Riciclaggio: Assolvete Scarano e Cascone. Parola alla difesa al processo in Corte di Appello - Le Cronache
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Riciclaggio: Assolvete Scarano e Cascone. Parola alla difesa al processo in Corte di Appello

Riciclaggio: Assolvete Scarano e Cascone. Parola alla difesa al processo in Corte di Appello

di Antonio Manzo
. Se ne riparlerà nella udienza finale programmata per il 16 aprile alle ore dodici, come definito dal collegio giudicante di Appello (presidente Cappiello, giudici Clemente e Conforti).
Sono da poco passate le quindici di un grigio giorno di marzo nell’aula della Corte di Appello di Salerno che ha tra le mani la sentenza di condanna di primo grado per riciclaggio (sette anni di reclusione per Scarano, tre anni e sei mesi per Cascone) mentre risuonano le parole degli avvocati difensori degli imputati: avvocati Carmine Giovine per Tiziana Cascone; Riziero Angeletti del foro di Roma per Nunzio Scarano. Tutti chiedono l’assoluzione per una fin troppo celebrata inchiesta come ramo secco dello scandalo Vatileaks. Non sono bastati gli scatoloni spediti dal Vaticano alla società americana di consulenza Promotery per una verifica approfondita degli atti prodotti da monsignor Nunzio Scarano ex responsabile della sezione analisi finanziaria dell’Aspa (Amministrazione Patrimonio Santa Sede) e già in servizio presso l’ex Ior. I verificatori analisti americani non riscontrarono nessuna anomalia o legittimità da contestare al lavoro dello stesso monsignore, finito nel vortice del Vatileaks perfino al centro di una dichiarazione giudicata negli ambienti vaticani “frettolosa” di papa Francesco con parole di anticipata colpevolezza di Scarano nel corso dell’ intervista rilasciata sul volo aereo della visita in Brasile. Monsignor Nunzio Scarano, finora, conta ben due assoluzioni, lungo il decennale percorso accusatorio subìto: la prima, del tribunale di Roma per presunta corruzione e la seconda del tribunale di Salerno per presunta corruzione. Perché l’accusa di presunto riciclaggio, confermata in primo grado con la sentenza di condanna? Secondo l’accusa della procura poi raccolta dal tribunale, monsignor Scarano sarebbe stato consapevole della provenienza illecita delle somme di danaro percepite dalla famiglia dell’armatore D’Amico. . Il danaro offerto dai D’Amico servì per il recupero della statua di San Gregorio Settimo e per la realizzazione di una casa anziani nel centro storico di Salerno.
Allora una sentenza di condanna sulla presunte immoralità di un sacerdote nella gestione dei fondi della donazione? Va giù duro l’avvocato Carmine Giovine, difensore della commercialista Cascone quando, mutuando le parole del costituzionalista Sabino Cassese, sostiene che . Non solo, ma la mancanza di un controllo da parte della Guardia di Finanza avrebbe instradato gli stessi giudici in una dice Giovine che assiste la commercialista condannata in primo grado a 3 anni e sei mesi di reclusione. Monsignor Scarano ha già scontatao una sorta di pena anticipata con un duro regime carcerario e restrizioni alla sua libertà, con successivi arresti domiciliari e il parallelo monitoraggio costante della sua vita perfino con costose inteercettazioni telefoniche e ambientali disposte dalla procura con una serie di impianti fatti installare nelle fessure del campanile della cattedrale di Salerno che se fossero state utilizzate in Sicilia avrebbero arrestato da decenni il boss Messina Denaro. Ma quelle intercettazioni, alcune delle quali impropriamente diffuse, riguardavano circostanze del tutto estranee al processo ma che servirono a prospettare una capacità delittuosa dell’imputato utilizzando la perniciosa attitudine inquisitoria nazionale delle indagini “buco della serratura”.
Ma il punto centrale delle difese è quello secondo il quale nell’ipotesi di reato riciclaggio manchi ogni presupposto giuridico costituito dalla sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte da parte dell’armatore D’Amico. . Angeletti difende Scarano anche con una corposa relazione del professor Carlo Longobardo, ordinario di diritto penale dell’università di Napoli, sulla totale inesistenza del delitto di riciclaggio. Fin qui il lavoro dei difensori. L’appuntamento per la sentenza è il 16 aprile con la richiesta di replica del pg d’udienza Capuano.