di Nicola Celentano
Continua il viaggio del quotidiano Le Cronache che porta avanti, ormai da diverse settimane un’inchiesta per capire come è cambiata la criminalità, soprattutto in termii di usura e racket dopo la pandemia con i dati che, anche a livello nazionale, sono in netto aumento. Ad offrire un quadro rassicurante l’amministrazione comunale di Mercato San Severino: il sindaco parla infatti di un territorio oggi considerato zona verde, con un tasso di criminalità basso rispetto ad altre aree del territorio.
Qual è il dato della criminalità presente oggi sul territorio di Mercato San Severino?
«Mercato San Severino oggi è considerata zona verde pertanto presenta un tasso di criminalità basso rispetto ad altre aree del territorio provinciale tuttavia ci sono fenomeni, fortunatamente sporadici e contingentati, di microcriminalità, quali ad esempio furti in appartamento o ad attività commerciali o furti di auto o di violenza domestica e di bullismo».
Cosa pensa della criminalità giovanile?
«La criminalità giovanile è quella che desta più preoccupazione perché è il fallimento di una società civile. Se i giovani delinquono le cause non sono sempre da ricercarsi nel denaro facile ma spesso derivano da casi di emarginazione o di insoddisfazione, che, sia il contesto familiare sia il contesto scolastico, non riescono a far emergere, o peggio ancora da casi di emulazione. L’emulazione di personaggi negativi, ad esempio di serie televisive, spesso deriva dall’incapacità di individuare punti di riferimento positivi o percorsi virtuosi da perseguire. E’ uno dei grandi drammi della società moderna. Il tutto si coniuga con una derivazione banalistica della “strada più semplice” che non comporta sacrifici e grandi impegni a breve termine».
Come questo territorio vuole dare una scossa cercando di dare un cambiamento sostanziale?
«La scossa può avvenire con gli esempi ma allo stesso tempo cercando da un lato di invertire la tendenza del linguaggio e dei rapporti umani e dall’altro di promuovere percorsi di sviluppo sostenibile e di inclusione riducendo i contesti di ghettizzazione, per intenderci intervenire sui contenuti e sui contenitori».
Come primo cittadino cosa pensa che può fare per cercare di abbattere questa cultura mafiosa che ormai si sta diffondendo sempre più?
«Cultura mafiosa mi sembra un’espressione esagerata e decontestualizzata tuttavia occorre da un lato continuare ad indagare sulla genesi di determinati atteggiamenti e/o comportamenti ma allo stesso tempo però occorre contrastarli e ghettizzarli. Per fare questo è necessario che ci sia un fronte comune tra istituzioni, scuola, famiglie e società che ricostituisca la propria tavola dei valori. Sulla base di questi valori costruire un perimetro di netto contrasto alla violenza, alla sopraffazione, alla mancanza di rispetto per gli altri ma anche una nuova condizione di utilità marginale personale e collettiva. Più gli interessi collettivi si avvicinano a quelli dell’individuo più si colmano le sacche dove si annida la delinquenza».
Ormai di sta sempre di più diffondendo quello che è una delinquenza camorristica, secondo lei in che modo è possibile dare degli input che mostrino ai ragazzi la giusta via?
«Più che input occorrono esempi. La società contemporanea è contraddistinta da ritmi molto veloci a tutte le età e per tutte le categorie sociali pertanto per cambiare rotta ma soprattutto per indirizzare la rotta dei più giovani occorre un linguaggio semplice ed immediato ma anche percorsi tangibili e pervadenti».
Sul territorio di Mercato San Severino qual è l’indice dei reati quali l’usura e l’estorsione e inoltre come questi reati sono cambiati tra il prima e il dopo la pandemia?
«L’indice di tali reati è molto basso sia prima sia dopo la pandemia tuttavia va relativizzato al tasso di denunce. Il tema dell’estorsione è molto serio. Occorre ritornare ad avere fiducia nelle istituzioni pertanto occorre denunciare sia per difendere se stessi sia per concorrere a migliorare la condizione collettiva contrastando la delinquenza o lo sciacallaggio alla base di tali reati».