Salerno. Sant’Anna al Porto, faro dell’accoglienza - Le Cronache Attualità
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Salerno. Sant’Anna al Porto, faro dell’accoglienza

Salerno. Sant’Anna al Porto, faro dell’accoglienza

L’eco delle onde che si infrangono contro i moli del porto di Salerno non è solo un sottofondo naturale, ma il battito cardiaco di un quartiere che da secoli lega il suo destino al mare. Qui sorge la chiesa di Sant’Anna al Porto, un baluardo di fede che sembra sfidare la modernità industriale. In questo scenario, sospeso tra il commercio globale e la quiete del tempio, opera l’associazione “Fratelli Tutti”. Al timone c’è Oreste Pastore, che abbiamo incontrato nella giornata di ieri, mentre si concludevano i preparativi per le celebrazioni della “Mamma di Maria”, protettrice di partorienti e naviganti. La nostra conversazione con Pastore svela una visione che traduce il messaggio cristiano in azione sociale concreta, radicata nelle necessità quotidiane del quartiere. Per Oreste Pastore, parlare di Sant’Anna al Porto significa scavare nelle radici della salernitaneità. Non è un semplice rito, ma una necessità dell’anima che unisce le generazioni. “La devozione verso Sant’Anna rappresenta per tutti noi un legame indissolubile con la nostra storia e con la nostra identità di gente di mare”, ha spiegato ieri il presidente. “Questa chiesa, situata tra le navi e il cuore della città, è sempre stata il rifugio dei lavoratori del porto, delle loro famiglie e di chiunque cercasse conforto prima di affrontare l’incertezza delle acque. Il nostro obiettivo come associazione è stato quello di non permettere che questo patrimonio spirituale andasse perduto o diventasse un ricordo sbiadito. Vogliamo che la tradizione torni a essere una forza viva, capace di parlare al cuore della gente anche in un’epoca dominata dalla velocità e dalla distrazione tecnologica. Quando ieri osservavamo i giovani accorrere per l’alzata del panno o partecipare ai preparativi della festa, abbiamo capito di essere sulla strada giusta. Esiste una fame di appartenenza che solo la fede vissuta in modo comunitario può davvero saziare”. Il recupero dei riti è per Pastore legato a doppio filo alla rigenerazione morale del quartiere. “Recuperare una processione o curare il decoro degli spazi adiacenti alla parrocchia non è un esercizio di estetica”, ha proseguito. “È un modo per riaffermare che questo luogo ci appartiene e che non ne accettiamo il declino. La bellezza della nostra fede deve rispecchiarsi nella dignità del luogo in cui viviamo. Per questo, ogni iniziativa coinvolge residenti, commercianti e turisti, affinché tutti possano sentirsi parte di una storia più grande, che parte dal mare per arrivare all’eternità”. L’associazione prende il nome dall’enciclica “Fratelli Tutti” di Papa Francesco, una scelta che ne definisce la missione. “Sentirsi fratelli significa avere il coraggio di non voltarsi dall’altra parte di fronte al bisogno del prossimo”, ha affermato Pastore ieri. “Operiamo quotidianamente per essere una mano tesa verso chi è rimasto indietro. In un quartiere come il nostro le fragilità sono tante e spesso invisibili: anziani soli, famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese e i nuovi poveri, colpiti dalla crisi non solo nel sostentamento, ma nella dignità. Noi rispondiamo con la vicinanza umana e la solidarietà materiale. Non ci limitiamo a distribuire pasti, ma cerchiamo di creare relazioni, di ascoltare le storie di chi bussa alla nostra porta e di farli sentire parte di una collettività. Come dice il Santo Padre, siamo tutti sulla stessa barca e nessuno si salva da solo. Questa verità, qui tra i moli, la comprendiamo meglio che altrove”. L’attività spazia dalla mensa al supporto psicologico, fino all’aggregazione sociale. “Vedere una persona che ritrova il sorriso o un bambino che può studiare in un ambiente sereno è la nostra ricompensa”, ha aggiunto Pastore. “Il volontariato non è qualcosa che si fa nel tempo libero, è una scelta di vita. I nostri volontari mettono a disposizione competenze e tempo per costruire un mondo più giusto, partendo dal nostro quartiere”. Un aspetto cruciale su cui Pastore insiste è la sinergia tra dimensione spirituale e civile. La chiesa di Sant’Anna non è solo culto, ma centro di discussione sul futuro di Salerno. “Credo fermamente che la fede debba tradursi in impegno civile attivo”, ha dichiarato con convinzione. “Non possiamo definirci cristiani se non ci occupiamo del bene comune. Collaboriamo con le istituzioni, le altre associazioni e la diocesi per portare all’attenzione di chi decide le necessità delle aree portuali, troppo spesso dimenticate. Sant’Anna è un ponte ideale tra la terraferma e l’orizzonte; allo stesso modo, noi vogliamo essere un ponte tra le diverse realtà umane della città. La nostra realtà è aperta a tutti, indipendentemente dal credo o dalla provenienza. L’accoglienza è il nostro primo comandamento. Accogliere il disagiato significa riconoscere concretamente quel Cristo che troppo spesso viene dimenticato nelle cattedrali dorate”. Pastore guarda al futuro con progetti ambiziosi. “Vogliamo potenziare i servizi di doposcuola, perché l’istruzione è l’unica arma contro la devianza”, ha rivelato ieri. “Lavoriamo per creare laboratori artigianali che offrano opportunità ai giovani, recuperando antichi mestieri marinara. La sfida è enorme, ma non ci scoraggiamo. Sant’Anna ci protegge. Finché ci sarà un solo uomo che ha bisogno di aiuto, l’associazione Fratelli Tutti sarà presente. Chiediamo alla cittadinanza di starci vicino, partecipando attivamente alla vita del quartiere. Solo insieme possiamo trasformare Salerno in una città davvero accogliente, dove il porto non sia solo transito per merci, ma approdo sicuro per ogni essere umano”. L’incontro si è concluso ieri mentre il sole calava dietro le gru del porto. Oreste Pastore è tornato al suo lavoro, tra volti e storie da ascoltare. La sua missione dimostra che, anche dove la modernità sembra cancellare il passato, il cuore dell’uomo cerca la solidarietà. Sant’Anna al Porto resta immobile testimone, mentre l’associazione “Fratelli Tutti” continua a tessere quella tela di umanità necessaria contro l’indifferenza.