Pagani. Camorra e politica, il Comune chiede i danni - Le Cronache Provincia
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Pagani. Camorra e politica, il Comune chiede i danni

Pagani. Camorra e politica, il Comune chiede i danni

Pagani. Accolta la richiesta: individuato dalla Dda di Salerno quale parte lesa, il Comune di Pagani è ufficialmente parte civile nel processo sul presunto intreccio tra camorra, politica e imprenditoria. Lo ha deciso il gup del Tribunale di Salerno Giovanni Rossi. “Qualora accertati, i reati contestati agli imputati comporterebbero il diritto dell’Amministrazione comunale al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali subiti”. Mandato conferito all’avvocato Virginia Galasso da parte la Giunta dell’Ente di piazza Bernardo D’Arezzo. La decisione del Comune rappresenta un segnale forte di discontinuità e di tutela della legalità in una vicenda che, da mesi, scuote la vita politica e amministrativa cittadina. L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore antimafia Elena Guarino e culminata con il blitz nel novembre dello scorso anno, ha acceso i riflettori su un presunto sistema di favori, appalti pilotati e pressioni politiche che avrebbe favorito il radicamento del clan Fezza-De Vivo nelle attività del Comune. La contestazione a vario titolo è di aver favorito gli interessi del clan Fezza-De Vivo negli appalti comunali e persino di aver cercato di orientare le elezioni amministrative del 2020 (poi vinte dallo schieramento dell’attuale sindaco, uscito dall’inchiesta con l’archiviazione). Sul banco dagli accusati anche l’ex assessore Pietro Sessa che ha lasciato l’incarico per la candidatura alle regionali oltre a tre dipendenti comunali Tommaso Sorrentino, Giuseppe Serritiello e Bonaventura Tramontano ex funzionario comunale e responsabile del servizio cimitero. Figura centrale dell’inchiesta è Alfonso Marrazzo, già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, ch avrebbe sfruttato la cooperativa Pedema (ritenuta vicina al clan Fezza/De Vivo) per ottenere appalti e gestire servizi pubblici eludendo le procedure di legge. Proprio la Pedema viene descritta dagli investigatori come una struttura funzionale all’ingresso del clan nelle dinamiche amministrative. Oltre agli appalti per lo spazzamento e la gestione cimiteriale, sotto la lente c’è anche la concessione di un lotto in cambio di lavori e i contratti per la sanificazione durante la pandemia. Il quadro si aggrava con l’accusa di condizionamento elettorale: Marrazzo avrebbe minacciato i lavoratori di licenziamento se non avessero sostenuto due candidati scelti da lui. Il prossimo 17 dicembre si torna in aula.