di Andrea Pellegrino
Matrix lo ha bollato come “mostro” di scorrettezza a sinistra ma Vincenzo De Luca, durante un servizio andato in onda la scorsa sera, è andato ben oltre, indispettendo destra, centro ed anche il suo stesso partito e compresi i vertici di Camera e Senato. Insomma una bufera senza precedenti quella che ha travolto il governatore della Campania. Colpa delle frasi pronunciate all’indirizzo di Rosy Bindi. «Quello che fece è una cosa infame, da ucciderla», ha detto l’ex sindaco di Salerno riferendosi alla black list pubblicata a poche ore dall’apertura dei seggi elettorali per le Regionali in Campania. Una frase ripresa dalle telecamere di Matrix (in servizio è anche online) ma che Vincenzo De Luca bolla come “mossa scorretta” da parte dei soliti giornalisti. Il governatore chiarisce, attraverso una nota, che si trattava di una chiacchierata informale, ripresa “a sua insaputa” ed annuncia anche querele: «Verificheremo con l’ufficio legale gli estremi della querela a fronte di una evidente violazione della privacy e violenza privata esercitata. Un ennesimo episodio di scorrettezza professionale e di inciviltà». Una difesa che non lo ha salvato però dalla valanga di contestazioni giunte da tutti i livelli istituzionali e politici d’Italia. A chiarire è proprio il giornalista di Matrix Pietro Suber: «Come è facilmente dimostrato dall’integrale della registrazione video, il governatore della Campania ha rilasciato le dichiarazioni in questione durante l’intervista, e non al termine, tanto è vero che la registrazione è proseguita per alcuni minuti. Il video dimostra che le dichiarazioni sono state rese autonomamente dall’intervistato e non sono state estorte in alcun modo». «Rispedisco quindi al mittente – aggiunge Suber – le accuse di scorrettezza professionale come quelle, assurde, di delinquenza giornalistica, tanto più che a fare riferimento al presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi è stato per primo lo stesso governatore. Non avevo alcun interesse a rispolverare una questione che dal punto di vista giornalistico si era già chiusa da un pezzo». Luigi Zanda, presidente dei senatori del Pd, scrive: «Al di là del contesto, pubblico o privato, in cui sono state le violente e pesantissime espressioni sull’onorevole Bindi, Vincenzo De Luca ha superato ogni limite della lotta politica. Farebbe bene a chiedere scusa». E le scuse sono invocate da tutto il Partito democratico. A partire dal presidente Matteo Orfini, al vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini. «Si dia una calmata», propone Orfini mentre per Guerini: «Parole inaccettabili quelle espresse da Vincenzo De Luca su Rosy Bindi, alla quale va la nostra piena solidarietà. Nessuna polemica politica, per quanto aspra, o nessuna decisione, per quanto controversa, giustificano espressioni come quelle di De Luca riportate dai mezzi di informazione». Obbligo di scuse anche per Debora Serracchiani, altra vice di Matteo Renzi al Nazareno. Lancia l’hashtag #iostoconRosyBindi la presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini. Il numero uno del Senato, Pietro Grasso dice, invece: «Eviti di imitare Crozza. Così non pensi di costruire consensi e simpatia, ma solo rappresentazione di irresponsabilità e arroganza. Non pensavo che spostandomi in politica avrei sentito parole che ero abituato a sentire quando ero procuratore antimafia – prosegue – Certe cose un rappresentate delle istituzioni non deve pensarle e nemmeno dirle». Il Pd intervenga, l’appello di Ettore Rosato (presidente dei deputati democrat) che, tra l’altro, sarà nel salernitano nelle prossime ore per il tour referendario. «Parole di De Luca contro Bindi gravi e inaccettabili. Pd e politica non consentano che ci si rivolga nemmeno ad avversari così». Ed in serata è intervenuto anche il premier Matteo Renzi: «Parole totalmente inaccettabili. Solidarietà piena a Rosy Bindi». Alzano il tiro i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle che chiedono “dimissioni immediate di Vincenzo De Luca”: «E’ indegno di rappresentare le istituzioni e i cittadini campani. E’ un uomo dalle modalità violente che mostra una costante propensione alle minacce verbali: veri e propri atti intimidatori a scopo di vendetta politica che non si discostano dal lessico camorrista. È l’ennesima sua minaccia, questa volta resa persino più grave per il fatto di essere indirizzata a una donna. Le scuse come rito auto-assolutorio non bastano, anzi peggiorano la sua posizione. Il trincerarsi dietro il fatto che la sua affermazione sia stata ripresa a fine intervista, delinea appieno il personaggio: non dice mai la verità, reputa i cittadini degli stupidi a cui propinare quello che vuole. Perciò chiediamo le immediate dimissioni di De Luca. Un uomo così non può ricoprire il ruolo di presidente della Regione Campania – dicono le consigliere regionali del Movimento 5 Stelle Valeria Ciarambino e Maria Muscarà, che a nome del gruppo regionale del M5S in Consiglio esprimono vicinanza e solidarietà al presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi – Come donne e cittadine nelle istituzioni ci sentiamo umiliate e offese – sottolineano Ciarambino e Muscarà – parole gravissime e inaccettabili che contribuiscono a fomentare la violenza contro e donne». In serata la controreplica di Vincenzo De Luca che si affida al Vangelo: «In attesa della convocazione dell’assemblea delle Nazioni Unite, rivolgiamo il nostro pensiero al Vangelo”, si legge nel messaggio che prosegue citando Matteo versetto 23,27: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume». Infine il ministro dell’Interno: «”Certe parole non devono scappare neanche nei fuori onda. Certe parole non fanno parte del vocabolario istituzionale del nostro Paese». Unico alleato del governatore, Vincenzo D’Anna, senatore del gruppo Ala: «L’unico nemico che c’ha la Bindi è madre natura. De Luca ha usato un’espressione forse poco corretta ma che rientra nei canoni consueti del suo gergo. E poi non ha niente a che vedere con la materiale attuazione. Poi in Italia tutto si strumentalizza a fini politici».