Di Carlo Sica
L’annosa vicenda del servizio del 118 di Mercato S. Severino, che non riesce a decollare per resistenze sia politico-amministrative che aziendali, balza all’attenzione della Regione Campania e ora si confida che l’escalation di attenzione possa, in breve tempo, determinare una svolta favorevole per il problema.
Il consigliere regionale ed ex rettore dell’Università di Salerno, professore Aurelio Tommasetti (Lega), ha infatti ripreso le serie preoccupazioni espresse dal cardiologo ed ex amministratore comunale Carmine Landi (la sua è una battaglia lunga di anni) ed ha formalmente presentato un’interrogazione al presidente Vincenzo De Luca, nella duplice veste di Governatore e di Delegato alla Sanità.
Nel testo protocollato da Tommasetti si chiedono le ragioni per le quali risulti ancora non vigente il 118 avanzato, nonostante la presenza della delibera n.105 del 27 maggio 2023 ad opera della Giunta comunale di Mercato San Severino, in cui si decretava la messa a disposizione dei locali per l’insediamento del servizio. Delibera, però, rimasta lettera morta da quasi due anni, nonostante i disagi dei cittadini, le vibrate proteste e alcuni inquietanti casi di mancato soccorso o di soccorsi tardivi. Nell’ultimo anno si sono, infatti, verificati in paese casi di morti sospette, nel senso che, probabilmente, alcuni cittadini potevano essere salvati se vi fossero stati soccorsi tempestivi e adeguati.
L’associazione “Grazie di Cuore”, presieduta dal cardiologo Landi, da oltre un decennio si batte affinché a Mercato San Severino – centro strategico della Valle dell’Irno, che conta circa 20mila abitanti più gli studenti che risiedono nel Comune per esigenze di studio – venga assegnata la postazione avanzata del 118. E l’iniziativa del consigliere Tommasetti è stata vista come un segnale positivo di attenzione che lascia ipotizzare un significativo passo in avanti in questa importante battaglia per la tutela della salute pubblica.
«Con vivo entusiasmo e con gratitudine, salutiamo l’azione proposta dal consigliere Tommasetti, che è stata dettata da amore profondo per il territorio e dalla voglia di salvaguardare le condizioni sanitarie della nostra vasta comunità», ha commentato il cardiologo Carmine Landi. «Ci auguriamo che ora non cali l’attenzione sul problema e che possa registrarsi – ha continuato il professionista – uno sblocco della situazione, in modo da garantire ad una popolazione stanca e sfiduciata l’indispensabile servizio del 118. La città è infatti stanchissima ed esasperata per le vuote parole, le false promesse e la profonda miopia politica, che contraddistinguono la locale attività politico-amministrativa. Da vent’anni si convive con questo scadimento istituzionale e i cittadini davvero non ne possono più».
Di Olga Chieffi
Amuleti e talismani, infallibili e indispensabili: credenze che vengono da lontano e con cui, sin dalla notte dei tempi, gli uomini ricorrono contro i rischi del vivere e le incognite della realtà. Ci si interroga da sempre sul rapporto dell’uomo con il mondo, le sue incertezze, ansie, insicurezze e su come ragione e superstizione si mescolano nella sua condizione di indeterminazione. Ecco allora i portafortuna, quei simboli familiari, riconoscibili, a cui ci aggrappiamo con la logica del “non è vero, ma ci credo” per combattere il rischio di vivere. Il corno, rosso, sinuoso, vitale e solare, simbolo apotropaico per eccellenza; il corvo, ambasciatore del grande vuoto che risiede oltre il tempo e lo spazio, custode dei grandi misteri e trasmettitore di energie: le installazioni e i grandi arazzi accompagneranno il visitatore, in un percorso introspettivo fino all’impatto con i cupi “guardiani delle coscienze”. Il corno ben conosciuto a Napoli rappresenta il fallo di Priapo, dio della prosperità e protettore del malocchio. Al plurale, le corna devono stare in testa ed elevano la potenza della dignità conferendo potere a “luce” alla calotta cranica, così come la corona, che con le corna condivide la stessa radice etimologica indoeuropea. Pertanto, gridare “cornuto” a qualcuno è di fatto un complimento, perchè indica potenza, fertilità e prosperità. Questo ci dice la Tradizione, ma nell’Italia di oggi il significato è completamente ribaltato. Solo Napoli continua a mantenere vivo il vero significato esoterico delle corna, e se ne dovrebbero accorgere tutti i napoletani che, per sottintendere la poca virilità e potenza altrui, pronunciano la parola “scurnacchiato”, cioè senza corna. Altro che cornuto! Va da sé che, sempre sotto al Vesuvio, la più grande delle vergogne elevata al cubo è ‘o scuorno, cioè l’atto di predere le corna.Talismani come sonde da affondare nelle zone più oscure della realtà per cercare di controllare l’incontrollabile. Ecco l’essenza della commedia brillante Non è vero ma ci credo una commedia di Peppino De Filippo, scritta nel 1942, originariamente in tre atti. Ereditando la direzione artistica della compagnia di Luigi De Filippo, Leo Muscato inaugura questo nuovo corso partendo proprio dal primo spettacolo che ha fatto con lui (Non è vero ma ci credo), rispettando i canoni della tradizione del teatro napoletano, ma dando a questa storia un sapore più contemporaneo. Il protagonista dello spettacolo assomiglia tanto ad alcuni personaggi di Molier̀e che Luigi De Filippo amava molto.
Enzo de Caro, domani sera, alle ore 20,45 e domenica, alle ore 18, sul palcoscenico del Teatro delle Arti, vestirà i panni del commendatore Gervasio Savastano tormentato dalla superstizione; i suoi affari non vanno bene e lui ritiene che la colpa sia di un suo impiegato, Belisario Malvurio, cui attribuisce un influsso malefico. Anche in famiglia ci sono problemi: sua figlia Rosina si è innamorata di un giovane impiegato, che il commendatore ritiene non all’altezza della ragazza. All’improvviso, però, la fortuna sembra ricordarsi del commendator Savastano; in azienda arriva un giovane, Alberto Sammaria, gobbo, e con il suo arrivo gli affari cominciano di colpo ad andar bene. Anche la figlia del commendatore sembra aver ritrovato la serenità, il giovane di cui era perdutamente innamorata è diventato un lontano ricordo. Tutto sembra filare liscio, ma il diavolo ci mette lo zampino: Alberto Sammaria confessa al commendatore di essersi innamorato di Rosina, e per questo motivo è costretto a dare le dimissioni. Il commendatore è disperato, ma troverà una soluzione: convincerà sua figlia a sposare Sammaria. Peppino De Filippo aveva ambientato la sua storia nella Napoli un po’ oleografica degli anni ‘30.
Il figlio Luigi aveva posticipato l’ambientazione una ventina d’anni più avanti. In questa nuova edizione, il regista Leo Muscato segue l’intuizione di Luigi avvicinando ancora di più l’azione ai giorni nostri, ambientando la storia in una Napoli anni 80, una Napoli un po’ tragicomica e surreale in cui convivevano Mario Merola, Pino Daniele e Maradona. «Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male» soleva dire il grande Eduardo De Filippo, riferendosi a quell’ universo pittoresco che ruota intorno ai misteri dell’ oltremondo, sviscerato anche da Peppino in questa commedia uno dei più grandi successi dei fratelli De Filippo: Eduardo, Peppino e Titina, infatti, la interpretarono insieme.