Parterre de Roy al teatro Verdi per la prima del titolo verdiano. Efficace la regia e in particolare le coreografie. Inatteso passo falso dell’orchestra diretta da Daniel Oren e prevedibili invece le incertezze di Susanna Branchini nel ruolo di Lady Macbeth. Sugli scudi il Banco di In Sung Sim
Di Olga Chieffi
Poche righe per riempire il lungo intervallo di questo atteso Macbeth, titolo evento della stagione lirica del teatro Verdi di Salerno, firmato da Lina Wertmuller e dal coreografo Daniel Ezralow. Di grande impatto l’albero che, con i suoi rami fiorenti e con le sue radici che promettono comunque la continuazione, illuminato da una luna che veglia impassibile sulla tragedia, domina la scena. L’albero simbolo della vita in tante culture e religioni. L’albero nascondiglio delle streghe, preferito dal maligno, testimone archetipico della grande sfida tra il bene e il male, elemento semplice e universale che permette di unire il passato, il favolistico, biblico, il presente e il futuro, non è certo un’idea nuova, poiché proprio in un Macbeth andato in scena nel luglio musicale trapanese datato 2001, il regista e scenografo Michal Znaniecki, costruì la sua idea di regia proprio su di un grande albero con pannelli scorrevoli intorno in luogo del castello, molto simile agli spazi del palcoscenico salernitano. La Susanna Branchini, nel ruolo di Lady Macbeth ha riconfermato i problemi di voce già, purtroppo, rivelatisi in Nabucco, ove ha ricoperto il ruolo di Abigaille, con acuti urlati, poco controllati, e poco corpo nel registro grave, mentre il baritono George Petean, voce piena e felice, ha servito bene il poeta, come prescriveva Verdi. Un Banco di lusso è certamente in Sung Sim, tanto da far rimpiangere che muoia ammazzato già nel secondo atto, ed un dignitoso debuttante Azer Zada ha dato voce a Macduff. Ottoni come non mai fuori fase, questa volta in buca, in particolare negli unisoni del principio del secondo atto, ma i nei nell’ esecuzione da parte della Orchestra Filarmonica Salernitana, che ha fatto un inatteso passo indietro dal Nabucco, sono diversi, nonostante l’astuta ai limiti del diabolico direzione di Daniel Oren. Gradite al pubblico le coreografie di Daniel Ezralow. Appuntamento con i nostri lettori a domani, per il completo commento dell’opera.