Non è certamente una novità sappiamo benissimo, è soprattutto il mondo dell’impresa a saperlo, che la burocrazia e gli eccessi di questa pratica cara alla politica italiana, asfissia ed opprime imprese ed imprenditori e ne determina spesso la loro estinzione economica. Addirittura nello sforzo, apprezzabile per altro, di interventi a sostegno dell’economia notiamo una quantità sproporzionata di documentazione da produrre per poter accedere a crediti di imposta, finanziamenti a fondo perduto o in regime de minimis. Abbiamo sempre sostenuto che nel periodo emergenziale più preoccupante probabilmente qualche attività normativa aggiuntiva sarebbe stata necessaria, ma ancora oggi riscontrare questa pratica rappresenta un vero e proprio ostacolo alla crescita, alla ripartenza ed alla sburocratizzazione. Una nuova ondata di regole e normative a valere sul mondo delle imprese, nuovi e vecchi balzelli che finiscono inevitabilmente per fagocitare il tessuto economico e sociale creando nuova povertà diffusa. I venti di guerra proveniente dall’Ucraina che hanno messo in risalto il deficit energetico di tutto il Paese con aumenti esorbitanti per il mondo dell’impresa stanno disintegrando le piccole attività commerciali, ad esempio un ristorante che pagava 14 mila euro ne pagherà 26 mila, un bar che ne pagava 12 mila ne pagherà 18 mila, un fornaio che ne pagava 3 mila ne pagherà 6 mila, un parrucchiere che già pagava 8 mila euro ne pagherà 12 mila, rincari che nella migliore delle ipotesiè sempre se l’azienda non ritenga utile chiudere, si ripercuoteranno sulla utenza finale sui consumatori. Questi dati che appartengono alla drammatica situazione della economia reale dichiara il presidente provinciale di Confesercenti Salerno Raffaele Esposito, unitamente agli impegni bancari extra, contratti proprio in epoca covid, rappresentano un ulteriore aggravio di pressione su imprese e famiglie, proprio per questo e dalla prima ora stiamo cercando di rappresentare tutto ciò in maniera puntuale ai nostri “euroburocrati”, perché oggi sono tutti subordinati a Bruxelles, a coloro i quali non hanno sofferto della pandemia economica a differenza dei nostri imprenditori, sperando che a tutti i livelli capiscano le difficoltà del nostro tessuto economico e sociale che si regge su comunità piccole dove da sempre vige un equilibrio commerciale armonico, sulle piccole e micro imprese. Riconosciamo certamente un impegno istituzionale così come sempre ribadito, prosegue il presidente Esposito, ma non è bastato e non basterà per favorire un vero clima di ripartenza diffusa, abbiamo visto i dati nazionali sulle cessazioni e sulle chiusure di imprese specie nel settore del turismo e del commercio tradizionale, molti dei nostri associati dai balneari, agli imprenditori del trasporto NCC al settore dell’ospitalità stanno ancora aspettando il cosiddetto poderoso piano socio economico per una vera ripartenza, i fondi del PNRR seppur cospicui e strategici sono ancora troppo “lontani” dalla realtà del quotidiano dei nostri esercenti. Il nostro impegno così come da sempre è rivolto con ancora più vigore ed energia alle categorie più soffocate da questa crisi socio economica, ai pubblici esercizi, ai ristoratori, agli artigiani, ai piccoli commercianti delle nostre città, insomma ai veri rappresentanti dell’’economia reale quella che noi in Confesercenti difendiamo quotidianamente, per questo diciamo a tutti coloro che hanno impegni di governo e di amministrazione di fare il possibile per tutelare gli attuali imprenditori, accompagnamoli davvero fuori dalla pandemia socio economica.
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