Quando i Chechile sparano a zero contro il Comune - Le Cronache Attualità
Attualità Salerno

Quando i Chechile sparano a zero contro il Comune

Quando i Chechile sparano a zero contro il Comune

Alberto Cuomo

Deve essere proprio così, i salernitani, o meglio i residenti a Salerno devono avere l’anello al naso. O, altrimenti, devono essere presi in un giro clientelare se continuano a votare chi li impoverisce arricchendo pochi. Oltretutto anche chi si “ammocca” le promesse clientelari dovrebbe sapere che a Salerno e nel salernitano i clienti sono molti e non tutti possono essere soddisfatti. C’è però da dire che, anche chi è più consapevole delle storture che attraversano la città e la regione non sa chi votare, dal momento spesso gli esponenti dell’opposizione sembra contrastino il “sistema” De Luca solo per sostituirsi in una analoga gestione della cosa pubblica. Saranno circa 40 anni che diversi cittadini sostengono, a ragione, la necessità di convertire il porto commerciale della città in porto turistico, ma De Luca, e non solo, si ostina a non prendere in considerazione una tale opzione. Del resto nessuno protesta se gli arricchimenti destinati a pochi, grazie alle varie scelte politiche, sono realizzati a spese degli altri cittadini. Né c’è una qualche autorità, pure assegnata al controllo, che blocchi la sperequazione. Se in una città si arricchiscono i pochi e si impoveriscono i molti, vi sarà pure una qualche disfunzione da correggere! Qualcosa del genere, sebbene più grave, accade nei paesi tribali, come il Congo, il Ruanda, la Tanzania etc. dove anche le aziende straniere possono ottenere una concessione per sfruttare le immense miniere di uranio, smeraldi, oro, columbite, tantalite. Qui sovente gli stranieri, i cinesi o i polacchi, non pagano neppure gli oneri concessori avendo nelle loro società, coperti da contratti esteri, i maggiorenti locali, vertici politici, generali, poliziotti, magistrati, mentre i cittadini che lavorano nelle miniere vengono sfruttati per pochi dollari. I salernitani sono stati depredati degli spazi liberi cittadini desinati ai servizi, della collina verde di Giovi, delle spiagge erose dai porti, del mare sempre più sporco, di cose cioè che hanno un carattere economico se, come è ormai risaputo, l’ambiente è fondamentale per l’economia come già mostrarono i vari Olivetti nel dopoguerra. Quanto al porto commerciale, solo due giorni fa, un camion diretto a scaricarvi diverse balle di rifiuti in una curva ha perso parte del suo carico colpendo alcuni ciclisti di cui uno è morto e gli altri sono rimasti contusi anche gravemente. Non è la prima volta che sulla strada da e verso il porto si muore: perché i cittadini devono essere esposti al rischio della morte per colpa di un porto che alla città non porta benefici? Gli unici salernitani che si giovano del porto sono coloro che godono delle concessioni per il carico e scarico, ovvero i soci della Gallozzi Group il cui presidente è Agostino Gallozzi, il quale neppure corre il rischio di essere coinvolto nel pagamento dei danni determinati dai movimenti di terra utili al suo business sullo shipping portuale. Certo il camion che ha rovesciato le balle non c’entra niente con Gallozzi, ma è quest’ultimo che si avvantaggia della presenza di una infrastruttura che non dovrebbe essere urbana. Già, perché un porto commerciale, in genere, comporta inquinamento e rischi e pertanto, anche per la necessità di ampi spazi di stoccaggio, è preferibile sia posto in periferia. Del resto anche in Italia, a Genova, a Taranto, a Trieste, dove preesistevano porti, le aree portuali prospicienti i centri storici sono state convertite con destinazione al Turismo e alla diportistica mentre la parte commerciale è stata sviluppata nella periferia delle città. Per non parlare di Gioia Tauro il cui porto commerciale è stato posto oltre la città, contiguo all’area industriale. In passato si è pensato di spostare le attività portuali a sud di Salerno. L’ipotesi fu formulata da tecnici legati al ministro Conte, ma si trattava di un progetto folle che intendeva realizzare un porto-isola di fronte al mare ebolitano, devastando l’avvenire turistico di quei luoghi. L’ipotesi trova ancora spazio presso alcuni consiglieri comunali d’opposizione che, però, non vorrebbero contrastare più di tanto il manovratore. E invece la soluzione potrebbe essere più semplice di quanto si pensi: convertire il Marina d’Arechi a porto commerciale e il Manfredi a porto turistico. Conversioni che sarebbero nei poteri di Gallozzi che, non intende rischiare ciò che è sicuro, come farebbe invece un imprenditore che abbia a cuore anche il benessere della sua città. Gallozzi si vanta di aver affidato il progetto a terra del Marina d’Arechi a Calatrava, un’archistar che si ispira agli scheletri. E Calatrava è costato milioni ai cittadini di Salerno (due solo per lo show di presentazione di alcuni schizzi al teatro Verdi) non a Gallozzi, che ora sbandiera i render del presunto progetto come fosse realizzato, onde propagandare una qualità architettonica dei servizi che non c’è. Qualche mese fa lo stesso Gallozzi sostenne ai quattro venti che era contrario alla scelta deluchiana di far costruire al solito Rainone gli edifici residenziali presso lo stadio Arechi, dal momento avrebbe voluto gli stessi spazi fossero destinati alla logistica portuale. In tale doglianza però avanzava anche l’ipotesi di ampliare il suo porto. Un modo di fare consueto a Salerno, dove De Luca minaccia il gruppo Chechile di voler ritirare la concessione del suolo del Grand Hotel Salerno, e i Chechile, attraverso l’ingegnera Rosaria, candidata al consiglio comunale contro il sistema De Luca, sparano a zero sulla gestione della città, mentre, malgrado i conflitti, gli stessi Chechile acquisiscono altro suolo pubblico per costruire un nuovo albergo nell’area dell’ex cementificio. Non c’è che dire i pochi furbi si arricchiscono e la maggioranza dei cittadini, con la sveglia al collo, applaude.

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