Erika Noschese
Da Salerno all’Africa per mettere la propria vita al servizio dei bisognosi e, in special modo, degli orfani. Dal 2005, la dottoressa Paola Giustiniani ha lasciato il suo lavoro, la sua vita, i suoi affetti per andare in Madagascar dove ha creato una struttura per gli orfani della sua comunità. Una scelta radicale che, ad oggi, non sembra pesarle affatto perchè – come lei stessa ha dichiarato – «l’amore è tutto».
Dottoressa, lei ha deciso di lasciare la sua città, Salerno, per trasferirsi in Africa e dedicare la sua vita si bisognosi. Quanti anni fa ha fatto questa scelta e perché?
«Nel 2005, in seguito ad un invito occasionale, mi recai in Madagascar per fare visite ai poveri in un dispensario come oculista. Mi affascinò molto la povertà estrema di alcune zone, specialmente mi colpì, come un pugno al cuore, la situazione dell’infanzia abbandonata e poverissima. Decisi fermamente di fare qualcosa: prima di tutto fittai una casa, la feci mettere a posto ed incominciai ad accogliere orfani, su consiglio di alcuni missionari religiosi del posto, sotto la guida di una donna malgascia. Nel 2008 ho instituito una Fondazione “Per un cielo stellato”, diventata subito Onlus, con personalità giuridica, con i miei risparmi personali. Subito comprai una grande proprietà a Vohemar, sulla costa nord est, con grande casa e dopo qualche tempo, sempre con miei fondi economici, ho comprato un’altra grande casa ad Alasora, vicino la capitale Antantananarivo, ora piena di orfani sotto la direzione di un’altra donna malgascia. Io vivo praticamente in Italia e in Madagascar (anche perché in Italia ho famiglia); dopo aver lasciato volontariamente il mio posto di lavoro (prima del tempo) di aiuto oculista dell’ospedale Cto di Napoli, lavoro ancora qui in Italia nel mio studio privato ed in un grande ambulatorio quando posso, per poter finanziare i miei progetti in Madagascar.
Recentemente, ha incontrato don Mario Salerno e Rossano Braca in missione umanitaria in Madagascar. Un po’ come sentirsi a casa…
«Pochi giorni fa sono venuti a trovarci ad Alasora, nella nostra Maison de la Mere du Redempteur, Don Mario e l’amico Rossano Braca di Salerno, con alcune suore, che così hanno conosciuto i miei bambini! Per noi è stata una vera festa».
Non le manca Salerno e la sua vita qui?
«Io dico sempre che sono sempre “ a metà” : meta’ qui in Italia, metà in Madagascar ed anche i miei bambini dicono che sono per metà malgascia e metà italiana! Effettivamente, tranne gli affetti familiari, quando sono in Madagascar non mi manca nulla: l’Amore è tutto».
L’Africa è una terra che ha davvero bisogno di aiuto. Quali sono le maggiori criticità?
«Qui sono la “mamma” di tanti bambini, anche di quelli “ di strada, per cui spesso facciamo, in una sala apposita, pranzi a cui partecipano sempre circa 150 bambini poverissimi… Da noi c’è un superfluo di cui noi stessi non ci accorgiamo. Il Madagascar è uno dei paesi più poveri del mondo, dove sono presenti ancora malattie da noi ormai debellate( a novembre scorso c’è stata una grave epidemia di peste ed ho visto morire tante persone) come appunto sacche di peste, malaria, tubercolosi, lebbra( ho anche fatto visite ad alcuni di loro)»
Se potesse lanciare un appello per aiutare la sua comunità cosa chiederebbe?
«Abbiamo tanti progetti ancora (sala per la promozione sociale per la donna, magazzini, piccolo parco gioco per i bambini e campo di calcio per la gioventù di Vohemar), oltre che sostenere quotidianamente le due case e pagare quanto serve: per stipendi del personale, conduzione della scuola materna, far frequentare le scuole ai nostri bambini, vestiario, tasse, vitto»