Nino Pagano, l'uomo che ha inguaiato Alfieri - Le Cronache Ultimora
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Nino Pagano, l’uomo che ha inguaiato Alfieri

Nino Pagano, l’uomo che ha inguaiato Alfieri

di Erika Noschese

Ci vuole coraggio o forse, molto più banalmente, solo l’esigenza di liberare il territorio da una cappa di potere che non lascia spazio alla meritocrazia ma solo, come si è visto, agli interessi familiaristici di un sistema che oggi sembra avviarsi verso la fine. Chi ha raccontato il lato politico di Franco Alfieri è un suo ex uomo, già presidente del consiglio e consigliere comunale, oggi suo avversario. Nino Pagano per anni è stato vicino al Pd, Alfieri – come dice – è una sua creatura, sempre politicamente parlando e l’uomo che lo ha creato, alla fine, lo ha distrutto o almeno ha contribuito, seppur in parte, a mettere all’angolo il sistema Alfieri che ha subìto una importante battuta d’arresto e il presidente della Provincia e sindaco di Capaccio Paestum è finito in manette. Ciò che emerge dalla lunga intercettazione è proprio il tentativo di Franco Alfieri di privilegiare la sorella Elvira, esporsi per lei – insieme al fratello Lucio – e farsi carico delle difficoltà economiche. Ed è qui che entra in gioco la Dervit: la ditta si è aggiudicata i lavori per la pubblica illuminazione per poi subappaltare alla Alfieri Impianti così da garantire un riscontro economico ad Elvira, oggi agli arresti domiciliari. Pagano balza agli onori della cronaca nel 2018 quando, da presidente del Consiglio, rassegna le dimissioni insieme agli otto consiglieri di opposizione e l’amministrazione, guidata dal sindaco Franco Palumbo, cade il giorno della vigilia di Natale. Nel 2020 si consuma lo strappo con un’altra componente fondamentale: Emanuele Sica, all’epoca dei fatti presidente del consiglio comunale con l’amministrazione targata Franco Alfieri. Pagano va via, Sica resta. Si ritroveranno quattro anni dopo con quest’ultimo candidato sindaco e l’ex fedelissimo di Alfieri esponente della lista civica Libertà e Progresso. Una campagna elettorale dura con il primo cittadino, oggi sospeso dalla Prefettura, che dal palco non risparmia attacchi, accuse, offese, ai candidati e alla stampa. Ma poi emergerà che quei voti erano frutto di favori personali promessi agli amici ma questa è un’altra storia. Proprio Pagano oggi ha il merito di aver avviato verso la fine il sistema Alfieri, senza paura, senza risentimento, senza avversità ma per amore verso la sua città. «Per certi aspetti posso affermare di essere stato tra i fautori della candidatura di Franco Alfieri a sindaco di Capaccio, decisione della quale mi pento in virtù dell’approccio monopolistico attraverso il quale ha esercito ed esercita il suo mandato politico», ha raccontato l’ex consigliere comunale raccontando di come Alfieri abbia sempre controllato ogni decisione afferente alla vita amministrativa dell’ente, soprattutto per quanto riguarda il settore appalti pubblici. Il settore Lavori pubblici è legato ad Alfieri, inevitabilmente. La dirigente ha vinto un concorso da D1 nell’ambito del comune di Capaccio. Lei è di Agropoli, città a sua volta legata al sindaco e persone della zona hanno vinto un concorso per profilo dirigenziale e tra questi spicca il marito della storica collaboratrice di Alfieri al comune di Agropoli. E proprio lei vince, collaboratrice dell’eterno sindaco, vince un concorso a San Giovanni a Piro ma subito dopo viene trasferita a Capaccio. La dirigente del settore Lavori Pubblici gestisce in maniera autoritaria il tutto, interagendo direttamente con le ditte sui ribassi da applicare. Altro esponente di spicco della gestione Alfieri è il titolare della ditta Co.Gea: i due sono legati da un rapporto personale e lavorativo e la Alfieri Impianti gestisce appalti con la Cogea, ditta che si è aggiudicata diversi appalti tra cui quelli relativi a via Magna Grecia per sei milioni, il sottopasso ferroviario per 5 milioni e altri lavori. Un legame che va avanti da 20 anni, da quando Alfieri era sindaco di Agropoli, ottenendo vari appalti. E Pagano racconta anche il ruolo di Andrea Campanile che avrebbe dovuto avere un profilo di poco conto ma è diventato protagonista della vita politica ed amministrativa dell’ente tanto che, come già detto, consiglieri, assessori e dirigenti facevano riferimento a lui. Episodio emblematico è quello relativo ad una riunione dell’ufficio ambiente del Suap di Capaccio e in quell’occasione vi era una discussione tra il sindaco Algieri e la Sarim con Campanile che interveniva a più riprese senza averne titolo.