Ricordo di Dario Incutti. “Non seguire quel giffonese di tuo padre”. E don Peppino lo mandò a quel paese - Le Cronache
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Ricordo di Dario Incutti. “Non seguire quel giffonese di tuo padre”. E don Peppino lo mandò a quel paese

Ricordo di Dario Incutti. “Non seguire quel giffonese di tuo padre”. E don Peppino lo mandò a quel paese

Di Michele Tedesco
È domenica pomeriggio quando ricevo da una delle Sue allieve un msg: il maestro ci ha lasciato.
In un solo istante, dopo il dolore, sono riemersi mille ricordi. Dario Incutti è stato il primo avvocato che ho incontrato nel mio primo giorno di pratica, 33 anni orsono.
In pochi minuti, dalla presentazione al saluto, nell’ordine mi aveva invitato e convinto a seguirlo in un viaggio a Strasburgo/Bruxelles per assistere ad un’udienza della Corte di Giustizia Europea, regalato la tessera rossa della camera penale con in primo piano Mirabeau, esortato a volare alto ed a non seguire quel Giffonese di mio padre, che presente non perse l’occasione per mandarlo a quel paese, lasciandoci nel corridoio del secondo piano del vecchio Tribunale, davanti all’aula della terza sezione penale a discutere del nuovo processo penale entrato in vigore da pochi mesi.
Un fiume in piena con la voglia di scherzare, sempre. In uno degli ultimi processi che ho avuto la fortuna di condividere, peraltro con oltre 40 tra imputati ed avvocati provenienti da tutti Italia, ricordo ancora lo stupore del Presidente del Collegio alla richiesta di rinvio dell’avvocato Incutti, motivato dalla necessità di dover lasciare il tribunale per raggiungere le terme per la cura delle acque.
Sicuramente il più moderno di tutti gli avvocati di quella generazione che è riuscita ad insegnare il rispetto per la Toga ed il sacrificio che questa professione richiede, ma con una peculiarità, vivere la vita sempre al massimo, senza limiti.