di Andrea Pellegrino
Di morale il Pd ne ha più di una. E non solo sotto il profilo giudiziario ma anche e soprattutto sotto quello politico e partitico. Capita, infatti, che nel regno del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca – tra i più accesi fautori delle primarie la scorsa primavera – non esista in Consiglio comunale il Partito democratico. E probabilmente non esisterà neppure nel prossimo Consesso che sarà rinnovato in primavera. A Salerno città, infatti, non solo non si utilizzeranno le sbandierate primarie per la scelta del candidato sindaco della coalizione di centrosinistra ma con molta probabilità il simbolo del Pd – partito che ha consentito la candidatura e la vittoria di Vincenzo De Luca a Palazzo Santa Lucia – sarà anche stavolta sostituito da liste civiche o di “programma”, come suol dire l’ex primo cittadino. Insomma una virata generale rispetto allo scorso scenario, nonostante i protagonisti siano sostanzialmente gli stessi. A partire da Vincenzo De Luca, naturalmente, passando per i suoi fedelissimi Mastursi e Buonaiuto, oggi “dirigenti d’oro” in Regione, finendo ai rappresentanti del Psi (che saranno in coalizione anche a Salerno), concludendo con un gruppo di giovani salernitani che in occasione delle Regionali smossero mari e monti per consentire le “primarie libere e democratiche”. Oggi, invece, si cambia idea, o peggio si rinchiude il Pd nello spazio delle stanze di via Manzo (d’altronde poco frequentate anche), nel silenzio assordante di tutti. Compreso dei vertici regionali e nazionali del Partito democratico.