di Ferdinando Cappuccio
Ero a conoscenza, da qualche giorno, che Raffaele Vitale stava molto male. La notizia della sua scomparsa non mi ha preso di sorpresa ma mi ha comunque rattristato molto.Come in un film mi sono apparsi nella mente tanti momenti di vita che in qualche modo voglio condividere con Voi lettori.Innanzitutto il momento della conoscenza: era la fine del secolo scorso quando un locale nella piazza antistante la chiesa, aprì a Materdomini in Nocera Superiore. “Terrasanta”, così si chiamava, balzò immediatamente all’attenzione di tutti gli appassionati di cibo e vino. Era un locale di grande atmosfera, un po’ simile a locali di quel rustico coniugato a charme di cui importanti osterie soprattutto toscane erano permeate. Ho incominciato a frequentarlo con tanti amici salernitani ed abbiamo conosciuto il patron, l’arch.Raffaele Vitale. La ricerca di formaggi particolari, antichi piatti riproposti come il mallone, l’utilizzo di materie prime di gran qualità come il vero pomodoro san Marzano o la pasta Vicidomini di Castel San Giorgio connotarono subito le grandi intuizioni gastronomiche di Raffaele, che divenne un punto di riferimento per la gastronomia della ns.provincia. Le tante serate vissute in convivio non accontentavano soltanto i sensi ma anche un bisogno di ricerca culturale che godeva delle performance di gruppi come quello del mitico “Gerardina”, vero cultore del grande de Simone. Improvvisamente nei primi anni del nuovo secolo Raffaele abbandonò Terrasanta con molto dispiacere di noi avventori divenuti suoi amici. Ma fummo rasserenati e poi molto incuriositi dal sapere che il vulcanico architetto stava aprendo a Mercato san Severino un nuovo locale, “Casa del nonno 13”. Sin dall’inaugurazione, che ricordo bene, ci rendemmo conto che si stava per realizzare un vero e proprio miracolo nella gastronomia di Salerno e dell’Agro. Il locale era bellissimo sin dall’ingresso dove, posando i cappotti, si entrava in una vera e propria casa, con esposte prelibatezze ricercate a km 0. E poi il salone con il forno in fondo ben funzionante, con bei tavoli e importanti bicchieri dove gustare vini oggetto di ricerca non banale. Quanti amici vignaioli della ns. Provincia hanno proposto agli utenti i loro vini, accompagnando il miglior cosciotto di agnello al forno mai provato o una rivisitazione della parmigiana o un semplice meraviglioso spaghetto al pomodoro san Marzano! E fu subito gran successo, consacrato dalla stella Michelin. Raffaele intuiva come poter far felice i suoi avventori-amici con piatti che ricordavano sensazioni delle stagioni e ricordi della famiglia. E questa sua filosofia la passava ai suoi chef, molti dei quali ancora oggi godono della massima considerazione in ambito nazionale, e credo ricordino con piacere quella esperienza. E poi ecco che mi compare nella mente la scelta di aprire un bistrot a Salerno,che ebbe un importante successo e che è stato antesignano di altri formati succedutisi. Con Raffaele e altri amici abbiamo vissuto infine l’esperienza della “Locanda Moresca” di Ravello, dove dal niente è nato un locale che, pur essendo io un po’ di parte, credo che abbia avuto un importante posto nella ristorazione della costiera. Negli ultimi anni Raffaele non stava bene ed ha ridotto la propria partecipazione diretta in locali, però facendo da consulente sia come progettista sia come creatore di menù a molti locali. In particolare ricordo uno splendido pranzo organizzato a Villa Raiano, ove ancora una volta ebbi la certezza che la cultura abbinata alla tecnica rendevano Raffaele un grande della enogastronomia della ns. Provincia.Credo forse che in questo momento il mio AMICO stia organizzando un grande banchetto lassù. CIAO Ferdinando