di Andrea Pellegrino
Matteo Renzi si dimette ed apre al congresso ma dalla minoranza arriva l’annuncio: «Ha scelto la scissione». Era parsa una conclusione dai toni concilianti quella dell’assemblea di ieri, dopo l’intervento di Michele Emiliano. Ed, invece, a poche ore dall’annuncio di Orfini dell’avvio del congresso, Michele Emiliano, Enrico Rossi e Roberto Speranza hanno chiarito le loro posizioni: «Nei nostri interventi in assemblea c’è stato un ennesimo generoso tentativo unitario. È purtroppo caduto nel nulla. Abbiamo atteso invano un’assunzione delle questioni politiche che erano state poste, non solo da noi, ma anche in altri interventi di esponenti della maggioranza del partito. La replica finale non è neanche stata fatta. È ormai chiaro che è Renzi ad aver scelto la strada della scissione assumendosi così una responsabilità gravissima». Immediata la replica dei vertici del Pd hanno sperato, dopo le dichiarazioni di Emiliano, di riaprire la trattativa con la minoranza: «Sono esterrefatto ed amareggiato – ha detto Lorenzo Guerini – per la presa di posizione di Emiliano, Rossi e Speranza. Chiunque abbia seguito il dibattito della assemblea nazionale si è potuto rendere conto che esso andava in tutt’altra direzione, intervento dopo intervento. Segno che questa presa di posizione – del tutto ingiustificata alla luce del confronto odierno nel Pd – era evidentemente una decisione già presa». La controreplica a Guerini arriva da Dario Ginefra e Francesco Boccia: «Il silenzio dopo la mano tesa da Emiliano, in risposta ai calorosi appelli rivolti da Franceschini, Orlando, Cuperlo e Damiano, tra gli altri, è apparso come un diniego alla proposta avanzata dal presidente della Regione Puglia – dicono i deputati dem che aggiungono – al vicesegretario del nostro Partito Lorenzo Guerini diciamo che non solo non siamo venuti con posizioni precostituite, ma che attendiamo dal gruppo dirigente uscente, sebbene dimissionario, proposte concrete e non comunicati stampa». Fonti renziane rassicurano che i margini di manovra, seppur strettissimi ci sono ancora. C’è chi ha mostrato “disponibilità piena a fare la conferenza programmatica, mentre sui tempi siamo distanti”. Quanto alla tempistica: «Il congresso si concluderà prima delle amministrative», ribadisce la vice segretaria Debora Serracchiani. «Renzi può arrivare al massimo a fare le primarie il 7 maggio, più in là non si può andare», spiega un parlamentare renziano che incalza: «Bisogna vedere se per il candidato -governatore sarà sufficiente». Martedì si darà ora vita alla commissione congresso, in direzione e solo in questa occasione si vedrà chi accetterà e chi no. Durante la direzione verranno decise le regole base a garanzia di tutti i candidati e poi inizierà il confronto nei circoli tra gli iscritti. Solo in una seconda fase si procederà alla presentazione delle candidature.