di Andrea Pellegrino
«Tangentopoli? Un falso storico». Venticinque anni dopo il commento è severo da parte dell’ex deputato e già sottosegretario della Democrazia Cristiana, Paolo Del Mese. «La cosiddetta tangentopoli – dice Del Mese – riguardava il finanziamento illecito ai partiti. Mi spiego meglio: la mancata registrazione di contributi superiori ai cinque milioni delle vecchie lire. Nulla a che vedere, dunque, con la corruzione e la concussione. Tra l’altro – prosegue l’ex parlamentare – gli imprenditori che concedevano i fondi non gradivano la registrazione degli importi per non indossare nessuna casacca politica. Ecco perché non comparivano i finanziamenti. Tutto qui». Aniello Salzano, già sindaco di Salerno, è invece l’unico che è stato risarcito per ingiusta detenzione. Era stato tra i coinvolti della tangentopoli salernitana: «Al di là del risarcimento – spiega Salzano – è una vicenda che ti segna la vita. Restano i segni per sempre. Qui si è voluto scimmiottare i riti ambrosiani. Qualcuno, invece, ha voluto scimmiottare il pool di mani pulite di Milano. Nessuno di loro ha pagato per i loro errori». «Molti (politici) di quella stagione – racconta ancora – non ci sono più, molti altri altri hanno lasciato la politica. E’ stato un ciclone che ha spaccato tutto, ha tagliato fuori una classe dirigente di cui oggi si sente la mancanza. Reputo che oggi ci sia più corruzione di prima, si percepisce maggiormente una illegalità diffusa. Se il nostro paese è in crisi, se manca una classe politica adeguata, le cause, a mio avviso, vanno ricercate anche nei fatti che hanno sconvolto il sistema politico nel ’92. E penso ancora – conclude Salzano – che se oggi la fiducia nei confronti della magistratura è bassa e perché gli italiani si sono sempre più convinti che esiste una magistratura corporativa con molti magistrati legati ai centri di potere». Ed, infine: «Il mio pensiero va al povero Vincenzo Giordano e ai tanti di quel gruppo del ’93. La responsabilità è stata di tanti, dei magistrati, dei giornali e della politica».