di Adriano Rescigno
«Non vogliamo il reddito di cittadinanza, vogliamo lavorare». I dipendenti del progetto Apu – ex dipendenti in mobilità in deroga – intervengono all’assemblea pubblica de “Cavesi a 5 Stelle” svoltasi ieri sera. Cinquecentottanta euro per sei mesi ed un impegno di ottanta ore mensili ma non ci sono le coperture finanziarie ed il Comune di Cava de’ Tirreni che ha anticipato al posto della Regione Campania le prime due mensilità non può coprire i costi, in più i rappresentanti del personale Apu non hanno avuto udienza dopo averla chiesta al ministro del lavoro Luigi Di Maio. Il progetto Apu, che favorisce l’inserimento al lavoro, una nuova formula di ammortizzatore sociale, è partito in diversi comuni d’Italia tra cui Cava de’ Tirreni che vede impegnate 80 unità, è iniziato il 2 agosto ma c’è un ritardo nei pagamenti di 4 mesi. I dipendenti impiegati nelle scuole ed al servizio delle amministrazioni svolgono le più disparate funzioni a sostegno dei dipendenti effettivi nell’ambito dei progetti ammessi al finanziamento. Il progetto per il quale non solo viene chiesto il pagamento degli arretrati terminerà il 31 gennaio e tutti gli 80 metelliani coinvolti si rivolgono direttamente al presidente della Giunta regionale Vincenzo De Luca ed all’assessore regionale al lavoro Sonia Palmeri: «E’ urgente allestire un tavolo di trattativa, la questione è importante e visto che viene tutto sovvenzionato dai fondi europei si possono trovare le basi per un accordo non solo per i pagamenti ma anche per prorogare i progetti. Noi vogliamo lavorare, non vogliamo il reddito di cittadinanza». L’appello ovviamente è implicito anche per il sindaco Enzo Servalli sulla scorta di quanto suoi diversi colleghi stanno facendo per il rinnovo dei progetti che coinvolgono gli Enti locali. «Non c’è reddito, non lavoriamo, non c’è niente, ci accontentiamo di 580 euro al mese -dicono i dipendenti devono prorogarci il contratto. E’ la risposta al reddito di cittadinanza, è molto più dignitoso lavorare 80 ore e non percepire 700 euro senza fare niente. Soldi senza fare niente non ne vogliamo».