di Erika Noschese
I popolari si riorganizza su tutto il territorio nazionale. A Roma, presso l’Hotel Parco dei Principi, la prima Assemblea dei Comitati regionali del movimento POP-Popolari in rete. Tra i promotori e i partecipanti, tanti esponenti della galassia ex Dc e della diaspora popolare: Giuseppe De Mita, Erminia Mazzoni, Giorgio Merlo, Mario Mauro, Giuseppe Gargani, Giuseppe Fioroni, Lorenzo Dellai e dalla provincia di Salerno spiccava la presenza di Alfonso Andria e Aniello Salzano. “La persona al centro della politica”, il tema dell’incontro. «Il susseguirsi di maggioranze parlamentari, di successi elettorali e di trionfi e cadute di leadership a forte impatto mediatico, non ha spostato l’orizzonte politico del paese e non ha ridotto il senso di insicurezza che attraversa la società italiana.
Crescono significativamente il livello di astensione al voto, la volatilità delle scelte elettorali, il senso di sfiducia nei partiti e in una certa misura verso le istituzioni democratiche della rappresentanza.
Eppure, nella pubblica opinione resiste la speranza dell’arrivo di qualcosa che sia allo stesso tempo nuovo e antico; innovativo e tradizionale; capace di riformare e attento a conservare: qualcosa che rivesta di novità la continuità – hanno chiarito da Popolari in Rete – Le opzioni tecnocratiche e populistiche, convergenti nel ritenere il popolo un oggetto e non il protagonista della vicenda democratica, si sono rapidamente trasformate da soluzione a problema delle democrazie. In questo contesto e su queste basi di comune riflessione è maturata un’esigenza diffusa di ricomposizione del variegato universo politico di movimenti, associazioni, liste civiche e personalità, che si riconoscono nella comune radice culturale del popolarismo. Ciò viene significativamente alla luce a 100 anni da quel congresso del Partito Popolare – simbolo di fedeltà ai valori democratici – che costò l’esilio a Luigi Sturzo». C’è dunque la necessità di accendere i riflettori sui «problemi del presente» che impongono un impegno diretto nell’elaborazione e nell’azione concreta per senso di responsabilità storica e non per evocare una teoria del passato. Nulla dice che questa condizione di incertezza preluda a facili successi, ma nulla impedisce di assumere l’impegno di offrire possibili soluzioni.Il pluralismo delle diverse esperienze popolari avverte dunque necessario ricercare le forme più efficaci perché esse si esprimano in forme politicamente unitarie». Da qui, dunque, la di lavorare alla costruzione di una comune Piattaforma Popolare che raccolga i movimenti politici e associativi, le esperienze amministrative, sociali e culturali che trovano nel popolarismo la comune radice di pensiero. «Una Piattaforma Popolare che, conservando l’autonomia dei partecipanti, consenta la formazione di un riferimento unitario e organico che rappresenti anzitutto uno spazio di impegno culturale e quindi di elaborazione programmatica, con il chiaro obiettivo di favorire l’individuazione di scelte organizzative disponibili alle collaborazioni più ampie, inclusive ed efficaci sul piano politico», hanno poi aggiunto. Ad aprire i lavori, Giuseppe De Mita: «Noi popolari non siamo una teoria della storia, siamo dentro le cose dell’attualità. Non siamo qui per un annuncio, siamo qui per un ragionamento, come avrebbe detto un De Mita intelligente – ha detto De Mita- C’è un fermento, una sorta di astensionismo militante. Molti di noi non sono andati a votare o hanno votato quello che c’era. Noi oggi siamo alla ricerca di qualcosa, e questo qualcosa è un dato politico. Credo si sia spenta l’onda tumultuosa della politica fondata sull’immediatezza, che non porta da nessuna parte». Ottimista e fiducioso Giuseppe Gargani, memoria storica della Dc: «La piattaforma popolare non è più un desiderio, è una realtà. Dopo 30 anni di indistinto, alle ultime politiche è tornata l’identità. Ha vinto la destra, cancellando il centro. Noi che non ci siamo rassegnati alla diaspora abbiamo continuato per lungo tempo a mediare per aggregare. Io ho fatto una federazione, ma ognuno è rimasto ancorato alla sua piccola identità. Oggi c’è la sintesi, c’è popolari in rete, chi sta qui è popolare, chi non c’è è fuori. La provvidenza ci ha dato tante occasioni per stare insieme, ma il personalismo ci ha divisi. Oggi è finita la diaspora. Siamo popolari e vogliamo essere uniti. Ma basta mediazioni, non è che dobbiamo stare per forza tutti insieme. Quelli che si sentino popolari sono oggi chiamati ad un appuntamento storico. Attraverso di noi può rinascere la politica». Nel corso dell’incontro, De Mita ha annunciato le adesioni alla piattaforma popolare sottoscritte da personalità, movimenti e soggetti civici.