di Michelangelo Russo
La cronaca ci dice che i Nas hanno acquisito a Roma, presso la redazione di La7, la cassetta della registrazione del servizio sulle immagini girate da Gianluca Stella. Ma adesso il Pubblico Ministero che guida l’indagine deve agire con fretta e decisione. Deve chiamare Gianluca Stella nelle prossime ore, sentirlo con la Polizia Giudiziaria che prenderà appunti e date (le immagini registrate portano la data, per cui è facile risalire alle ore e al giorno del fatto). Solo così c’è la speranza di evitare possibili alterazioni probatorie. E solo così c’è la possibilità di ascoltare testimonianze genuine, e non addomesticate o compiacenti, cosa che il trascorrere del tempo può favorire. Occorrerà acquisire con urgenza le cartelle cliniche dei pazienti legati o abbandonati negli escrementi (come alcune immagini documentano). E sarebbe opportuno rintracciare anche le annotazioni degli infermieri, il cosiddetto “diario di bordo”, che pure dovrebbe esserci. L’eventuale sospetto di alterazioni può essere fugato da una rapida perizia grafica. Poi occorre controllare che da parte dei pazienti legati vi sia stata la prestazione cosciente del consenso informato a tale trattamento. Sia ben chiaro che l’eventuale consenso dei familiari lascia il tempo che trova. Cassazione e Corte Costituzionale hanno da tempo confermato che solo il paziente, cosciente, ha il diritto di prestare il consenso alle cure. Solo l’impossibilità di intendere e di volere (praticamente il malato psichico grave, e accertato tale) può impedire la prestazione di un consenso valido ai fini del legaggio al lettino quale quello visto. Ma il consenso dei familiari, si è detto, non risolve. Deve intervenire il Giudice, l’organo supremo di garanzia, così come avviene per il T.S.O (trattamento sanitario obbligatorio) applicato ai malati psichici furiosi e pericolosi per sé e per gli altri. Il TSO, cioè l’uso della forza fisica, è applicato di urgenza dal sindaco, massima autorità sanitaria del luogo, su proposta di due medici. Ma l’ordine di restrizione del sindaco non basta. Entro quarantotto ore comunque deciderà il Giudice, che può annullare l’ordine restrittivo. Dunque, legare il paziente al letto richiede in ogni caso un iter complesso e delicato di rispetto dei diritti costituzionali. Mi auguro che il riscontro probatorio delle immagini ritratte da Gianluca Stella accerti il rigoroso rispetto dei diritti costituzionali, su cui è categorica la giurisprudenza delle Corti Supreme. Qualsiasi leggerezza riscontrata temo invece che sarà, stavolta, un grosso problema per l’organizzazione sanitaria salernitana, su cui Cronache (e gli altri media) hanno appena iniziato a puntare un’attenzione accurata e costante. Niente chiacchiere e passerelle per politici, sindacalisti di maniera e piagnoni generalisti. Fatti concreti. E prove da riscontrare, e documenti da mostrare. Su fatti così gravi, conta ormai procedere con la metodologia dei Pubblici Ministeri. Riteniamo l’archiviazione del P.M. della denunzia precedente di Gianluca Stella, motivata con sette righe abbastanza formali, un comprensibile incidente di percorso, perché meglio il fatto doveva essere illustrato al magistrato. Andrà meglio adesso. Cronache si appresta ad allestire, insieme ad altri, una conferenza stampa su quanto accaduto. Una cosa però voglio anticipare del lungo colloquio avuto con Gianluca Stella, che, come si sa, proviene dal Pronto Soccorso del Suor Orsola Benincasa di Bologna. Alla mia osservazione sulle carenze di personale di Salerno rispetto a Bologna, Stella mi ha risposto: “Non è vero. La proporzione è la stessa di Salerno. Solo che mentalità e metodo sono totalmente diversi. A Bologna tutto funziona con la massima serietà professionale, qui a Salerno tutto funziona con la logica e il costume del Sud.” Ha ragione Stella. Mafia e Camorra non sono un patrimonio nazionale dell’Italia intera, ma una ricetta gelosa, come la pizza, nata dalle terre sul confine della linea delle palme e dei caffè.