di Andrea Pellegrino
Soldi pubblici spesi per la campagna per il sì. I Cinque Stelle alzano il tiro dopo la convention napoletana pagata con i soldi regionali, che si è conclusa domenica alla presenza del premier Renzi. Roberto Fico denuncia: «Quanto avvenuto a Napoli in questi due giorni è una violazione di legge gravissima. Ricordo, ancora una volta, che nei periodi di campagna le amministrazioni pubbliche non possono svolgere attività di comunicazione istituzionale salvo che esse non siano “indispensabili” e “indifferibili”, e comunque svolte in modo “impersonale”. È inoltre vietato promuovere, in qualsiasi forma, l’immagine dell’istituzione che si rappresenta». Ed anche il blog di Beppe Grillo denuncia l’impegno del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca nella campagna referendaria. Nella home page del sito campeggia un post firmato da Marì Muscarà e Valeria Ciarambino, consigliere regionali del M5S in Campania, intitolato “Fermate De Luca: fa propaganda al Sì con i soldi pubblici”. «Come il Movimento 5 stelle aveva previsto e denunciato, la due giorni dell’Assemblea nazionale sul Mezzogiorno organizzata da De Luca a Napoli – scrivono le due esponenti stellate – si è rilevata un mega spot sul referendum. Evento promosso tappezzando la regione con manifesti giganti e inserzioni su giornali e siti web, tutto finanziato con soldi pubblici mediante apposita delibera della Giunta regionale che ha stanziato ben 500mila euro, in palese violazione della legge sulla par condicio che impone il divieto assoluto di qualsiasi forma di comunicazione istituzionale». Secondo il blog di Grillo, «De Luca, sceriffo senza stella, ha in pratica organizzato un evento fintamente istituzionale, con le solite promesse sulla pelle dei campani di centinaia di migliaia di posti di lavoro, guarda caso in piena campagna referendaria. Fino a giungere – scrivono ancora Muscarà e Ciarambino – all’indegno comizio di Renzi che ha definitivamente trasformato l’Assemblea per il Mezzogiorno in squallida propaganda per il sì, a colpi di spot del presidente del Consiglio non eletto da nessuno. Il ducetto di Firenze e lo sceriffo della Campania hanno gettato la maschera, dimostrando ancora una volta di calpestare la legge pur di provare a racimolare qualche voto per il si, a botte di slogan e bugie. E’ una campagna referendaria condotta sul filo della disonestà, con la Serracchiani, già multata in Friuli Venezia Giulia per aver usato soldi pubblici per fare campagna per il sì, con le lettere inviate da Renzi ai connazionali all’estero, gli studenti precettati a partecipare alla visita del presidente del consiglio a Pescara e le violazioni commesse in tante regioni tutte puntualmente denunciate dal M5S». «De Luca – si legge ancora sul blog voce ufficiale del M5S – non poteva essere da meno. Abbiamo già pronta una dettagliata segnalazione ai revisori dei conti, all`Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, al Corecom e alla Prefettura, perché si faccia chiarezza sull’ennesimo raggiro di questa campagna referendaria fatto sulla pelle dei cittadini e usando pure i loro soldi». Sul caso è intervenuto anche il sindaco di Napoli Luigi de Magistris: «Mi è sembrata più un’iniziativa referendaria legata alla propaganda mediatico-politica messa in campo per il Sì ». Secondo de Magistris (non invitato tra i relatori), «non è possibile discutere del rilancio del Sud senza interloquire con l’area metropolitana di Napoli che rappresenta il 56% della popolazione campana». Il primo cittadino napoletano conferma «la disponibilità a lavorare insieme perché – afferma – abbiamo un alto senso istituzionale a differenza di altri», ma evidenzia che «se da simili iniziative si esclude qualcuno, allora la finalità non è il rilancio del Mezzogiorno».