Nancy, Chiara e il gioco del teatro - Le Cronache
Spettacolo e Cultura teatro

Nancy, Chiara e il gioco del teatro

Nancy, Chiara e il gioco del teatro

di Stefano De Domenico

Le attrici Nancy Brilli e Chiara Noschese si sono esibite al teatro delle arti di Salerno, mettendo in scena “Manola”, opera teatrale di Margaret Mazzantini. Prima dello spettacolo le due attrici sono state intervistate dai “critici in erba” del Liceo Scientifico Francesco Severi e del Liceo Classico Torquato Tasso. Nancy Brilli, come nasce la pièce “Manola”? “Nel 1997, questa opera ebbe molto successo, lo scorso anno volevamo riprenderla ma, a causa del covid, non ci è stato dato il permesso di farla. Quest’ anno, durante una lunga pausa io e Chiara abbiamo chiesto a Margaret di riscrivere alcune parti, perché, essendo un’opera di nata lo scorso secolo, andava letta in maniera diversa e con l’aggiunta di elementi moderni. Molte persone pensano che questo spettacolo sia stato tratto dal romanzo ma, in realtà, è il contrario. Le due gemelle, nell’ opera, hanno personalità opposte, che hanno influenzato le loro vite, il loro aspetto psicologico è molto importante e in questo la Mazzantini ha lavorato molto. Ciò rende molto comico lo spettacolo, ma il pubblico deve essere molto attento nel capire il messaggio morale e le stesse battute che hanno un significato profondo.” Come Chiara Noschese ha deciso di fare l’attrice? “Io ho sin da piccola avuto il desiderio di diventare attrice infatti, dopo il liceo sono entrata nell’ Accademia di Gigi Proietti dove mi sono formata. Ho scelto di fare l’attrice perché fare questo lavoro significa fuggire dentro un altro mondo e in quel momento difficile della mia vita, avevo il bisogno di impersonificare un personaggio. Poi, con il passare del tempo sono diventata regista, dirigo una scuola di giovani ragazzi.” Per Nancy, invece, come è avvenuta la scelta del palcoscenico? “In realtà è stato un caso, a 19 anni mi chiesero se volessi fare un film ed io accettai. Questo film era una commedia musicale al teatro Sestina a Roma con Enrico Montesano, che si chiamava “Se il tempo fosse un gambero”. Come vi siete conosciute? “Ci siamo conosciute grazie a un’amica in comune, mentre io (Chiara n.d.r.) stavo facendo uno spettacolo per Luca Barbareschi, Nancy è venuta a vedere lo spettacolo assieme a questa nostra amica. Poi lla grande stima reciproca ci ha portato a lavorare.” Nancy, le piace più il teatro, il cinema o la TV? “Nel teatro deve essere tutto più forte e diretto per arrivare al pubblico, non si può essere poco chiari. Inoltre, lo spettacolo teatrale è unico e irripetibile ogni sera in cui dovrai seguire attentamente tutte le parole che ti porteranno in un altro “mondo”. Invece, il cinema e la Tv sono mondi complementari ma diversi, perché per noi attrici non si sa mai cosa succederà alla fine a causa delle scene separate. Ovviamente, nel cinema non c’è bisogno di tanta concentrazione. In conclusione entrambe preferiamo il teatro.” Chiara, è facile impersonificare un personaggio? “No, il Maestro Proietti diceva sempre “Entra e esci dal personaggio come “certi correnti d’aria”, in realtà non è che entri, sei sempre te stesso ma c’è uno momento in cui ti perdi dentro la storia. Io sono contro la sacralità di questa cosa, poiché è un lavoro come un altro in cui tu diventi un personaggio ed è proprio questo il bello del nostro lavoro. Infatti, per me è una fortuna essere pagata per qualcosa che mi diverte e mi libera dal peso della vita. Infine, penso che il nostro lavoro sia come mettersi una “maschera legittimata”, perché siamo autorizzati dal pubblico, tutti noi indossiamo tante maschere a seconda delle situazioni e quasi mai siamo noi stessi.”