è opinione diffusa tra la squadra di governo cittadino: “questa decadenza ha lacerato ciò che funzionava bene”. Forse, più che lacerato, ha scoperchiato delle falle malamente coperte, fatto sta che comunque c’era un equilibrio. Pasquale Coppola e Pasquale Vitiello, nonostante i dissapori e le frequenti divergenze, all’atto pratico erano sempre pronti a votare con la “loro” maggioranza. Poi sono stati messi fuori, a scatenare la scintilla la loro non appartenenza a Forza Italia, e il sostegno politico al Nuovo Centro Destra. Poi le provinciali, dove sia Stefano Cirillo che Pasquale Vitiello avevano mostrato velleità a candidarsi, per poter rappresentare Scafati in Provincia. Ma Pasquale Aliberti aveva deciso che mai avrebbe sostenuto “l’uomo di Edmondo Cirielli”, il collega sindaco di Mercato San Severino Giovanni Romano, e diede indicazione ai suoi di votare l’altro collega sindaco di Sarno, Giuseppe Canfora. Unico neo, era il candidato del centrosinistra. Poco importava, tanto la Provincia con la nuova riforma era stata svuotata di poteri, e comunque c’era da garantire sostegno a Stefano Caldoro, perché la Regione è pur sempre la Regione, i rapporti erano buoni e c’era chiaramente da ricandidare Monica Paolino.
Obiettivo raggiunto, si cominciò a discutere, prima vagamente e poi sempre più insistentemente, di decadenza. Per farlo occorreva però dimostrare che non c’era più una maggioranza uscita dalle urne, da qui l’allontamento di Coppola e Vitiello. Complice il regolamento per lo streaming del consiglio comunale, Aliberti spinse Stefano Cirillo al “dissidio”, bocciando sonoramente il suo lavoro da presidente della commissione Statuto, costringendolo a dimettersi. Tre voti in meno in consiglio comunale, rendevano instabile la maggioranza, e la motivazione per ricorrere al voto anticipato era pronta da offrire all’opinione pubblica. La decadenza bene si prestava, in quanto avrebbe permesso, sulla scia di quanto avvenuto anche nel vicino comune di Vico Equense, di potersi ricandidare per un terzo mandato (di fatto vietato dalla legge) conservando però il consiglio comunale. Soltanto che l’opposizione decide di non prestare il fianco, e cosa importante, anche una nutrita fetta di consiglieri di maggioranza. Tra carte bollate, ricorsi e protocolli, saltano i tempi per il terzo mandato e Aliberti ritira il contenzioso, chiudendo di fatto il procedimento per la decadenza. Questo però non prima di aver provato a far dimettere 13 suoi consiglieri comunali, e poco importa se fosse arrivato il commissario prefettizio, l’importante era “cambiare squadra”, magari legittimando, tramite voto, le nuove adesioni provenienti dalla minoranza: Michele Raviotta e Filippo Quartucci. Inutile anche questa volta, in una fredda domenica sera dal notaio si presentano in 9 su 15 consiglieri eletti nel 2013. Si arriva a 11 con il gruppo Cotucit.
Nel frattempo, l’intera Assise pubblica fa registrare pagine non felici della sua attività istituzionale, la decadenza in meno di due mesi porta un numero di sedute consiliari superiore alla media annuale, ma non solo, spesso si sfiora la rissa tanto da necessitare in sala la presenza di forze dell’ordine in numero superiore al necessario. Un’indagine aperta dalla Procura di Nocera Inferiore e un ricorso al Tar è il “bottino” delle opposizioni. Si torna a fare politica? Non ancora, perché durante il ponte natalizio Pasquale Aliberti prende atto che “la mia maggioranza non c’è più” e apre di fatto la crisi. Promette un azzeramento di giunta e di ogni cda delle partecipate, vuole una mozione di sfiducia nei suoi confronti da discutere in consiglio comunale e pieno sostegno su 4 punti imprescindibili: Puc, Più Europa, Bilancio e sfiducia a Pasquale Coppola. Tutto questo “appena dopo l’Epifania”. Accade invece che l’azzeramento diventa una rimodulazione delle sole deleghe, e finanche la mozione di sfiducia nei suoi confronti diventa difficile, perché la sua squadra preferisce votare un documento programmatico, evitandosi la “figuraccia” di firmare una sfiducia per poi votarla contro in consiglio comunale. Cominciano le riunioni, e Aliberti scopre che le sue indicazioni politiche non sono più “Bibbia”, e tutto quanto era stato annunciato in conferenza stampa si ridimensiona dopo la discussione in maggioranza. Nel frattempo scende il gelo anche con i suoi più vicini consiglieri comunali, e in più di uno racconta di un non felice vice sindaco Giancarlo Fele. Che fare allora, rivoluzionare tutto e ripartire per la seconda metà del mandato oppure far finta di niente, e andare avanti, almeno per i prossimi mesi?