Patologie e problemi tra le risate - Le Cronache
Spettacolo e Cultura teatro

Patologie e problemi tra le risate

Patologie e problemi tra le risate

di Daniele Iannone

Lo scorso sabato, al Teatro delle Arti di Salerno, è stato rappresentato lo spettacolo, scritto, diretto ed interpretato da Giacomo Rizzo intitolato “Un figlio in provetta”. Difatti lo stesso, oltre ad essere il regista dell’opera, ha dato voce, durante la messa in scena, alla figura di Riccardo, il protagonista assoluto, affiancato dalla futura consorte Veronica, molto più giovane di lui, e da molti altri personaggi tra i quali: la suocera, Teresa; la ginecologa, Tiziana; l’avvocato, il signor Grande; la domestica polacco-spagnola, Carmensita ed il suo fidanzato, Totore; ed infine il signor Modesto con il proprio compagno. L’obiettivo della coppia protagonista era quello di concepire un bambino insieme e per farlo, i due affittano una casetta in montagna per passare un weekend di pausa e tranquillità, pace che non riusciranno mai a trovare, ma questo processo incontra non poche difficoltà a causa della presenza continua di ospiti indesiderati, ma in particolare perché lui, Riccardo, si pensa abbia una patologia. L’opera si pone infatti come obiettivo quello di parlare di un argomento di grande attualità, quale l’impotenza sessuale e l’inseminazione artificiale, in maniera leggera e divertente, sfruttando la comicità di personaggi molto particolari e diversi tra loro in una situazione che ha un che di tragicomico. La domanda che invade la mente dello spettatore per tutto il tempo è quella secondo la quale un figlio nato biologicamente dal seme di un’altra persona possa essere amato e considerato al pari di uno proprio. Durante la visione lo spettatore resta confuso ed insieme piacevolmente sorpreso dal susseguirsi imperterrito delle vicende della trama, che va sempre di più arricchendosi, oltre che di nuove figure sulla scena, di intrecci narrativi che ne uniscono i rapporti interpersonali nascosti e le esperienze. Sulla scena non esiste il silenzio, non c’è mai un momento nel quale non venga espresso un parere o fatta una battuta: il palco è sempre pervaso da un dinamismo esasperato. Lo spettacolo è risultato interessante, stuzzicante, e divertente, riguardo la vicenda sviluppatasi sotto gli occhi del pubblico. Al contrario, il comparto “tecnico” delle battute e degli espedienti retorici applicati non ha suscitato la valanga di risa tanto attese. Nel complesso la continua ripetizione della “chicca comica” che caratterizzava ogni figura (come, per esempio, il nome dell’avvocato Grande o l’incapacità di capire alcune parole italiane di Carmensita), dopo i primi minuti inizia ad annoiare. E’ sicuramente una rappresentazione che agli occhi di un pubblico maturo potrebbe risultare più coinvolgente e magari spassoso rispetto a quelli di una platea giovane.