Salerno, la città che sfidò Montecarlo - Le Cronache
Ultimora

Salerno, la città che sfidò Montecarlo

Salerno, la città che sfidò Montecarlo

di Michelangelo Russo
Il successo del film “Ferrari”, prodotto dalla Rai e in onda sulle reti nazionali in questi giorni, riporta alla memoria il breve periodo di gloria per l’automobilismo agonistico che anche Salerno visse tra il 1953 e il 1960. Il Circuito di Salerno, voluto dall’ Automobilclub e dall’ Amministrazione Provinciale, proiettò la nostra città sul palcoscenico internazionale, per la presenza di molti piloti di fama e di vetture d’avanguardia. La tre giorni di Salerno richiamava un pubblico (assiepato lungo il Circuito che partiva dal palazzo della Provincia e, costeggiando prima il Lungomare e poi Via Roma e Corso Garibaldi, misurava circa 3 chilometri) di quasi cinquantamila spettatori. Più della Salernitana in serie A. Erano giorni entusiasmanti, di solito a metà settembre. Ed era un evento mondano mai più visto in città. La partenza la dava il Principe di Punta Licosa. Tra le madrine dell’evento ci fu Gina Lollobrigida, allora all’apice del suo successo internazionale. Tra i piloti della prima edizione del 1953, figurava anche una donna. Era stata partigiana nella Lotta di Liberazione. E poi c’era Taraschi, leggendario come pilota e costruttore. C’era Colin Davis, futuro campione di Formula Uno e vincitore della Targa Florio nel 1964, con una Porche. Le vetture avevano una cilindrata di 1.100. Era, allora, la Formula Due. Le Formula 1, Ferrari, Maserati, Mercedes e Jaguar, avevano motori da 2.000 c.c.
Ma erano vetture prevalentemente da circuito. Le monoposto di Salerno erano la sperimentazione dell’automobile di massa che si apprestava a diventare popolare. Salerno diventava famosa, per la bellezza dei suoi dintorni. E per l’economia che correva veloce come i bolidi del suo Circuito. Su una popolazione che alla fine degli anni 50 raggiunse 90.000 abitanti, la classe operaia annoverava circa 20.000 operai e decine di industrie, molte metalmeccaniche. Poche città italiane ebbero uno sviluppo così repentino, restando a misura d’uomo. Questa storia meravigliosa dell’altro ieri è rimasta per decenni dimenticata, fino all’arrivo di Internet. Qualche raro link degli ultimi anni ne dà brevi cenni. Ma il grosso della documentazione deve ancora essere scoperto. Anni fa, nel 2014, con due amici giovani della tribù maltrattata dei “creativi”, Dario Renda, fotografo, e Luigi Marmo, regista, decidemmo di girare un cortometraggio sulla favola del Circuito. Con i nostri mezzi, prendemmo contatti con gli eredi di quell’avventura durata solo 7 anni. Che finirono nel 1960, quando l’auto di un pilota belga, morto nell’incidente, finì sulla folla del Lungomare, facendo una vittima e molti feriti. Con pazienza certosina, io e i miei compagni d’avventura rintracciammo gli eredi di Taraschi che ancora conservano le vetture d’epoca del padre. E scovammo l’ultimo corridore vivente dell’edizione del 1960, intervistato nello stesso 2014. E scovammo un intero filmato della corsa del 1954, della durata di 18 minuti. Il progetto si esaurì l’anno dopo, per chiara, momentanea mancanza di fondi. L’avarizia dell’imprenditoria salernitana di adesso e la sua miopia sul ritorno pubblicitario futuro, frenarono momentaneamente il progetto. Non parliamo della Pubblica Amministrazione, da cui non si chiedevano soldi (figuriamoci!) ma almeno sostegno e assistenza. Solo, nel 2019, l’ACI di Salerno, patrona dell’edizioni degli anni ’50, grazie al Presidente Demasi e al suo team, si mostrò entusiasta del progetto, che prevedeva anche un raduno delle auto storiche superstiti per una sfilata sull’antico percorso cittadino. Stavolta, tutto sembrava pronto per regalare ai salernitani un motivo d’orgoglio per la loro storia. Ma al Comune, non ci furono orecchie interessate. La Provincia, manco a dirlo, le orecchie non le ha proprio più. Su interessamento di De Masi, la Camera di Commercio promise una sua adesione per ospitare i proprietari delle auto storiche che avessero partecipato. Ma senza l’adesione del Comune, che avrebbe dovuto garantire la percorribilità del tracciato in una domenica di giugno o di settembre, non ci fu nulla da fare. Ma il progetto è ancora vivo. Ancora si può fare, per almeno una volta. La città ne sarebbe grata. E tutta la documentazione storica raccolta aspetta di poter narrare, soprattutto ai più giovani, che ci fu un tempo in cui Salerno sfidò Montecarlo.

1 Commento

    Grazie.

Comments are closed.