di Andrea Pellegrino
Quest’anno San Matteo ha dovuto voltare entrambe le facce indietro per non assistere ad uno spettacolo che ha avuto del paradossale. La sobrietà imposta dall’Arcivescovo Moretti ha provocato l’effetto contrario. Gli inchini, le giravolte, le danze, e così via sono state la parte minore di una processione partita già male all’interno del quadriportico del Duomo. Moretti, dalla sua, ha ottenuto non solo il danno, per uno spettacolo più che folcloristico, ma anche la beffa dei portatori unita ai fischi conquistati per strada e probabilmente l’umiliazione di essere indicato come il nemico della città a furor di popolo. Stando alla cronaca di un San Matteo che passerà nella storia (in negativo) di questa città: De Luca per la seconda volta non c’è e la fascia è affidata ad Eva Avossa. Accanto a lei, però, c’è gran parte della giunta, qualche consigliere comunale di maggioranza ed opposizione, ed immancabili esponenti politici, tra cui l’ex senatore Alfonso Andria e il neo consigliere regionale Enrico Coscioni. A rappresentare la Provincia di Salerno c’è invece l’assessore provinciale Massimo De Fazio con tanto di fascia blu e stemma d’Amalfi. La tensione è alta fin dalle prime battute e l’assenza di De Luca non agevola sicuramente il dialogo. Tra le curiosità: c’è un picchetto ridimensionato della Guardia di Finanza. Lo scontro è tra i portatori (soprattutto della paranza di San Matteo) e l’Arcivescovo Luigi Moretti. Le cause scatenanti, al di là degli strascichi delle settimane, anzi dei mesi passati, sono due: l’aver fatto trovare i Santi già piazzati all’uscita della chiesa e aver disposto la banda all’inizio e non alla fine, quindi dietro la paranza di San Matteo. All’uscita del Vescovo dalla chiesa il primo scontro con uno dei capiparanza che stabilisce subito le regole: «La processione si fa a modo nostro». Ma la protesta non finisce qui: «Ed il Santo – dice lo stesso capoparanza a Moretti – per protesta uscirà con un quarto d’ora di ritardo». Da qui il caos, con il duro faccia a faccia proseguito fino all’intervento del questore di Salerno Alfredo Anzalone. E’ il momento in cui la processione si spacca a metà: da un lato il Vescovo che con Braccio di San Matteo s’avvia verso l’uscita della Duomo e dall’altro i portatori fermi alle loro postazioni per protesta. E’ il momento in cui l’Arcivescovo sigla la sua frattura con i portatori prima e poi con l’intera (o gran parte) città di Salerno. Solo alle 18.30 la processione parte e con essa gli inchini e le danze dei portatori ad ogni angolo della città. San Matteo procede anche verso la sede della Guardia di Finanza, nonostante la disposizione della Curia. Ma è a Portanova il primo momento caldo. Qui sono perfino i parroci e i diaconi della diocesi di Salerno a voler abbandonare la processione. «Non si capisce nulla – dicono – andiamo via. San Matteo si ferma e cammina da solo e noi stiamo a guardare». Solo la mediazione del professore Armando Lamberti evita il peggio, il tutto mentre piazza Portanova si divide tra fischi (al Vescovo) ed applausi (al Santo ha girato più volte). Durante il tragitto sono in molti a lasciare la processione, a partire da alcuni rappresentanti delle istituzioni che pian piano abbandonano il corteo. Giravolta di San Matteo anche in via Velia, così come in via Dei Principati e così via. A via Roma la contestazione nei confronti del Vescovo è ancora più eclatante: fischi e invettive nei pressi di Palazzo Sant’Agostino. Qui addirittura una nuova protesta dei portatori ferma la paranza di San Matteo a terra – forse per la prima volta nella storia – per poi proseguire poco dopo – a conclusione dell’ennesima trattativa – in piazza Cavour dove i Santi si girano a mare. Poi è la volta del Comune, il punto clou. Il portone di Palazzo di Città è aperto e a presidio ci sono anche i vigili urbani: segno che nonostante le direttive della Curia è tutto organizzato. Le statue entrano così tranquillamente tra gli applausi dei fedeli ed i fischi sempre più rumorosi nei confronti dell’Arcivescovo, ormai alla resa totale. Ed insieme a lui anche i suoi più stretti collaboratori, rei di non saputo ascoltare gli umori della gente e consigliare quella mediazione che avrebbe evitato questa brutta pagina cittadina. Una frattura ormai insanabile con la città di Salerno che lo ha praticamente sfiduciato con cori da stadio in pubblica piazza. L’«ordine pubblico» ha imposto di proseguire lo show. Un ordine pubblico magistralmente mantenuto a bada dal neo questore Anzalone di Salerno che ha dato la migliore prova di sé, evitando che esplodesse una vera e propria “bomba”. Nel centro storico, poco dopo le 21,00 ormai San Matteo è completamente della gente, conquistato dal popolo come un trofeo e scalzato dalle mani del clero. Non resta ora che superare il tratto e tornare al Duomo. Qui i fischi non consentono troppe parole all’Arcivescovo Moretti che vorrebbe almeno benedire una piazza che rifiuta perfino il segno della croce. Alle 21,45 – dopo oltre tre ore – San Matteo ritorna in Chiesa tra le urla della folla ed il rullo dei tamburi della banda. La giornata è finita e la festa si è tramutata in incubo.