
Filippo Pio Bisaccia
Dvanti alla sede del Distretto Sanitario n. 60, a Nocera Inferiore, si è tenuto un sit-in di protesta organizzato da FuturAma e da una serie di attivisti di Cittadinanza Attiva, per denunciare le carenze del sistema sanitario, le lunghe liste d’attesa, e la crisi del sistema sanitario pubblico. Anima della manifestazione Lorenzo Guarnaccia che da tempo si batte per la tutela dei diritti dei cittadini nell’Agro nocerino e non solo, coadiuvato da molti attivisti tra i quali Angela Crudele e Amedeo Romolo. “La Costituzione Italiana – spiega Guarnaccia – garantisce che le prestazioni sanitarie siano uniformi sul territorio nazionale, attraverso la definizione dei” Livelli Essenziali e uniformi di Assistenza “, ma dopo dopo i suoi primi cinquanta anni il SSN mostra tutte le sue crepe: la sua attuale crisi, aggravata e cronicizzata dalla passata pandemia, è sotto gli occhi e purtroppo sulla pelle di tutti. Nel Sud la situazione è drammatica I finanziamenti sempre più carenti, hanno portato alla soppressione di ospedali ed all’accorpamento di reparti, accentuando l’emigrazione ospedaliera; i PS sono assaltati ed intasati; la cattiva programmazione degli studi delle professioni sanitarie ha provocato una preoccupante diminuzione degli operatori stessi, alcuni dei quali poi, appena formati, fuggono a lavorare all’estero o presso strutture private. In Italia mancano 25mila medici e 65mila infermieri”. Nell’Agro nocerino le carenze sono accentuate dalle difficoltà evidenti in cui versano non solo i distretti sanitari, ma anche i presidi ospedalieri di Nocera Inferiore, Pagani, Sarno e Scafati senza parlare delle difficoltà nella presa in carico dei bisogni di cura e nella continuità assistenziale. “A causa dei ritardi e della lentezza della sanità pubblica – continua Guarnaccia – nel 2023 il 7,6% degli italiani ha rinunciato alle cure, contro il 6,3% del 2019, portando la spesa a carico delle famiglie a quota 40,6 mld. Al Sud questi dati sono ancora peggiori considerate le differenze geografiche e le difficoltà delle aree interne con una popolazione sempre più anziana come nel nostro Cilento. L’Istat attesta un netto peggioramento sul fronte delle liste d’attesa: il problema dei tempi lunghi per effettuare visite e analisi specialistiche nonché ricoveri ospedalieri per interventi di elezione spinge una gran parte dei cittadini a rivolgersi alla sanità privata, pagando di tasca propria le prestazioni necessarie. Una sconfitta per tutti coloro che dal dopoguerra ad oggi si sono battuti per una sanità pubblica efficiente e per tutti senza distinzioni”. I manifestanti hanno contestato anche la lentezza attuativa degli attuali strumenti normativi varati proprio per ridurre le liste d’attesa. “L’attuale governo – hanno detto – è intervenuto con il DL 73/2024 sulle liste d’attesa, che prevede almeno sei decreti attuativi, che rappresentano il motore delle riforme. Ma a sei mesi dalla conversione in legge del DL sulle liste d’attesa, si registra un solo decreto attuativo approvato, pubblicato il 28/10/2024. Degli altri, tre sono già scaduti, e per due non è stata definita alcuna scadenza, nonostante il Ministro Schillaci abbia recentemente dichiarato nel corso di un question time che “sono prossimi all’adozione tutti i rimanenti decreti attuativi, quindi il processo di attuazione del decreto n.73/2024 è in dirittura d’arrivo”. Nel frattempo i potenziali benefici previsti dal DL liste d’attesa rimangono un lontano miraggio come: l’obbligo per le Regioni di creare un Centro Unico di Prenotazione integrato con le agende delle strutture pubbliche e private accreditate; l’introduzione di un sistema di disdetta delle prenotazioni; il divieto di chiudere le agende; l’attivazione dei percorsi di garanzia (se il cittadino non ottiene una prestazione nei tempi previsti nel pubblico, questa deve essere erogata nel privato convenzionato o tramite attività intramuraria come previsto dalla legge 124/1998 ( ben più di 20 anni fa).