di Erika Noschese
Le viene indotto il parto alla 41esima settimana ma il feto va in sofferenza e quel bimbo, che avrebbe dovuto affacciarsi alla vita dopo poche ore, non ce la fa. L’ennesima tragedia si abbatte sull’azienda ospedaliera universitaria Ruggi d’Aragona di Salerno già al centro di numnerosi scandali, molti dei quali oggi senza una chiara risposta per il dg Vincenzo D’Amato preferisce non vedere, non assumersi le sue responsabilità, non andare fino in fondo. Sotto accusa finisce il reparto di ginecologia e il dottor Laurelli, sostituto del primario andato in pensione Marino. La donna, classe 89 e residente nei Picentini, era ricoverata da alcuni giorni al Ruggi, presso il reparto di ginecologia, da non confondere con il reparto di gravidanze a rischio, per dare alla luce il suo primo bambino, giunto dopo anni di tentativi e una situazione delicata che ha compromesso la serenità della famiglia. Secondo quanto emerso, presso la Sala operatoria sarebbe stata effettuata la doppia induzione, non prevista dalla licenza della agenzia del farmaco che vorrebbe invece la Ossitocina da utilizzare cinque ore dopo dalla somministrazione del Propess, il farmaco utilizzato. Una pratica sbagliata in quanto, verosimilmente, sarebbe stato necessario intervenire con il parto cesareo e non tentare la via del naturale, finita poi in tragedia. Dunque, non ci sarebbero state le condizioni per procedere con l’induzione, soprattutto considerando che il piccolo era in perfetto stato di salute. Dopo la tragedia, alla donna è stato necessario praticare il taglio cesareo per far nascere il feto, sotto shock per l’accaduto. La donna ora dovrebbe essere ricoverata in rianimazione, seguita da un equipe di psicologi per aiutarla a superare questo drammatico momento. Al momento, non è chiaro se la famiglia ha già sporto denuncia ma il padre avrebbe più volte riferito ai medici di voler conoscere la verità e accertare eventuali responsabilità in quanto il medico coinvolto nella vicenda non avrebbe la licenza per effettuare interventi in chirurgia robotica. Non è purtroppo il primo caso che si verifica presso l’azienda Ruggi e il reparto di ginecologia che, da eccellenza, si sta trasformando in un incubo per danne donne che oggi temono per la loro vita e quella del loro bambino. Al momento, dal Direttore generale nessuna presa di posizione rispetto all’accaduto ma potrebbe, si spera, convocare medici e operatori coinvolti per chiarire la dinamica dell’incidente. La famiglia potrebbe sporgere regolare denuncia e avviare così un procedimento penale per capire se vi sono stati o meno errori commessi.