di Alfonso Malangone*
Il giorno 10 Settembre, con grande anticipo rispetto alla chiusura della stagione balneare, è stato interdetto ai bagnanti l’accesso alla nuova spiaggia di Pastena. Quella delle meraviglie. Evidentemente, dopo il necessario blocco estivo, il Comune ha ritenuto di riavviare con tempestività il ripascimento del litorale compreso nell’ambito 2, cioè tra il Porto di Pastena e la foce dell’Irno, forse per concludere le opere entro la prossima estate. Un obiettivo realizzabile, visto che la durata contrattuale dei lavori è di 630 gg dalla data di consegna del cantiere, avvenuto nel Gennaio 2024 (fonte: contratto). Epperò, a distanza di un mese, il cantiere non è ancora ripartito, come si può ben vedere da dietro le recinzioni, e sembra manchino pure le autorizzazioni della Capitaneria di Porto per l’occupazione del Demanio Marittimo e dello specchio di mare. Salvo errore. Purtroppo, questo ritardo depone molto a sfavore, potendo essere la conseguenza di complicazioni ostative conseguenti alle indagini avviate dalla Magistrature sulla qualità del pietrisco impiegato e culminate, a fine Agosto, nella perizia di Arpac sottoposta a ‘secretazione’. In merito, le sterpaglie già affioranti sembrano dimostrare ad abbondanza la presenza di un ‘battuto’ misto di terra e ghiaia da taluno definito come ‘buona massicciata’ utilizzabile per la posa dei binari di una tramvia o per il fondo di una pista ciclabile ovvero, ancora, per la distesa di uno strato di asfalto sul quale correre con i go-kart. E’ anche vero, però, che c’è stato chi ne ha lodato la qualità, arrivando a definirla ‘Universo beach’ quale probabile effetto di una visione fantastica in modalità planetaria. A meno che il termine Universo non sia da riferire all’accecante sfarfallio di luci apparse agli occhi passeggiandoci sopra a piedi nudi e provando un dolore simile all’infiammazione del trigemino. Neppure è da escludere l’ipotesi della frase detta per compiacere. Ma, questo, importerebbe davvero meno di niente. In ogni caso, nell’attesa di sapere e di capire, non si può negare che la vicenda presenti aspetti spigolosi, a partire dalla sorprendente denuncia rilasciata dagli stessi tecnici del Comune circa la difformità del brecciame disteso come fosse sabbia rispetto a quanto previsto nel Capitolato tecnico. E, proprio per questo, non trascurando che le somme in gioco sono molto rilevanti, cioè circa 55milioni di euro in totale, è naturale formulare alcune domande, nella speranza che possano arrivare esaurienti risposte. La prima: “perché i tecnici hanno denunciato pubblicamente con due mesi di ritardo la non conformità dei materiali?” Il loro compito è quello di seguire le opere ad essi affidate, di verificare il rispetto delle modalità tecniche e della qualità dei materiali impiegati. Appare poco credibile, in verità, che siano venuti a conoscenza del problema il giorno della loro deposizione in Commissione Comunale. Certo, potrebbero essere stati ‘intortati’ con documenti alterati o, peggio, falsi. Ma loro sono tecnici, pagati da tecnici per fare i tecnici e, cioè, proprio per scoprire le irregolarità presenti nei lavori. Diversamente, sarebbero altro. La seconda: “a parte l’informazione ai Consiglieri e, quindi, ai cittadini, i superiori sono stati informati immediatamente?” In effetti, se la notizia fosse stata diffusa nelle stanze ma taciuta all’esterno, qualcuno ora dovrebbe spiegarne il perché, considerato che la spiaggia è stata pure aperta al pubblico. Se, invece, i tecnici avessero taciuto, sarebbero colpevoli di aver tradito la fiducia riposta nelle loro professionalità rendendo applicabile qualsiasi ipotesi di provvedimento disciplinare. La terza: “qual è stato il rapporto con l’impresa esecutrice?” La loro posizione nei cantieri è di regola quella di controllori ‘superiori’ ai quali dare conto. E, allora, per quanto accaduto, sarebbe mancato il rispetto per il ruolo o, peggio, avrebbero abdicato alle loro funzioni. La quarta: “una volta appurato l’inghippo, quali contestazioni sono state formulate all’impresa?” L‘art. 26 del Capitolato di gara dispone che nello svolgimento delle attività oggetto del contratto di appalto l’aggiudicatario deve uniformarsi ai principi e, per quanto compatibili, ai doveri di condotta richiamati nel DPR 16 aprile 2013 n. 62, a parte il codice di comportamento della stazione appaltante e il Piano Triennale di Prevenzione di Corruzione e Trasparenza. Tuttavia, non si sa se l’impresa ne abbia preso conoscenza. Perché la richiesta di accesso alla pagina web dell’Ente esplicativa del DPR dà come risposta: “Pagina Non Trovata” (!). La quinta: “quali conseguenze ha prodotto sulla spesa la difformità del materiale?” Considerato che, di regola, una fornitura di qualità inferiore non costa quanto una superiore, è ipotizzabile ci siano stati benefici economici per l’impresa. Se così fosse, ne uscirebbero danneggiati Comune e Cittadini nel caso di pagamenti su stati di avanzamento lavori errati. La sesta: “preso atto della diversa qualità del materiale, quale decisione è stata assunta perché sia rispettata la previsione contrattuale?” In un’intervista di qualche tempo fa, il geologo dell’impresa aveva dichiarato che la spiaggia avrebbe avuto le pietre, al di sotto, e ben 1,20 metri di sabbia, al di sopra, prelevata a Eboli (fonte: web). Dovrebbe essere un obbligo, adesso, imporre di fare un arenile in modalità Maldive.La settima: “com’è possibile che il Comune abbia comunicato all’impresa la riassegnazione dell’area in presenza, come sembra, delle indagini della Magistratura?” Qui, l’ingenuità non è ammessa. Forse, è davvero utile che qualcuno risponda. L’ottava, e ultima: “quali effetti potrà avere la vicenda sulla prosecuzione dei lavori?” La consegna di materiale difforme può configurare l’ipotesi della “frode in pubbliche forniture” ovvero quella di semplice “inadempimento contrattuale”. Sarebbe utile sapere se e come sia stata classificata la fattispecie e se possa avere effetti sulla prosecuzione dell’appalto. Non va dimenticato che alla stessa impresa è stata anche assegnata una quota dell’ulteriore ripascimento previsto per l’ambito 4, cioè tra il Marina di Arechi e la foce del Fiume Fuorni, per € 17.899.889,68, al netto IVA e accessori. Purtroppo, con l’arrivo dell’autunno, è possibile che le attenzioni sulla vicenda possano stemperarsi in applicazione dei noti principi: ‘ci sono altre cose da fare’; ‘chi vivrà, vedrà’. Sarebbe inaccettabile, però, se queste fossero delle furbesche metodologie utilizzate da qualcuno per aprire l’anticamera di un dimenticatoio destinato a portare il tutto sotto silenzio. Su quella spiaggia, come sulle altre, sono in gioco molti sogni e molte speranze dei cittadini, soprattutto dei più deboli, e pure molti soldi, frutto del sacrificio di tutti. Così, sarebbe opportuno che da parte dei Consiglieri presenti all’audizione dei tecnici in Commissione, ma anche di tutti gli altri, fosse profuso ogni impegno nell’approfondimento di una storia davvero ‘brutta’ tenendo ben presente che la carica rivestita impone la necessità di diffondere la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. Essere rappresentanti del popolo obbliga a tutelarne gli interessi garantendo il rispetto dei principi della legalità, della giustizia e dell’onestà. Ogni altra cosa, a confronto, è solo fuffa. Questa Città ha bisogno di amore. *Ali per la Città





