di Monica De Santis
“Femmina piccante, pigghiala per amante. Femmina cuciniera, pigghiala per mugliera!”, “Rubare è un mestiere impegnativo, ci vuole gente seria, mica come voi! Voi, al massimo… potete andare a lavorare!”, “Peppe, ma dove vai… dove vai? Peppe, ma ti fanno lavorare, sai!” Per gli amanti dei film di Totò, di Gassman e Mastroianni non sarà difficile riconoscere in queste tre frasi, i personaggi di Tiberio, Ferribotte, Peppe e Capannelle, quattro dei protagonisti dello scalcagnato gruppo di ladri che tenta, senza riuscirci, un colpo ad un banco dei pegni romano. Stiamo parlando della banda de “I soliti ignoti”, il caposaldo della commedia all’italiana, firmato Mario Monicelli, candidato all’Oscar nel 1959, vincitore di due Nastri d’Argento ed inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare. Ora il film che sancì l’esordio ufficiale di un nuovo genere cinematografico, un nuovo tipo di commedia comica che abbandona i canoni consueti, ispirati alla tradizione dell’avanspettacolo, del varietà o del Cafè Chantant, e che ereditando il testimone del neorealismo. Ora la pellicola immortale di Monicelli, rivive nell’adattamento teatrale di Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli, per la regia Vinicio Marchioni. Di scena al Verdi di Salerno da giovedì 6 gennaio fino a domenica 9 gennaio, spettacolo questo che era già inserito nella stagione teatrale 2019/2020, ma che fu sospeso a causa della pandemia che a febbraio del 2020 costrinse alla chiusura tutti i teatri italiani. Sullo sfondo di una Roma scalcinata, un gruppo di disperati, pseudo delinquenti, senza troppe aspirazioni e con pochissima voglia di lavorare, decidono di mettere a segno un colpo che, almeno così sperano e sognano, dovrebbe sistemarli a vita. A far parte della banda di ladri improvvisati, ci sono Giuseppe Baiocchi, detto “Peppe er Pantera” (interpretato al cinema da Vittorio Gassman ed in teatro da Giuseppe Zeno), poi Tiberio Braschi (al cinema interpretato da Marcello Mastroianni ed in teatro da Fabio Troiano. Con loro in scena anche Paolo Giovannucci (nei panni di Cosimo Proietti), Salvatore Caruso (nei panni di Pierluigi Capannelle), Antonio Grosso (nei panni di Mario Angeletti), Vito Facciolla (nei panni di Michele Nicosia detto “Ferribotte”), Marilena Anniballi (che avrà un doppio ruolo quello di Carmelina Nicosia, sorella del siculo Ferribotte, al cinema interpretato da Claudia Cardinale, e quello di Nicoletta, una servetta venuta dal nord, che vive con due anziane poco accoglienti) infine Ivano Schiavi (nei panni di Dante Cruciani, che al cinema fu interpretato dal grande Totò). La commedia è la prima versione teatrale del mitico film con la regia di Mario Monicelli, uscito nel 1958. Le gesta maldestre ed esilaranti di un gruppo di ladri improvvisati sbarcano sulle scene, rituffandoci nell’Italia povera ma vitale del Secondo dopoguerra. Adattare un classico del cinema italiano come “I Soliti Ignoti” è sempre una sfida rischiosa e difficile: mantenere la fedeltà all’originale può far inevitabilmente insorgere confronti… “Ci sono dei film che segnano la nostra vita e I soliti Ignoti, per me, è uno di questi. – ha scritto nelle sue note il regista Marchioni – Come uomo mi sono divertito e commosso di fronte alle peripezie di questo gruppo di scalcinati ladri. Come attore mi sono esaltato davanti alla naturalezza con cui recitano mostri sacri come Mastroianni e Gassman. Come regista ho amato il perfetto equilibrio con cui Monicelli rende un argomento drammatico in modo leggero. Così l’idea di realizzare lo spettacolo teatrale dal film, mi ha immediatamente conquistato. – per poi proseguire – È una storia bella e necessaria, che ci parla del presente immergendosi nel passato. La povertà del dopoguerra è una piaga che resiste ancora oggi, sebbene in altre forme, in tante zone d’Italia. Vorrei restituire sulla scena l’urgenza sentita dai personaggi di superare la miseria che li affligge, insieme alla vitalità indistruttibile e alla magia di un’Italia passata verso la quale proviamo nostalgia e tenerezza. Spero che gli spettatori possano uscire dal teatro con gli stessi sentimenti che provo io dopo una visione del film: divertiti, commossi e perdutamente innamorati di quei personaggi indimenticabili. – conclude Vinicio Marchioni – Adattare un classico è sempre una sfida rischiosa e difficile. Ma sono le sfide che vale la pena vivere,insieme ai miei compagni di strada”.