di Olga Chieffi
Vincenzo Pirrotta sarà questa sera, alle ore 21,30 il protagonista di Storia di un oblio, un intenso e drammatico monologo di Laurent Mauvignier portato in scena dal regista Roberto Andò, testo d’esordio della sezione dedicata al pubblico più adulto di Incontro/Tendenza, la rassegna estiva di Casa del contemporaneo, ospite dell’arena del teatro Ghirelli. Prodotto da Società per Attori e Accademia Perduta – Romagna Teatri, in collaborazione con il Teatro Stabile di Catania, con i costumi di Riccardo Cappello, il suono e le luci Michele Lavanga, lo spettacolo racconta la terribile storia, realmente accaduta, di un giovane uomo pestato a sangue dai vigilantes in un supermercato, all’interno di un grande centro commerciale di una città francese, per aver rubato una lattina di birra. Questo scarno fatto di cronaca e raccontato da Mauvignier in un lungo monologo è un abuso di potere cieco e spregevole, che richiama alla mente analoghi episodi della recente storia italiana. Teso fin quasi allo spasimo nel resoconto minuzioso di una morte assurda, il flusso di parole raduna impercettibilmente tutti i temi cari a Mauvignier. Messo in scena nel 2012 al Teatro della Comedie-Francaise, diviene per la prima volta spettacolo anche in Italia, con un attore di rara sensibilità e potenza come Vincenzo Pirrotta, guidato da un maestro del teatro e del cinema come Roberto Andò. E’ un crescendo, lento ma inesorabile, le parole come la marea, fino a percepire una vita umana, un corpo, accartocciarsi come una lattina di birra. E’ un lungo monologo, un racconto che qualcuno non identificato fa al fratello del ragazzo ucciso, ricorda la sua vita, la vita di un “invisibile” dei nostri giorni (…tutti hanno abbassato glia occhi…perché sperano di sfuggire alla loro desolazione, a ciò che chiamo desolazione, ..quando incrociano sulla loro strada uno come lui) ma non una vita sprecata perché ciò che è stato veramente triste nella sua vita è stato perdere ” il gusto del vino e della birra, il gusto di baciare… di camminare ore ed ore” o di aspettare con ansia qualcuno che forse si potrà amare: tutto questo gli hanno tolto con l’assurda morte. Oblio è dimenticanza con un accentuato senso di abbandono da parte del pensiero, ma anche dei sentimenti e degli affetti” riferito ai quattro vigilantes, ragazzi come lui, la dimenticanza riguarda quello di essere degli esseri umani. Teso fin quasi allo spasimo nel resoconto minuzioso di una morte assurda, il flusso di parole raduna impercettibilmente tutti i temi cari a Mauvignier, attraverso torna il suo sguardo purissimo su un universo di “umili”, che la scrittura accoglie senza una briciola di retorica, senza un’ombra di furbizia.