Salerno fra le Nuvole: speleologi a confronto nel ravennate - Le Cronache
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Salerno fra le Nuvole: speleologi a confronto nel ravennate

Salerno fra le Nuvole: speleologi  a confronto nel ravennate

di Aristide Fiore

Dopo cinque anni, nei primi giorni di novembre una nutrita rappresentanza di speleologi salernitani è tornata a Casola Valsenio, nel ravennate, per partecipare a “Nuvole – Incontro Internazionale di Speleologia”, l’appuntamento annuale per ritrovarsi e condividere nel modo più diretto conoscenze, esperienze e novità. Appena terminato il 28° Corso di Introduzione alla Speleologia, il Gruppo Speleologico CAI Salerno si è concentrato sulla partecipazione a una delle manifestazioni più attese nel proprio ambito, nel corso della quale, come sempre, è stato dato ampio spazio a lezioni, conferenze, dibattiti, assemblee, mostre, proiezioni e ovviamente anche a momenti di convivialità allietati da musiche, canzoni e balli. La presente edizione del raduno speleo, la venticinquesima, si è rivelata memorabile già a partire dai numeri, con 2500 speleologi iscritti ai quali si sono aggiunti 1200 casolani. Si tratta dell’ottava volta che l’accogliente cittadina romagnola ospita un incontro internazionale di speleologi, a cominciare dal 1993, e sicuramente è un’occasione destinata a ripetersi. Non a caso questa consuetudine è valsa a nominarla “Città amica degli speleologi”, un segno di gratitudine che, per il tramite della Società Speleologica Italiana, ha inteso esprimere il particolare rapporto consolidatosi in tanti anni fra questa comunità e quella degli esploratori del sottosuolo. “Per i geografi i fiumi nascono dalle sorgenti, per gli speleologi dalle nuvole”. In questa frase di Giovanni Badino, lo speleologo e ricercatore di fama mondiale venuto a mancare lo scorso anno, che ha ispirato e illuminato alcune generazioni di suoi compagni d’avventura effettivi e ideali, e continuerà a farlo a lungo, si condensa l’ambito tematico abbracciato dalla speleologia e ovviamente da incontri come questo. Seguire il cammino dell’acqua da quando tocca terra a quando scaturisce da una massa rocciosa è forse solo il percorso più battuto. Fin dagli albori di questa disciplina al tempo stesso culturale e sportiva ci si è lanciati alla ricerca di varchi che permettessero di raggiungere le acque sotterranee, quei “fiumi della notte” che da sempre affascinano chiunque si interessi di esplorazioni ipogee, sebbene, come ha dimostrato il prof. Jo De Waele dell’Università di Bologna nell’intervento che ha aperto la manifestazione, l’insieme dei fenomeni che originano le grotte sia tanto vario e complesso da non potersi ricondurre alla sola azione corrosiva o erosiva posta in essere dal ciclo delle acque. Da tali premesse ha preso il via un susseguirsi di eventi tra i quali ogni partecipante era invitato a seguire il proprio percorso, dai resoconti delle spedizioni internazionali a quelli delle attività svolte in ambito nazionale; dalle riflessioni su tecniche e materiali utilizzati sul campo a metodi e strumenti adottati per documentare e condividere i risultati; dalle caratteristiche fisiche dell’ambiente ipogeo alle forme di vita che lo popolano. Il tutto si è svolto necessariamente nella cornice della salvaguardia di quanto sia dato scoprire, fondata prima di tutto sulla consapevolezza e sulla responsabilità di chi si rende protagonista di quelle scoperte: dalle testimonianze del passato, che le grotte hanno conservato come in un immenso archivio, alle innumerevoli forme minerali e viventi che esse ospitano, fino al bene più importante, l’acqua che beviamo e che berremo. Dopo il consueto brindisi finale in piazza col Gran Pampel, la bevanda calda aromatizzata a base di rum e vino bianco offerta dagli speleologi triestini, i tanti partecipanti venuti da luoghi lontani, alla fine si sono dispersi, proprio come le nuvole che hanno suggerito il titolo della manifestazione. Di certo anche quelle salernitane saranno tornate indietro cariche di idee e di voglia di esplorare.