di Erika Noschese
«È fondamentale chiarire la posizione di Vincenzo D’Amato, direttore generale dell’azienda ospedaliera universitaria Ruggi d’Aragona di Salerno in tempi rapidi». A dirlo il professor Mario Polichetti, responsabile nazionale Sanità e Politiche sociali dell’Udc che parla di «sistema Ruggi», denunciando la gestione aziendale definita «fallimentare» e un clima lavorativo insostenibile. «Una delle questioni più evidenti riguarda la posizione del direttore generale. Si tratta di una figura sicuramente stimabile, ma attualmente in pensione. Abbiamo più volte sottolineato l’urgenza di fare chiarezza su questa situazione. Non basta la sospensione dello stipendio e il proseguimento dell’incarico a titolo gratuito come consulente, perché questo tipo di soluzione non risulta credibile. La parabola del buon samaritano è scritta nel Vangelo, non appartiene alla politica, soprattutto alla politica dei giorni nostri – ha dichiarato l’ex primario del reparto gravidanze a rischio – È fondamentale chiarire questa posizione in tempi rapidi, poiché sono trascorsi mesi dal pensionamento del direttore generale e non è stata ancora trovata una soluzione definitiva». Polichetti dunque ha lanciato un duro atto d’accusa nei confronti dell’Azienda ospedaliera universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” e del suo manager, Vincenzo D’Amato, chiedendone le dimissioni. «Da quando è arrivato, il manager D’Amato è riuscito nell’impresa di svuotare il “Ruggi” dei suoi professionisti migliori, creando un clima di terrore e penalizzando chiunque osi esprimere un’opinione diversa dalla linea ufficiale», ha aggiunto. Un esempio emblematico di questo clima sarebbe, secondo Polichetti, il procedimento disciplinare avviato contro il dottor Giuseppe Allegro. «Il dottor Allegro è stato punito solo per aver avuto il coraggio di opporsi al pensiero unico che vige attualmente in questa Azienda», ha affermato. Un’altra questione rilevante è la perdita di molte eccellenze mediche: «Questa situazione è strettamente legata alla mancanza di una direzione strategica chiara e di un progetto operativo concreto. Non esiste un piano per il futuro che offra prospettive ai professionisti desiderosi di crescere e contribuire al sistema sanitario locale – ha detto ancora il noto medico salernitano – Di conseguenza, molti medici scelgono altre strade. Non è necessariamente una questione economica: spesso si orientano verso il privato o verso altre regioni dove viene garantito un ambiente di lavoro più sereno e organizzato. Questo fenomeno alimenta la mobilità passiva verso altre aree del Paese, un problema sempre più grave per la Campania». Un’altra criticità riguarda le liste d’attesa, che continuano ad allungarsi. Per alcune prestazioni sanitarie, si parla addirittura di tempi che si protraggono fino alla fine del 2025 o, probabilmente, fino al 2026. «Questo accade perché manca un progetto chiaro e una strategia per risolvere il problema. Inoltre, il milione e trecentomila euro destinato allo smaltimento delle liste d’attesa è stato speso, ma non per accelerare i percorsi diagnostico-terapeutici dei pazienti. Secondo un atto deliberativo dell’azienda sanitaria, questi fondi sono stati utilizzati per compensare professionalità che, pur avendo lavorato, non hanno contribuito concretamente alla riduzione delle liste», ha aggiunto il ginecologo. Polichetti non ha risparmiato critiche all’organizzazione generale del “Ruggi”, citando anche il “caso Coscioni” come una dimostrazione delle carenze gestionali e strategiche dell’ospedale. ҖÈ chiaro che questa Azienda è priva di una visione per il futuro e di una gestione all’altezza della sua missione. Non si può continuare a mortificare così la sanità pubblica», ha aggiunto. L’ex primario del “Ruggi”, che ha deciso di lasciare l’Azienda anche a causa di queste problematiche, ha concluso il suo intervento con un appello: «È necessario un cambio di rotta immediato. Chiedo che il manager D’Amato lasci il suo incarico per permettere una ricostruzione basata su trasparenza, competenza e rispetto per i professionisti che ogni giorno si sacrificano per i pazienti», ha concluso.