di Marco De Martino
SALERNO – Con un autentico colpo di teatro Danilo Iervolino (nella foto di Gambardella accanto a Busso e Milan) torna a parlare e racconta tutti i retroscena della sua esperienza prima da presidente e ora da proprietario della Salernitana. L’ha fatto raccontandosi a Vianema, podcast ufficiale della società granata. Iervolino ha esordito spiegando i motivi della sua lunga assenza: “Ero innanzitutto arrabbiato con me stesso, volevo lavorare e non fare polemiche perché penso che il mio silenzio sia anche molto coraggioso altrimenti avrei dovuto rispondere con rabbia ad attacchi ingrati, offese, a coloro che strumentalizzavano la Salernitana, a coloro che spacciavano notizie false. Dovevo parlare e non mi andava di fare promesse per ottenere consensi, e né mi andava di rinfacciare quello che ho fatto, quello che ho speso. Quindi ho detto tra me e me, il silenzio è d’oro perché il tempo è galantuomo ed unico giudice. Tante cose mi hanno colpito negativamente, la resa dei giocatori la fiducia sistematicamente tradita dai manager, qualche notizia falsa a cui qualche volta ho risposto ed altre no perché erano talmente tante che mi dava noia anche rispondere. Il problema è che quando il rettangolo di gioco ti penalizza, tutto il resto è vanificato. Ero dispiaciuto con me stesso, di non aver raggiunto alcuni obiettivi che mi ero prefissato. Mi è dispiaciuto l’atteggiamento di chi ha iniziato ad attaccarmi ingiustificatamente con notizie false, dicendo di voler vendere, di essermi disimpegnato, che stavo tradendo, eccetera. Tutte queste cose montavano sui social, un po’ sui media e mi hanno dato molto fastidio. Ora sotto a lavorare e vedremo tra qualche anno se il mio operato è stato giusto o meno ma sicuramente ci ho messo il cuore, la passione, la serenità, investimenti cospicui, tutto me stesso senza nessun rimpianto. Non rifarei tante cose, presidente di una squadra di calcio non si nasce, si diventa. Dovevo fare meno proclami, accendere meno una passione già fortissima nella tifoseria della Salernitana. Tanti errori che però non possiamo tornare indietro e riavvolgere il nastro. Avevamo giocatori fortissimi come Dia e Tchaouna che giocano alla Lazio, come difensori altrettanto bravi che giocano all’Olympiakos o Daniliuc che è ancora in A al Verona. Eravamo molto confidenti, il calcio è molto particolare e come dimostrato anche dal Monza non bastano investimenti ma armonia, serenità e non litigi e frizioni che portano caos. Un mix di tante cose e se potessi tornare indietro fare le stesse cose, però essendo più presente, potevo prendere delle decisioni da solo anziché fidarmi di tanti consiglieri, delegati, manager, direttori. Alla fine la responsabilità è mia come giusto che sia e me ne assumo tutte le responsabilità. Questo è il bello ed il brutto del calcio, pensiamo a programmare in due o tre anni per aspirare o magari anche tornare in serie A. ora mi sento molto più maturo e pronto alla gestione di una squadra di calcio come la Salernitana, ho compreso gli umori e sono molto più pronto di qualche anno fa”. Sulla questione societaria, Iervolino ha ribadito che non intende lasciare: “Non possiamo tutti i giorni smentire le sciocchezze, non possiamo più tornare indietro e pensare di avere lo stesso consenso unanime che avevamo una volta. Ora ci sono dei detrattori, degli haters sui social e non, delle persone che per definizione non vogliono più darci la loro fiducia e quindi ci ostacolano in tutti i modi credendo a delle sciocchezze. Ho letto sui giornali delle cose ridicole ma non possiamo stare tutti i giorni a smentire. Mi auguro che i tifosi salernitani capiscano quante sciocchezze vengono dette. Resto proprietario, ho fatto una scelta che rafforza la società. Non sono scomparso ma ho voluto dare competenza, dal primo giorno ho capito che era molto importante le infrastrutture e quindi la presidenza Busso è aver voluto dare maggior peso alla società. Io resto azionista totalitario con Maurizio Milan che resta l’Amministrazione delegato come lo è dal primo giorno che sono qui, abbiamo solamente aggiunto un tratto. Salerno e la Salernitana hanno avuto un plus non un minus da questa cosa, sono presente, sto andando allo stadio e siamo tutti concentrati per la conquista di una salvezza possibilmente comoda”. Con la tifoseria non è cambiato nulla, almeno da parte di Iervolino: “L’amore non è bello se non è litigarello. Capisco che i tifosi sono arrabbiati, avevamo acceso l’entusiasmo dicendo di voler essere protagonisti in serie A, uscire di scena così presto, vedere la squadra rilassata ha fatto male a tutti e capisco perfettamente. Non condivido tutte le posizioni soprattutto quelle più radicali visto l’impegno, la passione e gli investimenti che abbiamo messo ma non fa nulla, il mio rapporto con i tifosi è di grandissima stima ed affetto, la forza della Salernitana è il pubblico grazie a questa tifoseria leggendaria che non smette di incitare la squadra dal primo all’ultimo minuto. Il mio rapporto è come il primo giorno e non vedo l’ora di potermi confrontare per dire io ci sono, per non dire che la Salernitana è un ripiego e per ribadire che essere proprietario di una squadra importante come la Salernitana”. La Salernitana non ha debiti, un concetto che Danilo Iervolino ha voluto ribadire con forza: “La società è stata sempre ricapitalizzata da me, quando si compra un giocatore si fa a rate e quindi si fa un debito ed ogni debito viene assorbito dalle mie risorse personali, per cui se la società ha un debito ce l’ha con me. Anche tutti i debiti aperti con soggetti terzi sono contro-garantiti da me, quindi la società è in perfetta salute finanziaria. C’è qualcuno che ha detto che io non porto rispetto, ma io non posso entrare nella sensibilità di chi mi vorrebbe tutti i giorni lì, incatenato con la trombetta. Io porto rispetto perché ho amore per la città, per i salernitani e per i tifosi. Ho a cuore i loro interessi e la loro felicità, mi piace da morire essere il proprietario della Salernitana e dunque non riesco a capire perché qualcuno dice che non ho rispetto. Altri dicono che ho disatteso gli impegni, non è vero al massimo abbiamo disatteso gli obiettivi che è molto diverso. Avevamo obiettivi ambiziosi e non li abbiamo centrati per una serie di cose ma da proprietario mi sono impegnato per mettere delle risorse e le ho messe, di portare la Salernitana su certi palcoscenici e l’ho fatto, di dare una dignità manageriale e ho cercato di farlo. Penso di aver mantenuto tutti gli impegni, forse ho disatteso gli obiettivi ma non ora non è il momento di lagnarci. L’anno scorso è stato nefasto, quest’anno cerchiamo di rimediare per guardare al futuro con animo speranzoso pieno di passione con quel sangue vivo passionale e furibondo che ci ha portato a vivere due anni strepitosi”. Iervolino ha poi fatto un passaggio anche sul rapporto con la stampa locale: “Ho un carattere rotondo di dialogo e tutto è recuperabile e mi auguro che ci sia una grande distensione. Bisogna però essere anche forti e non diventare un pungiball dove tutti vengono a battere i pugni. E’ giusto che ognuno faccia il proprio lavoro ed abbia la propria indipendenza ma è altrettanto giusto che ci siano delle regole con cui i giornalisti devono affrontare il tema calcistico, per cui non consento a nessuno di aggredirmi, minacciarmi e dire cose assolutamente non vere trasformando un dialogo costruttivo in offese gratuite ed in un modo di fare che ledono la Salernitana, il mio operato e la mia immagine. Qualora i rapporti dovessero tornare ad essere non dico cordiali ma rispettosi io sarei il primo ad allungare non una ma due mani”. Gli spunti più interessanti arrivano dal racconto di Iervolino sui numerosi cambi, in panchina e sulla poltrona di direttore sportivo, avvenuti negli ultimi due anni: “Sì, mi sento un mangia allenatori. Perché il calcio va veloce, fagocita e la storia va raccontata. Iniziammo la nostra avventura con Nicola allenatore e con un ds che ha fatto un lavoro incredibile come Sabatini. Arriviamo a fine stagione conquistando una salvezza epica che resta l’emozione più grande della mia vita assieme alla nascita dei miei figli, e ad un certo punto i contratti di ambedue sono in scadenza. Ho un diverbio pubblico con Sabatini, con cui poi mi sono chiarito, e decido di non rinnovarlo. Giusto o sbagliato non lo so. Vedo un po’ di direttori sportivi che volevano venire a Salerno e decido di prendere De Sanctis. Un giovane con grande energia, un emergente con idee frizzanti. Un uomo nuovo nel calcio perché non aveva mai fatto il direttore ed allestiamo una rosa di tutto rispetto con allenatore Nicola che io reputo un allenatore incredibile. E’ uno che da la marcia in più, è il dodicesimo uomo in campo. Iniziamo il campionato ma ad un certo punto c’è un ammutinamento dei senatori della squadra nei confronti di Nicola. Cerchiamo di ricucire ma dobbiamo fare una scelta, se far restare Nicola o prendere un altro allenatore. I giocatori hanno iniziato ad avere dei mal di pancia così a malincuore esoneriamo Nicola e prendiamo Sousa. Con lui quell’anno abbiamo avuto grandi soddisfazioni, numeri alla mano. Finiamo il campionato e mi sembra di vivere una favola, questo appena un anno e mezzo fa. Decidiamo di riscattare Dia che era arrivato terzo nella classifica dei cannonieri di serie A, Pirola, con una squadra impostata in un certo modo riaprendo i bocchettoni degli investimenti e ripartiamo. Mentre ripartiamo Sousa parla con un’altra squadra perché aveva la possibilità di farlo in una finestra concessa per risolvere il suo contratto. Quando ritorna qualcosa era cambiato, tu non puoi avere amore per una squadra con i ma e lì c’è stata già qualche crepa. Ad agosto c’è stato un diverbio tra ds e allenatore che non è stato più ricucito. A quel punto, squadra allestita bene o male, sono sopraggiunti problemi personali sulla gestione del gruppo tra due membri della società. Le cose sono iniziate ad andare maluccio, i risultati non arrivavano ed io ho dovuto prendere una decisione quella di stare accanto al mio direttore allontanando l’allenatore, giusta o sbagliata che sia. La squadra era più o meno la stessa ma l’allenatore diceva che era meno forte già dal primo giorno quando poi l’aveva fatta allestire lui. Prendiamo così un allenatore con cui avevo un ottimo feeling che era Pippo Inzaghi ed iniziamo questo campionato che mano mano si fa sempre più difficile ma non impossibile. Lo spartiacque è stata la partita interna con il Bologna in cui abbiamo perso 2-1 e la squadra si è disunita. A dicembre ho pensato che la cosa più intelligente fosse quella di prendere un direttore generale ed ho pensato a Sabatini, che non era in perfette condizioni fisiche ma visto il ruolo diverso avrebbe potuto dirigere da lontano senza calpestarsi i piedi con De Sanctis. Dopo appena tre o quattro o cinque giorni, visti i caratteri piuttosto focosi di entrambi, c’è stato uno screzio e De Sanctis è voluto andare via con mio grande rammarico. Sabatini alla prima conferenza stampa cosa dice, non avrei mai scelto Inzaghi per fare la guerra. Ci lascia tutti di stucco, chiamo subito il mister dicendogli di avere la mia completa fiducia ma è chiaro che ricevere un atto di sfiducia da un direttore come Sabatini dev’essere stata dura. Sabatini aveva già pronto il sostituto e dopo qualche partita mi chiede di cambiare, io mi sono fidato dell’uomo che ci ha condotto alla salvezza miracolosa ma alla fine è stato un traghettare la barca verso la retrocessione. Finisce la stagione, il direttore non aveva la forza anche fisica di continuare decidiamo di prendere un direttore più forte, un uomo di campo che non avevamo mai avuto anche perché io avevo maturato l’idea di lasciare la presidenza. Non ho mai avuto un rapporto empatico con lui, ho avuto un rapporto di rispetto, ha fatto delle scelte in autonomia che ho solo subito ed è proprio questo quello che un proprietario non deve fare, subire le scelte perché alla fine la colpa è sempre la sua. Avrei tenuto Daniliuc, Kastanos, Bradaric e Coulibaly ed invece lui era convinto che in questa fase dovessero allontanarsi ed ha preso tutt’altri giocatori. Ottimi ma avrei tenuto gli altri. Alla fine i risultati non sono stati quelli sperati, lui ha fatto delle confidenze a Maurizio Milan nei miei confronti. Non so perché ma aveva questo rapporto non più forte come all’inizio con noi ed abbiamo deciso di staccare la spina, decidendo di affidare la squadra a Valentini. Anche la scelta del primo e del secondo allenatore è stata tutta sua, e quindi il terzo lo abbiamo scelto con valentini. Lo abbiamo scelto volutamente con una grande convinzione e che è stato fortemente voluto anche da me e di cui quindi me ne assumo la piena responsabilità”. Il mercato invernale ha cambiato la Salernitana: “Sono soddisfatto se sono soddisfatti allenatore direttore e tifosi. Non ho la competenza per scegliere i giocatori, ho detto si a tutte le scelte loro e gli investimenti che mi hanno proposto. Ho dato carta bianca al direttore, è una persona di grande visione, di calcio e di conoscenza della categoria. Ha una gran voglia di investire nella Salernitana. E qui c’è una cosa che mi sono segnato ed è un errore che non farò mai più: a Salerno non verrà mai più un direttore che si sente più importante della Salernitana. Deve essere l’approdo del sogno di venire a Salerno, di chi vuole la stima e l’affetto di questa tifoseria. Tanta gente si sentiva più della Salernitana, quando parlavo con Sousa lui mi ripeteva sempre che il campo del Benfica era migliore ed io gli rispondevo che non stava al Benfica ma a Salerno e che dobbiamo parlare della Salernitana. La gente che viene a Salerno deve amare profondamente questa città e questa società”. La Salernitana non è in buone mani, ha sibillinamente detto a mezzo social l’ormai ex Diego Valencia: “Non ho capito l’uscita di Valencia, mi sono fatto spiegare cos’era successo e mi hanno detto che a ottobre non ha superato l’esame di idoneità che tutti i calciatori avevano sostenuto. Anche per legge non poteva giocare nel nostro campionato, l’abbiamo messo fuori squadra ed alla fine abbiamo risolto il contratto perdendo un investimento da un milione. Non mi sembra sia stato trattato male. Ha lasciato un messaggio che non fa onore ad un professionista come lui”. Ora Iervolino vede una Salernitana diversa: “Ero fiducioso, perché la squadra mi piaceva ed ero convinto dal primo giorno che l’attacco non fosse giusto ed equilibrato. Se poi il direttore ti dice che invece è giusto ed equilibrato non potevo replicare, io avrei fatto altri investimenti in attacco, avevamo un modulo di gioco e così Petrachi e Martusciello hanno fatto delle scelte secondo le loro idee. Oggi le scelte mi piacciono moltissimo, Cerri e Raimondo sono due giocatori bravi che riempiono gli spazi, attaccano pressano, con garden fisicità e che sudano la maglia. Finalmente ho visto una squadra che lotta, dei leoni che non vogliono gettare la spugna e perdere. Io vedevo una squadra spenta, non riuscivo ad energizzare, parlavo alla squadra ma non so perché mi sembrava avessero già gettato la spugna. La psicologia dei ragazzi a quell’età è complicata, appena un anno va storto cominciano a deprimersi, se l’obiettivo cambia hanno incertezze, paure e manca la fiducia in sé stessi. Quando cominci a perdere e non sei abituato a stare lì succede come con il Monza. Con la Salernitana la colpa è ricaduta sul neofita Iervolino, il Monza con Galliani ha il dirigente più vincente del calcio italiano e quindi vuol dire che quando cominciano i corti circuiti è difficile rimediare. Sono state due vittorie bellissime, la partita la vivo troppo intensamente, se ne va la voce. Il rigore sbagliato da Cerri, il gol preso in superiorità numerica, però avevo la speranza perché vedevo una squadra viva. Poi quando c’è il gol gioisci e inizia la paura per conservare il risultato ed infine gioisci. E’ stato bello ma sono sicuro che proveremo ancora altre emozioni in questo campionato ed oltre”. In conclusione Iervolino riapre la questione Arechi, lanciando anche un messaggio alle istituzioni: “Lo stadio può dare tanto, è un investimento importante, può dare tanto ai tifosi, all’attrazione di calciatori importanti che valutano non solo il salario ma anche le infrastrutture. Il prestigio di una squadra passa da tante cose tra cui lo stadio, sono convinto che sarà una grande opera, possiamo godercela quanto prima. Il mio augurio è che non si perda tempo, non ci siano intoppi e che si possano rispettare tutte le tappe che sono state definite. Spero che la Salernitana possa usufruirne quanto prima con l’auspicio che si possa dire la nostra, avere un contratto duraturo ci crea più vantaggi ed anche qui con il Comune cercheremo all’interno di un quadro normativo possibile, di poterlo avere per tanti anni in modo da poter fare una programmazione migliore. Mi auguro di poterlo avere durante la settimana, durante l’estate per poter organizzare amichevoli prestigiose con squadre internazionali, avere tifosi esteri, uno stadio che possa trasformare Salerno in un volano per la Salernitana”. Chiosa finale, un messaggio distensivo a tutto l’ambiente: “La vita non è solo cose belle, solo un’autostrada dritta ma un percorso ad ostacoli. Io ho la scorza dura, questo mi ha fortificato e dato ancor più energie per ritrovarmi e dare un impulso febbrile ed una scossa a questa squadra che deve rispecchiarmi, sudare la maglia ed essere l’orgoglio di questa tifoseria straordinaria”.





