La sicurezza nei cantieri edili di nuovo sotto i riflettori, dopo le due vittime – le ennesime – registrate nei giorni scorsi in Campania e quelle registrate ieri in Sicilia, dove sono morti 5 operai. Antonio Lombardi, presidente nazionale di Federcepicostruzioni: cosa non funziona, perché questi continui bollettini di guerra. “Il lavoro sulla sicurezza non è, e non deve mai essere abbastanza: occorre intensificare gli sforzi e le risorse disponibili e, cosa ancor più importante, indirizzarli nella giusta direzione per raccogliere il massimo possibile da ogni attività”. Par di cogliere una leggera insoddisfazione o qualche perplessità, in queste parole… “Più che altro dolore e amarezza: è evidente che ogni vittima in un cantiere edile è un colpo al cuore: si traduce in un danno d’immagine per tutta la categoria, ma il pensiero è soprattutto per le vittime e per le famiglie distrutte. In Italia troppo spesso si guarda ad adempimenti e procedure, a moduli e scartoffie. Non bisogna trasformare la sicurezza in un adempimento burocratico o burocratizzarla troppo”. È stato così? È quello che è avvenuto? “Senza ombra di dubbio: basta tenere il conto di tutti i documenti che una impresa edile deve tenere in cantiere, o anche degli innumerevoli enti preposti a vario titolo ai controlli. Un’assurdità illogica, che evidentemente non si traduce affatto in maggiore sicurezza”. Cosa può tradursi allora in maggiore sicurezza? Qual è la strada giusta da percorrere secondo Federcepicostruzioni? “Occorrono azioni efficaci ed incisive, più che folclore e burocrazia. Occorre lavorare incisivamente per la diffusione di una “cultura della sicurezza” che metta fine a questi continui “bollettini di guerra”. La situazione è purtroppo preoccupante, nonostante il lavoro e gli investimenti degli ultimi anni. Gli ultimi interventi, decreti e modifiche al Codice degli Appalti, hanno soltanto complicato il quadro normativo e regolamentare: dubitiamo fortemente che tutto ciò si traduca in condizioni di lavoro più sicure. L’edilizia rimane uno dei settori con più rischi per i lavoratori ed occorre analizzarne e comprenderne a fondo le ragioni: legate indubbiamente alla particolare attività, che comporta sforzi fisici, trasporto di carichi pesanti, lavoro in posizioni scomode, lunghe permanenze in piedi. Ma più che orpelli e adempimenti, occorrono investimenti concreti per garantire i presidi e rispetto rigoroso degli adempimenti imposti della legge Altrimenti c’è davvero il rischio concreto che tutto resti sulla carta e non si traduca in effettiva sicurezza”. Ma quali sono le cause di così frequenti incidenti nei cantieri? “Molto incidono anche atteggiamenti superficiali o disattenzioni. È importante quindi investire di più e meglio sulla formazione e sulla responsabilizzazione degli operai oltre che degli imprenditori, attivando processi formativi anche a monte del cantiere: nelle scuole, negli istituti tecnici e di formazione professionale”. In conclusione, qual è l’impegno concreto di Federcepicostruzioni sul fronte della sicurezza nei cantieri. “Lo abbiamo messo nero su bianco nel nuovo C.C.N.L. sottoscritto da Federcepicostruzioni, Confimi Industria Edilizia, Federterziario, Finco, Ugl, Ceuq con l’assistenza tecnica dell’ANCL, l’Associazione Nazionale di Consulenti del Lavoro, in cui la sicurezza è una delle aree principali di intervento. Guardiamo anche alla tecnologia e all’innovazione per rendere i cantieri sempre più sicuri: e molto puntiamo sulla formazione professionale, appunto a 360 gradi. Inimmaginabile implementare le condizioni di sicurezza con qualche corso obbligatorio, distrattamente seguito e mal digerito, vissuto il più delle volte come una perdita di tempo o ore sottratte al lavoro”.
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