«Ricoverata in pronto soccorso al Ruggi, ecco come è stata ridotta oggi mia sorella» - Le Cronache
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«Ricoverata in pronto soccorso al Ruggi, ecco come è stata ridotta oggi mia sorella»

«Ricoverata in pronto soccorso al Ruggi, ecco come è stata ridotta oggi mia sorella»

di Erika Noschese
Lividi ovunque, semi nuda, infreddolita e spaventata. È solo l’ultima delle tragiche storie di pazienti ricoverati al pronto soccorso dell’ospedale Ruggi d’Aragona di Salerno. Mentre la Procura di Salerno sta indagando su quanto trasmesso in queste settimane da La7 durante la trasmissione Piazza Pulita, all’ospedale Ruggi si continua a calpestare la dignità del paziente, spesso dimenticando la famiglia. L’ultimo drammatico episodio risale a venerdì quando una donna con problemi psichiatrici viene trasportata in pronto soccorso. Un abuso di farmaci, forse non tanto per avvelenarsi quanto per attirare l’attenzione di una mamma anziana e della sorella. Scatta la chiamata al 118 e già lì i primi problemi: gli operatori sono perplessi rispetto al trasferimento in pronto soccorso perché «la signora sembra star bene, non sembra avere un avvelenamento da farmaci». Trasferita in pronto soccorso, dove la donna viene ricoverata in codice giallo, per la famiglia della donna inizia l’odissea: la paziente non ha un cellulare con sé, non lo utilizza e passano diverse ore prima di un aggiornamento sullo stato di salute. «L’episodio è avvenuto venerdì, ieri (sabato per chi legge, ndr) ho contattato il pronto soccorso ma ho dovuto minacciare di chiamare le forze dell’ordine e sporgere denuncia per scomparsa di persona per avere qualche informazione – ha raccontato la sorella della paziente – Mi hanno detto che mia sorella era ancora ricoverata, che c’era stato un primo contatto con lo psichiatra ma senza responso. Eravamo molto preoccupati perché purtroppo non è la prima volta, mia sorella soffre di questa patologia da circa vent’anni e durante l’ultimo ricovero in ospedale di lei si erano perse le tracce. Molto banalmente, era stata trasferita presso il reparto di psichiatria ma dal pronto soccorso non lo sapevano ed abbiamo vissuto ore di terrore per questo eravamo molto preoccupati». Nella mattinata di ieri arrivano invece le dimissioni: stando a quanto racconta la famiglia, lo psichiatra non avrebbe ritenuto opportuno procedere con il ricovero dopo le rassicurazioni della paziente. «Mia sorella non è capace di intendere e di volere, è assurda questa giustificazione. Davvero mia sorella può garantire un comportamento consono e ottenere di essere dimessa? Questa è follia – ha raccontato ancora la testimone – Per onestà intellettuale mi preme sottolineare che il personale con il quale ho avuto il contatto telefonico è stato di una gentilezza disarmante, ha compreso la mia posizione e chiaramente era in difficoltà ma purtroppo a questa tragedia si somma il comportamento di medici e oss presenti al pronto soccorso. Mia sorella racconta di essere stata abbandonata sul letto, di aver provato più volte ad attirare l’attenzione del personale ma invano. Ebbene, conoscendo il suo stato voglio dare poco peso alle sue parole ma è evidente che qualcosa è successo: giunta a casa mia sorella era spaventata, infreddolita, semi nuda e sporca perchè le hanno messo il pannolone ma non l’hanno lavata. Ho provato a chiedere spiegazioni ma mia sorella non riesce a spiegare lucidamente cosa le è accaduto­». La donna è tornata a casa con lividi enormi sulle braccia, un’escoriazione al polso e, ha detto ancora la testimone, «possiamo non dar peso alle sue parole ma i lividi ci sono e sono, purtroppo, fin troppo evidenti». Nella giornata di ieri, la signora ha accusato un malore e ha chiesto nuovamente l’intervento del 118: «ebbene, il personale intervenuto ha osato mettere in dubbio le parole mie e di mia madre, ci ha accusato di non saperci prendere cura di una persona malata e ci ha deriso con i colleghi. Questo non possiamo accettarlo, abbiamo deciso di non procedere al trasferimento in pronto soccorso e da domani (oggi per chi legge, ndr) mi attiverò per cercare una struttura sanitaria che possa accoglierla e trattarla degnamente ma, soprattutto, che sappiano comportarsi con una persona psicotica perchè quanto successo è inaccettabile, non possiamo essere vittime di un sistema sanitario che tratta i pazienti in maniera disumana».