Salerno, verde pubblico e coop sociali - Le Cronache Attualità
Attualità Salerno

Salerno, verde pubblico e coop sociali

Salerno, verde pubblico e coop sociali

Salvatore Memoli

Il verde pubblico non è affatto una dimensione che crea convergenza tra l’opinione pubblica e gli amministratori comunali di Salerno. Innanzitutto perché intorno alla manutenzione si creano dissidi tra chi la richiede, chi la effettua e le modalità d’intervento. A Salerno abbiamo assistito ed ancora esistono le conseguenze di uno scontro tra le Cooperative sociali e parte dell’opinione politica che le ha criminalizzate, in nome di retropensieri a valenza opportunistica che vedono malizia dove maggiore sarebbe necessaria competenza, chiarezza di obiettivi e garanzia cartolare degli interventi. Il processo che si sta celebrando davanti al Tribunale di Salerno II Sezione Penale a carico di esponenti del mondo delle cooperative, tra cui Zoccola Fiorenzo ed altri, continua ad avere la sua importanza perché permette la conoscenza dei rapporti tra il Comune di Salerno e le Cooperative sociali. Il processo nelle sue fasi di approfondimento della verità dei fatti ha consentito di mettere, nero su bianco, le verità che hanno riguardato l’uso delle normative, le procedure di gara e l’esecuzione dei servizi affidati all’esterno. Prendo spunto da questi fatti per fare una riflessione sui servizi svolti nella nostra città, prima e dopo la messa in stato di accusa delle cooperative sociali. Nei capitolati di un tempo l’amministrazione comunale di Salerno mostrava maggiore competenza e precisione, come parte committente, stabilendo il tipo di manutenzione e di programmazione degli interventi, puntualizzando i dati che gli addetti alla catena di controllo della pubblica amministrazione dovevano verificare, mettendo la mordacchia agli operatori ed alle cooperative. Il dibattimento ci ha permesso di entrare nel vivo dell’organizzazione delle attività e dei criteri di affidamento delle convenzioni alle Cooperative sociali, partendo da un punto importante sulla mancanza di maestranze comunali da adibire alla manutenzione. La legge di riferimento, L. 381 del 1991, favorì l’accesso al lavoro delle Cooperative sociali di tipo B. All’inizio gli incarichi alle cooperative erano calibrati sulla soglia comunitaria, intorno ai 200 mila euro, con un numero minimo di maestranze che le cooperative dovevano avere, fissato in nove unità al giorno. Questa scelta fu chiaramente vantaggiosa per il Comune, che scelse di suddividere in otto zone il territorio comunale, riuscendo a coprire bene tutto il vasto territorio cittadino, tra centro e frazioni. In questo modo si poteva contenere la spesa per il personale del settore che un tempo era numeroso, oltre ogni soglia. Cosa dovevano fare le Cooperative? Le esigenze del Comune erano diverse, in periferia c’era bisogno della manutenzione delle cunette, le fognature ecc., in centro il bisogno maggiore era per il verde pubblico, aiuole, giardini, panchine. Consegnata la zona, la cooperativa sociale con i suoi nove operai era incaricata di tenere costantemente in buono stato tutte le opere che ricadevano all’interno della zona affidata. Alla domanda se era conveniente questa organizzazione delle Cooperative sociali, rispetto alla gara pubblica, il Tribunale ha registrato il dato che da parte del Comune l’eventuale affidamento ad imprese per tali servizi, contabilizzato a misura, sarebbe costato notevolmente di più! “Cioé il doppio o il triplo del costo delle Cooperative sociali”. Più volte abbiamo ascoltato dire a testimoni autorevoli che il servizio delle Cooperative sociali era in più molto efficiente sotto il profilo del risultato. “Fu questa considerazione che spinse il Comune ad aggiungere all’iniziale affidamento la manutenzione straordinaria, conservativa del patrimonio comunale”. Il risultato dell’utilizzazione delle Cooperative sociali, per come il Tribunale ha registrato le testimonianze rese, era « …ricordo perfettamente che in quegli anni, la città era perfettamente tenuta,… c’era un buon livello di manutenzione, c’erano scambi con i rappresentanti dei cittadini, raccolti in comitati di quartiere, ecc… che garantivano appunto la qualità del servizio ». Non occorre uno sforzo notevole per confrontare il prima e il dopo della presenza delle Cooperative sociali a Salerno.Un altro aspetto indicativo, provato al Tribunale, é la perfetta applicazione delle normative e dei controlli costanti che il personale del Comune di Salerno faceva quotidianamente nelle zone, valutando gli interventi. I dati registrati sui servizi, sotto il profilo dei risultati, sono stati sempre positivi ed incoraggianti.Dunque, il Tribunale ha registrato l’efficiente qualità di una stagione delle manutenzioni affidate alle Cooperative Sociali, del sistema d’integrazione delle competenze dei servizi e dei controlli che si facevano, delle competenze degli interventi, inquadrati nelle manutenzioni ordinarie e straordinarie a cui non sfuggiva niente del territorio e che permettevano di rispondere alle attese del cittadino. Se è lecito chiosare, il Tribunale ha potuto constatare che quando la politica era retta da rigore morale e programmazione, le cose funzionavano bene. Oggi c’è chi parla senza cognizione dei costi onerosi delle Cooperative sociali, mentendo e nascondendo sul sistema attuale degli affidamenti, della ricerca del personale, delle competenze e delle prestazioni e delle ricadute sotto il profilo economico, organizzativo e di soddisfazione del cittadino! L’attualità ci consegna una città sporca, un incremento della spesa, l’assenza di controlli e tanta confusione in un sistema di servizi che già funzionava benissimo, fino a gestire tutte le emergenze con prontezza. Le Cooperative sociali non hanno fatto che del bene alla Città, i suoi lavoratori avevano un legame responsabile con i territori, affrontando il lavoro con impegno e con profitto. Lo vogliamo dire che, oggi, non é così?!