Petraccaro: S. Marco a Rota, disastro annunciato - Le Cronache Attualità
Attualità Mercato San Severino

Petraccaro: S. Marco a Rota, disastro annunciato

Petraccaro: S. Marco a Rota, disastro annunciato

di Maria Pia Donati

Quel 19 giugno 2024, il Governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca appariva assai soddisfatto. Inaugurava a Mercato San Severino, in località Curteri, con il tradizionale seguito dei suoi fidi e dei plaudenti amministratori locali, la sala conferenze ricavata dal rudere di una Chiesa paleocristiana, ab origine Santa Maria a Rota, poi dedicata, nel corso dei secoli, a San Marco. Nei pressi, c’è un’area archeologica romana, con una villa rustica del II secolo, identificata nel 1986 dall’archeologo Paolo Peduto. Teoricamente, un esempio di scuola nel campo della rigenerazione urbana. La sala, coincidente con l’antica navata della Chiesa, veniva a colmare un’esigenza culturale della comunità (o almeno così immaginavano gli amministratori promotori) e i lavori, finanziati con fondi europei, sotto la supervisione della Soprintendenza ABAP competente per territorio, erano costati complessivamente, in due tranche, quasi un milione di euro. Oggi,circa un anno e mezzo dopo, però, la economica copertura in lamiera – quella originaria della Chiesa non esisteva più dal 1830 – approvata successivamente dagli enti preposti e comparsa a sorpresa in corso d’opera, (giacché tutt’altro era il progetto illustrato e decretato), rischia di afflosciarsi, con crolli e cedimenti della struttura non consolidata secondo i piani iniziali e destinata a sorreggerla, proprio come un soufflé mal riuscito. Lo avrà saputo il governatore De Luca? L’Architetto Carmine Petraccaro, professionista esperto in restauro architettonico, ci racconta indignato la vicenda: “Era un disastro annunciato”. In che senso? “In primis, si è stravolto il progetto originario approvato e finanziato dall’Ue, che prevedeva non solo il recupero e la conservazione dell’edificio, ma anche l’utilizzo dello stesso per sala congressi. Quello che un anno e mezzo fa fu presentato in pompa magna al Presidente De Luca e alla comunità era semplicemente uno spazio tristemente vuoto, coperto in maniera maldestra con una struttura metallica buona giusto per coprire un essiccatoio di tabacco. Tutt’altro era il progetto approvato dall’Unione europea, che si era meritato il finanziamento Ue sulla base del progetto esecutivo del 2014. Dopodiché, una “manina” ha preteso, dopo l’assegnazione dell’appalto, una variante in corso d’opera, nel 2017, proprio nell’anno in cui, invece, era prevista la consegna dell’immobile restaurato.” Nessuno si è accorto di niente? Intanto non si sa chi abbia chiesto la variante e a quale scopo, atteso che il tutto è stato gestito dall’Ente locale. Ho un nutrito album di fotografie che documentano tutte le fasi ante lavori, durante e alla fine degli stessi, da cui si evince, in maniera inequivocabile, l’attacco all’edificio e all’area archeologica, con interventi impropri, non riconducibili alla metodologia del restauro dei monumenti, ma che compromettono l’edificio, la sua stabilità e la stessa area. Mi chiedo chi possa aver concepito l’idea malsana di supportare la tettoia di copertura in metallo, eseguendo, a destra e a sinistra delle antiche mura dell’edificio, due scavi, lunghi 30 ml ciascuno, alti un metro e larghi 80 cm, colleganti 5 coppie di plinti per ancorare i pilastri della copertura. Tutto questo, però, nel progetto originario, di cui sono in possesso, non c’era. Inoltre, il materiale di risulta di questa barbara operazione è stato con noncuranza utilizzato per tombare per ragioni incomprensibili l’area archeologica.” Insomma, uno sfacelo: eppure anche l’area archeologica è di interesse per aggiungere tasselli alla storia e all’identità del luogo. Quali sono stati gli elementi introdotti dalla variante rispetto al progetto originario? Intanto, va evidenziata che, a finanziamento ed appalto esperito, non possono prevedersi varianti sostanziali nella categoria delle opere previste. Se ora il monumento, appena dopo un paio d’anni dal collaudo, mostra chiari segni di cedimenti, con conseguenti crolli, è evidente che non si sia proceduto al consolidamento strutturale delle opere murarie dell’intero edificio, intervento pur previsto nel progetto finanziato, in cui era prevista anche una copertura in legno a protezione di tutto il manufatto. Solo in questo modo era realizzabile l’auditorium, edificio che si era meritato l’approvazione dell’ente finanziatore. E ora questo ircocervo inutile può rispondere ad una funzione utile alla comunità e al patrimonio monumentale locale? “Nulla di tutto questo, è solo un oggetto che offende l’identità del luogo e non può rispondere a nessuna esigenza funzionale. Non si è promosso l’edificio dallo stato di rudere, che aveva da due secoli a questa parte, in spazio funzionale e fruibile.” Nessuno ha protestato rispetto a questo pateracchio? “Il primo ad averlo fatto sono stato io, rivolgendo vibrate proteste documentate, al Sindaco della città, alla Sovrintendenza ABAP, al Ministro della Cultura all’epoca in carica, alias Gennaro Sangiuliano, al Genio Civile (per lo scempio statico), alla Procura della Repubblica di Nocera Inferiore e a tutte le altre autorità sovracomunali responsabili.Mi è venuta dietro anche l’opposizione in Consiglio Comunale, ma non s’è mossa foglia e i dissesti determinati da queste operazioni vandaliche stanno sempre crescendo, a causa del vulnus generato da tali opere.”

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