di Erika Noschese
«Dal nostro punto di vista, questo anno di governo è stato del tutto fallimentare. La destra non ha fatto nulla per sostenere il potere di acquisto delle famiglie. Anzi, ad esempio, ha aumentato le accise sulla benzina; ha affossato la nostra proposta di legge sul salario minimo che mirava a dare dignità, tutele soprattutto alle ragazze e ai ragazzi, alle donne rispetto allo sfruttamento nel mondo del lavoro, ha cancellato il reddito di cittadinanza senza prevedere misure di sostegno sociali alternative per famiglie in difficoltà economiche o percorsi di insegnamento professionali. Dal prossimo anno ci saranno 900mila nuclei familiari completamente scoperti. Un vero e proprio disastro sociale. Si stanno tagliando anche i fondi per la sanità. Si continua a tagliare sulla scuola. Non c’è nulla per gli investimenti infrastrutturali». L’attacco arriva dal deputato salernitano del Pd Piero De Luca che ieri, presso la sede del partito in via Manzi, ha tracciato un bilancio delle attività del governo nazionale attaccando la maggioranza guidata dal premier Giorgia Meloni anche per i tagli alla sanità. «Dopo l’emergenza covid è qualcosa di drammatico, vuol dire che non si è appreso nulla della pandemia. «Si lavora contro il Mezzogiorno. Questo è il Governo più antimeridionalista della storia del Paese. Continua a tenere bloccate le risorse del fondo sviluppo e coesione: sono 25 miliardi di euro già ripartiti tra le Regioni che devono solo essere erogati ma il Ministro Fitto li tiene sequestrati a Roma, impedendo di portare a termine progetti e investimenti sul territorio – ha aggiunto l’onorevole De Luca – Hanno cancellato, distrutto, le zone economiche speciali, misura che aveva consentito di portare tanti investimenti nel Mezzogiorno e creare occupazione. Sta portando avanti, inoltre, un progetto di autonomia differenziata che dividerebbe in due il Paese ai danni del Mezzogiorno. Se a tutto questo aggiungiamo che hanno perso l’ultima rata del Pnrr ed è la quinta che chiederanno, sette miliardi e mezzo perchè ridotta profondamente. Altro che toni trionfalistici del governo sul Pnrr, perderanno sette miliardi e mezzo e sarà il grande regalo di Natale, al contrario, che faranno al Paese con la prossima rata». Il parlamentare salernitano ha inoltre acceso i riflettori sui 10 miliardi di euro «cancellati ma destinati ai progetti di interventi nei comuni, per le periferie: non ci sono fondi per finanziare i progetti di riqualificazione delle Vele di Scampia o qui a Salerno il parco D’Agostino, hanno cancellato progetti per centomila nuovi posti per gli asili nido e hanno cancellato 500 case e ospedali di comunità, danneggiando la sanità pubblica territoriale che noi invece riteniamo debba essere rafforzata e sviluppata sempre più sul territorio. Insomma, è stato un anno di governo drammatico, continueremo ad opporci a livello parlamentare, a livello nazionale contro un governo che sta lavorando in modo sbagliato, non mettendo in campo alcuna misura concreta se non quelle negative che penalizzano le fasce più deboli, le famiglie, i lavoratori, i giovani e il Mezzogiorno». Il deputato dem ha poi risposto agli attacchi del ministro Sangiuliano in tema di sanità e di cultura: «Il ministro fa parte di un Governo che ha tagliato i fondi sulla sanità. In questa manovra di Bilancio le spese per la sanità scendono al di sotto del 7% in rapporto col Pil, quindi si riducono gli investimenti sanitari. Mi devono spiegare come immaginano di ridurre le liste d’attesa. La soluzione che loro propongono di aumentare gli straordinari al personale medico, che è gia’ allo stremo, è assolutamente ridicola, se non inverosimile – ha aggiunto ancora al termine della conferenza per un bilancio di fine anno – Cancellano i progetti di investimenti per rafforzare la sanità territoriale, previsti già dal Pnrr, che noi avevamo finanziato e ora devono spiegarci. La responsabilità dei fondi che mancheranno nei prossimi anni per rafforzare la sanità nel nostro territorio e nel Paese è tutta del Governo. A Sangiuliano chiediamo di rivolgersi alla propria presidente del Consiglio o al proprio governo, deve farsi un esame di coscienza prima di rivolgersi agli altri».