
di Alfonso Malangone*
L’altro ieri, la Giunta Comunale ha assunto la delibera che consente di assegnare l’Auditorium al Conservatorio Martucci. Così, finalmente, dopo il preavviso diffuso il 3 Gennaio scorso, si è chiusa positivamente una vicenda che ha tenuto sulla corda i docenti, gli allievi e tutti i cittadini, facendo nascere e morire, più volte, le loro speranze. Una situazione assimilabile alla favola antica dell’Araba Fenice anche se, in verità, il paragone appare davvero uno sproposito. Resta la sostanza delle cose: per motivi non noti, e per sei lunghi anni, la Comunità non ha potuto disporre di una importante struttura costata milioni di euro. Su questo, con la felicità nel cuore, una riflessione appare opportuna. Le principali motivazioni a giustifica della prolungata esitazione sono state quelle delle insufficienti aree di parcheggio e dell’impraticabilità dell’utilizzo, per questa finalità, del campetto sulla destra di via Paesano a causa di un elevato rischio frana. In verità, al di sopra non c’è la montagna, ma l’autostrada, ed è molto probabile, se non certo, che la leggera pendenza sia stata consolidata negli anni ’60 in sede di costruzione. Il rischio potrebbe invece riguardare il versante del colle Bonadies che sovrasta la galleria e l’Umberto I, a destra, con le costruzioni intorno. Lì, però, la fitta presenza di alberi di alto fusto, con forte impianto radicale, sembra offrire sufficienti garanzie. Peraltro, nei documenti tecnici predisposti dall’arch. Pica Ciamarra in sede di elaborazione del ‘suo’ Progetto di Porta Ovest, poi stravolto, l’area pericolosa sarebbe più in avanti e, cioè, dove è stata realizzata, a sorpresa e senza molte discussioni, un’uscita dalla galleria in costruzione. In ogni caso, non può comunque passare inosservato che il parcheggio nel campetto, per quanto ritenuto irrealizzabile, risulta inserito nel programma triennale dei lavori comunali fin dal 2022 per l’importo di € 1.000.000, di cui la metà coperta con un mutuo della Regione, salvo ogni errore. Oggi, se nulla si dice di questo, è naturale pensare che per giustificare il mistero della mancata concessione dell’Auditorium sia necessario far riferimento a ben altre motivazioni. Navigando sul web, ci si imbatte in due filmati di presentazione della struttura a cura della Regione Campania e del Comune con immagini della sala, delle poltrone, delle attrezzature tecniche e di tanto altro. Tutto perfetto. In entrambi, la descrizione dell’opera è accompagnata dalla citazione delle risorse impiegate che si fanno risalire ai Fondi Europei FESR 2014-2020 del Programma PICS-Cìttà Sostenibili. Però, se si verifica la tabella delle opere recuperate grazie al PICS, l’Auditorium non si trova, salvo errore. All’opposto, esso è citato nel Decreto Regionale n. 400 del 09/09/2015, BURC n. 59 del 12/10/2015, insieme agli altri progetti finanziati con i fondi FESR 2007-2013 del Programma PIU-Integrazione Urbana. All’Auditorium risultano assegnati € 10,3 milioni che, tuttavia, subiscono ridimensionamenti in documenti successivi (fonte: EU). Di questi fondi c’è conferma nelle dichiarazioni dei tecnici e nella visita del Marzo 2016 da parte di Funzionari della Commissione Europea per la verifica dello stato degli investimenti. Per l’Auditorium, oggetto di sopralluogo, furono espresse parole di grande apprezzamento. La fine dei lavori fu poi certificata nel mese di Ottobre di quell’anno. E, allora: “perché questa differente informazione?” C’è da osservare, in merito, che per i fondi PICS, la Commissione Europea aveva prorogato il termine di chiusura del Programma, causa Covid, al 15/02 di quest’anno. E, quindi: “c’entra qualcosa questa scadenza con la decisione di affidare la struttura quattro giorni dopo?” Pure illazioni e fantasie, certo, ma la coincidenza non si può negare e, in verità, sembra proprio astrale. In ogni caso, è una riflessione, non un’accusa, per la quale sono gradite rettifiche. Un’ultima annotazione è doverosa: secondo fonti ben informate, nel 1997 l’Auditorium fu completato nella parte strutturale e anche collaudato. Mancavano solo le attrezzature. La spesa per il recupero dell’intero Umberto I fu di 10,1Miliardi di Lire. Così, alla fine, il ‘mistero’ attribuito al campetto diviene “misterioso” se riferito ai fondi. Peraltro, anche la storia della concessione presenta delle stranezze. Vale la pena di ricostruirla utilizzando le informazioni prelevate dalla stampa (fonti: varie). La telenovela iniziò nel Febbraio 2018, prima ancora dell’inaugurazione della sala, con un incontro tra il Sindaco e la direttrice del Martucci per concordare l’assegnazione. Si legge che alla riunione parteciparono il segretario artistico del Teatro Verdi e una rappresentanza degli studenti. Poi, però, nel mese di Giugno, pur dopo il voto unanime dei Consiglieri in Commissione Comunale e la stesura di due bozze di accordo, l’Ente comunicò di voler affidare la struttura al Verdi o, meglio, di ‘associarla’ ad esso. E, si seppe anche che l’utilizzo avrebbe comportato il pagamento di un canone di almeno € 200.000 l’anno. Tuttavia, a Novembre, il giorno dopo la cerimonia ufficiale di apertura, la struttura fu richiusa senza ulteriori informazioni. Dopo varie discussioni, si deve aspettare il 2022 per leggere della ripresa ufficiale delle trattative con il Martucci oggi arrivate a positiva conclusione. Nella bozza della concessione, si legge che l’Auditorium è affidato in comodano d’uso, cioè gratuito, per 19 anni a fronte dell’impegno del Martucci a sostenere le manutenzioni ordinarie e straordinarie nonché a ripristinare la funzionalità della sala dopo il lungo periodo di chiusura. A parte quest’ultima voce, quantificata alcuni mesi fa in almeno € 80.000, si tratta comunque di costi non di poco conto in considerazione del dichiarato degrado causato, in sei anni, dall’umidità generata dalle falde d’acqua presenti nell’area. Sul punto, si può osservare che l’affidamento a pagamento avrebbe potuto apportare, in 19 anni, almeno 3,8 milioni di euro al lordo dei costi di manutenzione. E, quindi, si tratta di capire chi adesso ne avrà vantaggio, benché una relazione tecnica preliminare sembra abbia già quantificato i presumibili costi di gestione ordinaria, straordinaria e di valorizzazione ulteriore. Nulla si sa, ovviamente, ma questi sono, comunque, altri discorsi. Non è negabile che la decisione assunta dal Comune sia lodevole, ma anche sorprendente, perché la semplicità degli accordi contrasta con sei anni di indecisioni. E, allora, sarebbe doveroso almeno elencare le difficoltà che hanno impedito di definire, prima, la questione. Le Amministrazioni pubbliche hanno tutto il diritto di gestire in autonomia e secondo priorità, ma hanno anche il dovere di riferire ai cittadini di ciò che è stato fatto, o non fatto, con spiegazioni chiare e trasparenti. I ‘misteri misteriosi’ sono materia per maghi e sciamani. Se si decise di recuperare prioritariamente l’Auditorium rispetto a tante altre opere, come le Chiese sgarrupate o le aree urbane dimenticate e in abbandono, allora si dovrebbe spiegare perché si è poi lasciata svilire una ricchezza della Città che avrebbe offerto opportunità di lavoro, anche contribuendo all’offerta turistica, e dato lustro alla Cultura, all’Arte e al Talento, la vera anima della Comunità. La storia dimostra che distruggere l’anima è la premessa per appropriarsi del corpo. Forse, di quella storia, facciamo parte anche noi. Salerno ha bisogno di amore.
*Ali per la Città