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Salerno. Ecco la rete di spaccio di Viviani

Salerno. Ecco la rete di spaccio di Viviani

Salerno. Smantellata dai carabinieri del comando provinciale una rete di spaccio di droga, in prevalenza tra cocaina e crack, attiva nei comuni di Salerno, San Mango Piemonte e Pontecagnano Faiano con ramificazione nell’Avellinese. Diciannove persone arrestate, di cui 8 in carcere e 11 ai domiciliari oltre a due minorenni finiti in un istituto di pena regionale perché coinvolti nell’associazione con il ruolo di pusher e, all’epoca dei fatti, di età inferiore dei 18 anni. Sette invece gli indagati A piede libero per un totale di 26. A capo del gruppo c’era Mario Viviani, nipote del boss di Ogliara Raffaele ma unruolo centrale lo rivestiva anche il padre Crescenzo. Anche lui svolgeva il ruolo di portavoce e soprattutto gestiva il parco veicoli a disposizione dei pusher. E ancora Simone Memoli, al quale era stato affidato l’incarico degli approvvigionamenti di droga attraverso una coppia di napoletani, Gennaro Bucciano e sua moglie Giuseppina Russo. La base dell’organizzazione criminale più radicata era nel quartiere collinare di Ogliara, a Salerno. Da dove Mario Viviani, nonostante fosse agli arresti domiciliari, coordinava – secondo gli investigatori – l’intera rete di spaccio. Era lui, per la Procura, «capo promotore, fulcro e apice dell’organizzazione da lui messa in piedi e diretta». Il suo braccio destro era la compagna, Lucia Franceschelli. Secondo gli inquirenti, Viviani gestiva «anche tramite la propria compagna i contatti criminali con i fornitori e i clienti abituali». La donna, oltre a fungere da portavoce, gestiva anche la cassa del clan. Dal gruppo principale si era, invece, staccato Vito Votta. Che inizialmente aveva svolto l’attività di pusher per Viviani. Ma alcuni contrasti con il capo dell’organizzazione lo avevano portato a staccarsi e a creare una propria piazza di spaccio tra Pontecagnano, Bellizzi e Battipaglia. Gestita, anche questa, con i familiari: Rosaria Landi, Teresa Patrizia D’Aiutolo e Mario Votta. I rifornimenti avevano un canale differente rispetto a quello dei Viviani. Infatti la droga veniva garantita da Azdine Makbol e Giuseppe Del Regno. Nel corso delle indagini, durante le quali sono stati arrestati in flagranza 5 spacciatori e denunciati altri due, è stato confermato come la grammatura della cocaina venduta a dose per un prezzo di 30 euro. Sequestrati anche due terreni, un immobile e conti correnti per un milione. Mentre i profitti per la vendita della droga si aggiravano intorno al milione e duecentomila euro l’anno. L’attività svolta dal Nucleo Investigativo ha constatato che Mario Viviani e la compagna Lucia Franceschelli avevano una modesta capacità reddituale, del tutto sproporzionata al tenore di vita tenuto dagli stessi ed ai beni posseduti. Gli accertamenti patrimoniali hanno consentito di documentare che, sin dal 2019, la capacità di spesa della coppia è stata possibile solo grazie agli ingenti capitali illeciti derivanti dal narcotraffico. È stato quindi possibile ritenere che l’immobile, acquistato per 95.000 euro e sottoposto a lavori di ristrutturazione, nonché arredato con beni strumentali per un valore stimato di 120mila euro — perlopiù pagati in contanti — costituisse il compendio di un investimento dei proventi illecitamente accumulati. In assenza della giustificazione della provenienza lecita dei citati beni mobili e immobili, gli stessi sono pertanto sottoposti a sequestro finalizzato alla confisca allargata unitamente a crediti fiscali presenti nel cassetto fiscale di Lucia Franceschelli ammontanti a quasi 500mila euro.