Mons Scarano condannato a 7 anni per riciclaggio - Le Cronache
Cronaca

Mons Scarano condannato a 7 anni per riciclaggio

di Pina Ferro

Concorso in riciclaggio per del denaro dalla dubbia provenienza: 7 anni all’ex capocontabile dell’Apsa Nunzio Scarano, e 7 mila euro di multa e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, e tre anni e 6 mesi, 4 mila euro di multa con interdizione dai pubblici uffici per anni 5 per la commercialista Tiziana Cascone. Insieme a Carmine Malangone (un anno e 10 mesi sentenza definitiva dopo il rito abbreviato) sono gli unici condannati nell’ambito del processo conclusosi ieri davanti ai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Salerno, presidente Paolo Valiante. Per loro disposta anche la confisca dei beni fino ad arrivare la somma di 2 milioni e 400mila euro per il prelato di via Romualdo Guarna e scarsi 600mila euro per la professionista. Assolti gli altri imputati perchè il fatto non costituisce reato. Dalla sentenza emessa ieri emergono il non luogo a procedere per personaggi di spicco come il notaio Bruno Fraunfelder (difeso da Federico Conte), il medico Antonio Apicella (assistito da Mario Valiante, il sacerdote don Luigi Noli (difeso come Scarano dal vaticanista Riziero Angeletti) e altri tra imprenditori e professionisti. A Fraunfelder veniva contestato di aver stilato per conto del monsignore atti di compravendita falsi, con importi inferiori a quelli realmente pagati. Nel collegio tra gli altri anche Arnaldo Franco, Antonio Zecca e Carmine Giovine. Il pm Elena Guarino accusava i 52 imputati di concorso in riciclaggio per avere aiutato il prelato a nascondere la provenienza del denaro con cui, nel 2009, aveva estinto l’ipoteca sulla sua abitazione di via Romualdo Guarna, contratta a garanzia di un’operazione immobiliare con la società dei cugini. La cifra sfiorava i seicentomila euro, il sacerdote ne aveva la disponibilità in contanti ma preferì chiedere ad amici e parenti assegni circolari dai 2mila ai 10mila euro, ricambiati da contanti consegnati in busta chiusa dalla commercialista Tiziana Cascone e “giustificati” da finte donazioni che la stessa consulente avrebbe fatto firmare. Complici dell’operazione, secondo il magistrato, furono i 48 firmatari degli assegni e la commercialista. Ma per i giudici amici e familiari dell’alto prelato non c’entrano. Ora bisogna attendere le motivazioni della sentenza prima che le difese possano presentare Appello.