CASTEL SAN GIORGIO. Se la maggioranza che amministra il Comune non è proprio un esempio di compattezza, anche l’opposizione ormai fa i conti con la successione all’ex sindaco Franco Longanella e non solo per un fatto anagrafico, ma anche perché sono in molti ad addebitare all’ex primo cittadino la causa della sconfitta da ricercare nella mancanza di un ruolo di garanzia per le forze che cinque anni fa scesero al suo fianco. Paola Lanzara, senza mai andare sopra le righe, di fatto sta assumendo un ruolo di riferimento tra i consiglieri comunali di minoranza e già da tempo di vocifera di un asse con Michele Salvati. Insieme i due rappresentano più della metà dell’elettorato dell’opposizione. Paola Lanzara smentisce, ma l’evoluzione degli scenari politici locali direbbero il contrario. Avvocato Lanzara, lei e non il capogruppo ha giustificato l’assenza di Salvati nell’ultimo Consiglio. Come mai? «Assolutamente non c’è alcun asse. Con Salvati non ho alcun rapporto politico particolare. Siamo entrambi consiglieri comunali di minoranza e semplicemente quel giorno mi ha inviato un messaggio chiedendomi di giustificare la sua assenza. L’ho fatto con lui come lo avrei fatto per chiunque altro». Dopo i primi 100 giorni come valuta la giunta Sammartino? «Molto deludente. L’unica cosa prodotta è l’aumento del 41% della tassa sui rifiuti. Capisco le tensioni e tecnicamente posso comprendere anche l’aumento della tassa e il licenziamento di alcuni giovani, ma come contropartita non vedo nessun programma capace di invertire la rotta, che sia capace, insomma di programmare un futuro per questo paese». Lei è stata molto dura anche sul manifesto dal titolo fascista… «Io ho sempre detto di essere un consigliere di minoranza e non di opposizione. Con questo intendo dire che voglio discutere, partecipare democraticamente alla formazione delle scelte. Sono disposta anche a votare a favore se un argomento mi convince, ma se mi si leva anche il diritto di parola cosa mi resta? E’ l’unica cosa che posso fare quella di parlare». Potrebbe trovare riscontro una sua candidatura a sindaco tra cinque anni? «Se la sua domanda ha l’intenzione di bruciarmi non mi interessa niente tanto io non ne ho alcuna intenzione. In questi cinque anni certo farò il consigliere di minoranza con puntiglio, passione, vigilerò e sarò propositiva, ma non ho alcuna velleità. O meglio una velleità ce l’ho». Quale? «Bisogna costruire una nuova classe dirigente. I consiglieri attuali sono brave persone ma amministrare un paese è un’altra cosa. Bisogna moralizzare la politica, bandire gli interessi privatistici e non rinunciare all’obolo dei gettoni pensando di aver messo a posto la coscienza… I giovani e i diversamente giovani devono essere animati da buona volontà, spirito di sacrificio oltre che essere in possesso di capacità». Sammartino potrebbe implodere per le tensioni interne e le velleità dei singoli della propria maggioranza? «E’ uno scenario possibile. Se hanno impiegato quasi 50 giorni solo per decidere lo staff che continua a registrare new entry sembrando un work in progress mi domando cosa succederà quando si dovranno decidere cose più importanti». E l’opposizione? «Noi abbiamo il compito di vigilare e di contribuire a risolvere qualche problema se ci fanno almeno parlare. Certo che “Tacete” non è un bell’esempio di democrazia. Mi auguro che non espliciti un sentimento politicamente radicato in alcuni perché sarebbe davvero, allora, ma solo allora, come ritornare ad una guerra di liberazione». Michele Longo
La voglia di “nuovo”
Castel san Giorgio alla ricerca di una nuova classe dirigente, in entrambi gli schieramenti e che chiuda con il passato. Insofefrenze sia in maggioranza e nell’opposizioen verso vecchi sindaci che continuano a manovrare alle spalle dei gruppi politici. E’ necessaria, una vera svolta e tanta aria nuova in città.
Tari e debiti: l’opposizione consiliare all’attacco
CASTEL SAN GIORGIO. «Noi non possiamo tacere». Così si intitola un manifesto del gruppo di minoranza “Forti perché liberi” affisso dopo un altro incauto della maggioranza a titolo “Tacete”. Per il gruppo di oppositori in consiglio comunale, quella che regge le sorti della città adesso è armata Brancaleone messa su a fini elettorali e commissariata da un ex sindaco della cittadina. «Quello stesso ex sindaco è stato, infatti, tra i principati ispiratori del tracotante manifesto intitolato “TACETE” –scrivono dall’opposizione-, che ricorda terribilmente gli anni bui del ventennio fascista. Tutta la Castel San Giorgio democratica ha respinto con sdegno questo inqualificabile atteggiamento, prendendo atto del volto arrogante e prevaricatore della maggioranza di governo. Per questo il gruppo consiliare di minoranza ha deciso di abbandonare in segno di protesta il consiglio comunale dello scorso 1 settembre». L’opposizione continuerà a raccogliere firme contro «l’abnorme e ingiustificato aumento del 41% della TARI (che) ha smascherato il pressappochismo e la superficialità con cui l’Amministrazione comunale ha deciso di fare cassa, facendo pagare a chi è in regola i debiti degli evasori. Con la nostra petizione abbiamo voluto dimostrare concretamente che un’alternativa c’è a questo ennesimo prelievo dalle tasche dei cittadini». Gli oppositori ricordano che la precedente amministrazione aveva contestato i debiti verso il Consorzio Salerno 1 e in più aveva bandito una gara per reperire un’agenzia recupero crediti al posto di Equitalia, gara alla quale l’attuale amministrazione pare non aver dato corso.